Per il ministro dell’ambiente Altero Matteoli domenica scorsa a Messina non successo niente: «Erano dieci, quindicimila? Mi fa piacere per loro, ma in Italia non ci vuole molto a mettere insieme qualche migliaio di persone». Ma al di là dei giudizi sprezzanti del ministro, l’altro ieri nella città dello stretto è accaduto un evento davvero storico. E i promotori il giorno dopo sottolineano proprio la «l’enorme e composita partecipazione» al corteo che ha letteralmente accerchiato il centro della città. «A memoria d’uomo una manifestazione così grande Messina non la ricordava – dice Renato Accorniti, tra i leader della rete No Ponte -. In piazza c’erano oltre ventimila persone, il doppio del corteo dell’anno scorso. Lo dice la stessa questura che ci ha invitato a raddoppiare il percorso. E questo vuol dire che l’opposizione a questa struttura devastante è in continua crescita. Non è una questione di schieramenti politici, perché al corteo non c’era soltanto il popolo del centro sinistra, era presente anche la destra, ma c’erano soprattutto tantissime persone che con i partiti non hanno nulla a che vedere. Molte sono venute anche da altre città, ma i cittadini di Messina, che storicamente non scendono mai in piazza, hanno dato un grande contributo affinché la giornata di protesta riuscisse». Il corteo, che si è svolto in contemporanea ad una analoga manifestazione in Val di Susa, era aperto significativamente da uno striscione che recitava «No Ponte, No Tav». Dietro il sindaco di Villa San Giovanni, Rocco Cassone e il neo primo cittadino di Messina, Francantonio Genovese, accanto a un gruppo di sindaci piemontesi – scesi in Sicilia per siglare una sorta di gemellaggio tra due popolazioni che si battono contro «due opere pubbliche inutili e dannose». E subito dopo una miriade di associazioni, ambientaliste e non solo, militanti dei partiti dell’Unione, gruppi di Alleanza nazionale (alla fine della manifestazioni saranno coinvolti in un lancio di bottiglie che hanno ferito un consigliere comunale), comitati locali che difendo il proprio territorio da megacentrali, inceneritori o impianti petroliferi. Anche la composizione generazionale era variegata: c’erano tantissimi giovani, molte famiglie al completo, e anche anziani. Mancavano invece quasi tutte le tv (pubbliche e private) e i leader politici nazionali. «La presenza per noi non era così importante. E’ stata invece importantissima la presenza delle persone che vivono quotidianamente in questa città – dice Anna Giordano, messinese e dirigente nazionale del Wwf -. Il governo in questi anni ha fatto credere che Messina voleva il ponte, ma ci stiamo accorgendo che Messina, se viene bene informata, è contraria a questo progetto aberrante», aggiunge rilanciando la richiesta di moratoria fatta durante il corteo dal presidente dell’associazione, Fulco Pratesi. Il presidente di Legambiente, Roberto della Seta, soddisfatto anche lui della riuscita della protesta, parla di «spallata popolare» contro la megaopera del ministro Lunardi. Ma il governo, per bocca del ministro dell’ambiente Matteoli, ne rilancia l’assoluta utilità.