E ora Sd invita Rifondazione ad “andare oltre”

La mediazione c’è ma, in fondo, rimane pure la contraddizione: se la Cosa rossa viene trainata da Rifondazione, Mussi non regge l’urto della Cgil. Ma sulla linea Mussi non è detto che Rifondazione converga. E i problemi, di fatto, per la Cosa rossa sono rimandati al 21 ottobre.
Ma partiamo dalla mediazione. Sd si ricompatta su un profilo più autonomo anche grazie alla pressione dei coordinatori regionali che della manifestazione del 20 non ne vogliono proprio sapere. E va avanti sul progetto di federazione con Prc, Pdci, Verdi. Ma le differenze, con Rifondazione, restano e non sono in pochi, dentro Sd, a sperare che il partito di Giordano «vada oltre». Tradotto: che evolva nella direzione di un partito (compiutamente) di governo. Mussi, nel corso della riunione del comitato promotore di sabato, ha cercato di riassorbire le tensioni che negli ultimi giorni avevano prodotto non poche fibrillazioni dentro Sd. E il documento finale, più volte limato, fa capire bene l’equilibrio raggiunto. Sul 20 ottobre è scritto: «Sarebbe un errore rifluire in un generico fronte protestatario. Da qui la nostra preoccupazione e le critiche di metodo e di merito alla manifestazione». Più delle parole vale il fatto che l’emendamento Fiom, che proponeva di togliere l’ultima frase, ha preso solo sei voti. Ma Mussi ha cercato anche di mediare sul fronte destro. Nella relazione introduttiva, a proposito dell’appello di Angius e Spini a favore di una costituente del socialismo europeo in Italia, non aveva usato mezzi termini: «Definire come buone le linee socialiste di svalorizzazione del lavoro cui abbiamo assistito negli ultimi anni è come dire che l’America ha portato in Iraq la democrazia». Nel documento finale, invece, sono state accolte alcune questioni sollevate da Spini nel suo intervento e nel suo documento firmato anche da qualche parlamentare: «Sd avvierà la formale richiesta di adesione al Pse e all’Internazionale». E ancora «Chiediamo ai compagni dello Sdi un confronto sul programma di Oporto del Pse, per concordarne la traduzione in azioni locali e nazionali».
Anche sulla Finanziaria è passata la linea di mediazione. In settimana sarà presentato a Prodi il documento comune della sinistra-sinistra. E, sul Protocollo, l’iter parlamentare dovrebbe essere questo: la parte sulle pensioni sarà inserita nel collegato alla Finanziaria, anche perché, spiega Mussi, «altrimenti scatta la Maroni». Mentre la parte sul lavoro dovrebbe essere inserita in un collegato ma non nella sessione di bilancio che si chiude il 31 dicembre: l’obiettivo è prendere tempo per affrontare il tema della precarietà. Sono invece due i punti da cambiare, per Sd: lo staff leasing ma soprattutto la normativa sui contratti a termine che, così come è, per Mussi non solo non risolve il precariato ma crea pure «un mercato di sindacalisti di fiducia». Mentre sulla decontribuzione degli straordinari, punto fortemente voluto da Cisl e Confindustria, Mussi ritiene che, visti i salari reali, non è opportuna una battaglia di principio. E anche su questo terreno sposa la linea Cgil e marca le distanze da Rifondazione.
Fin qui la mediazione con cui Mussi ha messo un freno allo scivolamento a sinistra negli ultimi mesi. Ma – paradossalmente e neanche troppo – su queste premesse emergono ancora di più le difficoltà del processo unitario. E la Cosa rossa, finora trainata da Rifondazione, appare segnata, oggi come il 21 ottobre, dalla tensione tra l’impianto cigiellino e quello antagonista. Quindi la federazione (che verrà), su queste basi, si fonda su un equilibrio instabile. Spiega Famiano Crucianelli: «Il punto non è organizzativo ma politico». E precisa: «Serve un grande progetto politico e serve un partito unitario della sinistra in cui si mettano in discussione le tante fazioni esistenti. La federazione ha senso solo all’interno di un potente processo unitario, non come somma di sigle». E, sui rapporti con Rifondazione, precisa: «Qualche mese fa Bertinotti diceva con chiarezza che bisognava andare “oltre” Rifondazione e le altre organizzazioni della sinistra. Oggi Rifondazione è invece preoccupata soprattutto di se stessa». Mentre sullo Sdi aggiunge: «Se va avanti il discorso di una sinistra a vocazione di governo diventa naturale anche l’accordo con lo Sdi, ma pure loro devono cambiare sui temi economici e sociali».
Il partito di Giordano, dalle parti di Sd, è dunque atteso al varco su almeno tre punti: la Finanziaria, la consultazione dei lavoratori e la manifestazione del 20. A proposito della quale non è stato molto apprezzato l’invito a partecipare, rivolto a Beppe Grillo da parte del Leoncavallo, pubblicato sabato da Liberazione. Ha commentato un esponente di Sd: «Se Giordano non si toglie dai piedi questi, qui non si va da nessuna parte».