Informare la Nato sì, condividere il progetto di scudo antimissile in Polonia e nella Repubblica ceca no. Gli Stati Uniti intendono provvedere da soli alla stazione radar e alla base con dieci razzi antimissili che li dovranno difendere nell’Europa dell’Est «dalla crescente minaccia che arriva dall’Iran». E per tranquillizzare gli europei, che sono assai scontenti delle loro manovre, hanno mandato una delegazione del Pentagono, con a capo il generale Henry Obering. Tra la tappa in Ucraina e quella a Parigi, ieri è stata la volta di Berlino, dove lo scudo spaziale fa scricchiolare quel rapporto tedesco-americano che, sotto la nuova cancelliera Angela Merkel, sembrava avviato su binari amichevoli dopo i tempestosi anni del governo Schroeder.
Il generale Obering ha avuto colloqui sia al Ministero degli Esteri che a quello della Difesa. È partito dalle benevole intenzioni generali – «Per noi è un obbligo proteggere gli Stati Uniti e i nostri alleati in Europa dal pericolo costituito dalle intenzioni nucleari di Teheran» – ma è subito arrivato al punto: gli Stati Uniti non trasformeranno in un progetto della Nato lo stazionamento dei missili antimissili. Proprio questo chiede invece la cancelliera Merkel.E lo ripeterà oggi nella sua visita al premier polacco: una soluzione all’interno dell’Alleanza atlantica e colloqui franchi e aperti con la Russia. La appoggia, in questa sua richiesta, il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, preoccupato che accordi parziali come quelli che si vanno profilando con la Polonia e la Repubblica ceca minaccino la compattezza della politica di sicurezza.
Il generale Obering ha respinto ancora una volta anche le obiezioni dei russi (un incontro a Bruxelles tra i due paesi è in agenda per il 19 aprile a Bruxelles), che vedono nello scudo una minaccia direttamente rivolta a loro e un’alterazione dell’attuale equilibrio strategico: «Gli Usa progettano semplicemente di installare dieci razzi antimissile a fronte delle centinaia di missili, che stanno negli arsenali russi. Dieci è un numero così piccolo che non sarà mai un vero rischio per i russi. L’unico pericolo sono i missili del programma di riarmo iraniano».
La posizione netta di Washington riporta in vita quel fantasma degli accordi bilaterali che hanno avvelenato i rapporti europei agli inizi della guerra in Iraq, quando l’Italia e la Spagna fornirono quell’appoggio che la Germania e la Francia invece negavano. Per questo Berlino segue con occhi aperti le trattative con Varsavia e Praga, che potrebbero chiudere l’accordo già alla fine di quest’anno e iniziare i lavori nel 2008. Gli Stati Uniti hanno molta fretta, vorrebbero avere operativo il sistema nel 2011, al più tardi nel 2012. Berlino teme anche una ripresa della corsa agli armamenti e di quel confronto Est-Ovest che con la fine della guerra fredda sembrava archiviato. Invece, ha dichiarato ieri il sottosegretario agli Esteri Gernot Erler, «Usa, Francia e Gran Bretagna hanno deciso di modernizzare le loro armi atomiche. Questo significa che le tre più importanti potenze nucleari riprendono la corsa al riarmo».
I piani per la difesa antimissile non sono comunque nuovi. Risalgono al vertice Nato di Praga del 2002, ha ricordato di recente Angela Merkel. Per questo lo scudo dev’essere un progetto di tutta l’Alleanza e per questo, ha detto, «io mi impegnerò personalmente». La cancelliera è convinta che le possibilità di riuscita «non sono cattive». Anche se, come l’ha rimproverata ieri il deputato europeo Verde Daniel Cohn-Bendit, non ha messo la questione tra i punti del programma del semestre tedesco di presidenza Ue.