E nel centrosinistra nasce la coalizione dei malumori

Valentino Parlato sulla prima pagina del manifesto la chiama «delusione preventiva» ed è la condizione di quanti, nel centrosinistra, dopo aver tanto atteso la stampa delle quasi 300 pagine del programma, ne prendono con gran tempismo le distanze. «Non c’è un punto, dall’Iraq alla scuola, dal lavoro all’economia, dalla politica interna a quella estera sul quale si possa leggere – elenca l’editorialista – un’opzione chiara e netta e, visto che siamo in campagna elettorale, una posizione che si possa tradurre in slogan». Troppi verbi al condizionale e poche proposte «nette e precise sulle quali mobilitarsi e dividersi», una scarsa chiarezza, un volere e non volere, che, teme l’ex direttore del manifesto , rischia di incoraggiare l’astensionismo di sinistra e il «qualunquismo suicida».

COMPROMESSO – Perplessità e distinguo che, se si esclude un Clemente Mastella «soddisfatto al 99 per cento», albergano un po’ in tutti i partiti dell’Unione. Se la Margherita vigila perché non si torni indietro rispetto al primo governo Prodi da un sistema scolastico pubblico-privato, Oliviero Diliberto vorrebbe anche lui, come Marco Pannella ed Emma Bonino, abolire i finanziamenti alle private e promuovere con più coraggio le unioni civili. Ma il compromesso è «dignitoso» e il leader del Pdci (per ora) si accontenta.

MALPANCISTI – Ogni partito ha i suoi malpancisti. Claudio Grassi , leader della minoranza di Rifondazione, avanza critiche sul metodo e sul merito. Che fine hanno fatto le assemblee programmatiche regionali promesse da Prodi? Perché il testo «non contiene un discorso chiaro contro la guerra senza se e senza ma»? Possibile, infine, che in politica economica l’Unione sia ancora alle liberalizzazioni e al patto di stabilità?
Sul palco del Teatro Eliseo Alfonso Pecoraro Scanio gridava «alè» per festeggiare il traguardo raggiunto, ma Paolo Cento elenca i quattro temi su cui i Verdi vigileranno con severità: la tempistica del ritiro dall’Iraq, «l’estrema debolezza» sulla lotta allo smog, la riduzione delle spese militari e le grandi opere. «Proporremo l’acquisto di mille vagoni per le linee ferroviarie ordinarie al posto dell’alta velocità» spiega Cento, che si batterà «contro quella zavorra programmatica che è Francesco Rutelli».

IDEE FORZA – Peppino Caldarola , battitore libero dei Ds, riscontra due rischi mediatici. Il primo è la mole del programma, «che dovrebbe esser fatto di poche idee forza e non della rincorsa a tutte le tematiche». Il secondo è la mancata firma, perché «l’atto simbolico del documento sottoscritto avrebbe mostrato la convinzione comune di un cammino non deviabile». Anche il professor Francesco Pardi avrebbe preferito una versione più stringata e «più esplicita» e un maggiore accento sulla questione dell’«anomalia italiana, una società fondata sul conflitto di interessi».
A tutto campo i dissensi della Rosa nel Pugno. «Chiediamo l’istituto giuridico delle unioni di fatto, il reddito di cittadinanza, l’abolizione degli ordini professionali e l’abbassamento dell’età scolare a cinque anni – riassume il socialista Roberto Villetti -. E diciamo no ai finanziamenti per le scuole private».

SCUOLA E PACS – Su scuola e Pacs insiste anche la diessina Gloria Buffo , che chiede «più coraggio sulle unioni civili e sulla scuola e passi avanti nella lotta alla precarietà». La questione dei diritti alle coppie di fatto ha gettato nello sconforto un’altra diessina, Barbara Pollastrini . La responsabile donne si è detta «rattristata» nel vedere come molti pensino «a mettere bandierine identitarie piuttosto che ricercare soluzioni sagge, nello spirito del tempo». Avrebbe preferito, insomma, «maggiore limpidezza e apertura nel definire i diritti e i doveri delle coppie di fatto». Il filosofo Gianni Vattimo è convinto che prima o poi un’intesa sulle unioni civili salterà fuori, mentre avrebbe gradito un programma meno prolisso: «È chiaro che la lunghezza serve ad attenuare i contrasti… Ma alla fine il compromesso salta fuori, è inevitabile».
Antonio Di Pietro trova questa «ricerca delle cose che non vanno fuori luogo e fuori tempo». Ma anche lui ha una richiesta da fare a Prodi: «Non candidi persone condannate e non dia incarichi ai rinviati a giudizio». Per la leader repubblicana Luciana Sbarbati , infine, il programma dell’Unione in fatto di scuola, welfare e diritti civili addirittura «non sta in piedi». A due mesi dal voto «si fa finta che possa reggere, ma poi ognuno tirerà la coperta dalla parte sua…».