E’ ora di finire questa storia

La bomba ha 60 anni

La corsa agli armamenti, proseguita dopo la fine dell’Urss, ha riempito tutto il mondo di ordigni nucleari sempre più potenti, piccoli e «usabili». Se non saranno messi presto e definitivamente al bando, il rischio per tutta l’umanità diventerà insostenibile

Questo anniversario delle bombe sul Giappone non può essere la sessantesima rituale celebrazione. Dire «Sessant’anni bastano!» deve tradursi in una volontà e in una strategia nuove: il disarmo nucleare non solo è necessario, ma è possibile e può diventare il fulcro per sbloccare il quadro geopolitico. Il fallimento della VII Conferenza di revisione del trattato di non proliferazione (Tnp) ha creato una situazione di stallo irta di pericoli senza precedenti. Se verranno realizzate armi nucleari completamente nuove (anche se è difficile dire quando), la distinzione tra guerra convenzionale e guerra nucleare verrà cancellata, e l’intero regime di non proliferazione crollerà, dal momento che tutti i trattati considerano solo testate basate sulla reazione a catena nell’uranio e nel plutonio. A fronte di questi rischi l’Iran e la Corea del Nord sono ragazzi… alle prime armi (che tra l’altro, non giustificano un arsenale di 9.000 testate nucleari!); del resto, il Pakistan nucleare è fedele alleato di Washington, che con l’India ha appena stabilito accordi di cooperazione nucleare, ancorché civile (quel «civile» con cui entrambi i paesi hanno fatto la bomba). Senza contare le capacità e le ambizioni nucleari di paesi come la Germania e il Giappone.

Oggi non dobbiamo solo informare la gente del pericolo senza precedenti (che potrebbe indurre una rimozione), ma convincerla che insieme abbiamo la possibilità di eliminare queste armi per sempre: domani potrebbe essere troppo tardi. Per nessun altro sistema d’arma esistono norme così precise del diritto internazionale che ne impongono l’eliminazione (l’art. VI del Tnp) e un’agenzia (la Iaea) con procedure internazionalmente riconosciute per controllarne il rispetto. Il parere della Corte internazionale di giustizia del 1996 ha riconosciuto l’obbligo del disarmo nucleare, disatteso da 35 anni. Se non riusciremo ad imporre l’eliminazione delle armi nucleari, non riusciremo ad eliminare nessun altro sistema d’arma.

Ma vi è un ulteriore argomento di grande forza. I rapporti internazionali sono oggi ingessati dalla delirante strategia guerrafondaia di Washington, che punta a creare divisioni tra i vari paesi e al loro interno per imporre il proprio volere, ad esasperare conflitti e a creare crociate culturali, religiose e razziali. Sembra difficile trovare un punto di forza per spezzare questo cerchio infernale. L’obiettivo dell’eliminazione della armi nucleari può fornirlo: chi potrebbe essere infatti contrario, se informato in modo sufficiente e corretto? Si presenta così un’opportunità unica per unificare su un obiettivo popoli, movimenti, associazioni, sindacati, partiti e governi volonterosi al di sopra di contrasti, divergenze e differenze (perfino quelle sulla legittimità del ricorso alla guerra, perché nessuno onestamente può accettare la guerra nucleare). Una forte pressione sui governi di tutto il mondo potrebbe modificare gli equilibri più di quanto i movimenti siano riusciti a fare in questi anni.

L’obiettivo di denuclearizzare il Mediterraneo e il Medio Oriente può unificare popoli e governi (il manifesto, 21 luglio), superando le crociate alimentate dai nostri meschini governi. L’Europa dovrebbe affrontare un problema spinoso, ma la pur tardiva messa in discussione dell’inutile arsenale nucleare britannico e della velleitaria force de frappe di Parigi è un passo irrinunciabile, mai affrontato, che costituirebbe una forte scelta politica unitaria, rilancerebbe il processo politico in un momento di stallo, ridarebbe vigore alle istanze democratiche, ed allontanerebbe inevitabilmente dalla stretta degli Usa e della Nato.

La messa in discussione dell’arsenale di Israele indebolirebbe la rete di omertà e di collusioni, contribuendo a decantare anche l’incancrenito conflitto israelo-palestinese. Le eventuali aspirazioni nucleari di Tehran sarebbero depotenziate (come quelle meno esplicite di Tokyo). L’offerta alla Russia di liberarsi di un oneroso e decadente arsenale, che svolge ormai solo una funzione estrema di deterrenza, può offrire la base per sviluppare un rapporto politico diverso. Anche la Cina, malgrado battagliere dichiarazioni recenti, potrebbe avere interesse ad eliminare la minaccia nucleare, se questo le desse la prospettiva di spezzare l’accerchiamento di Washington e di impostare in modo nuovo i rapporti politici e commerciali mondiali.

L’eliminazione delle armi nucleari ridarebbe autorità anche ad un’Assemblea dell’Onu mortificata dal Consiglio di Sicurezza. Vi sono iniziative politiche alle quali è possibile collegarsi, potenziandole, quali quella dei Mayors for Peace, la New Agenda Coalition, la Middle Power Iniziative promossa da Jimmy Carter, i parlamentari e i parlamenti (come quello belga) che chiedono l’eliminazione della 480 arcaiche testate americane in Europa.

Noi dobbiamo partire dalle 50 testate nella base Nato di Aviano, e le 40 in quella italiana di Ghedi Torre: l’Italia è un paese nucleare! Si tenga presente che queste testate implicano la presenza di materiale nucleare che dovrebbe essere rigorosamente conosciuto dalle autorità civili, e quindi anche trasporti o transiti segreti di tali materiali. Ma non basta: sommergibili nucleari scorazzano nel Mediterraneo con il loro carico micidiale di missili, e sostano nei nostri porti (e nella base de La Maddalena).

A parte questa ulteriore presenza, incontrollabile, di armi nucleari sul nostro territorio (che sicuramente è per questo tra i principali obiettivi di un’eventuale rappresaglia nucleare, magari per errore!), la sosta dei sommergibili viola la legislazione che vieta la localizzazione di reattori nucleari vicino a zone popolate, e vanifica qualsiasi piano di emergenza, che si basa sulla conoscenza precisa di tutti gli aspetti di un eventuale incidente (tipo e localizzazione dell’incidente, modello e dettagli del reattore: il manifesto, 2 luglio), che sono invece coperti dal segreto. Non dobbiamo solo pretendere il rispetto del Tnp, ma delle nostre stesse leggi nazionali. Il parlamento si muova!

In definitiva, si può scavare il terreno sotto i piedi di Washington, togliendole uno dei maggiori strumenti di ricatto e di minaccia di cui dispone: quale modo migliore per commemorare le vittime del 1945, perché il loro sacrificio non sia stato inutile?