E l´Italia precipitò nel Paese delle suocere

Il paese delle suocere televisive pare uscito dalle vignette del “Travaso” o del “Bertoldo” dell´epoca fascista. Magari le cinque signore di questo antico nuovo reality show sono cinquantenni (e oltre) tuttora piacenti, hanno la giacchina laminata e sono passate dal parrucchiere, ma fanno pensare, con un certo sconforto, a quelle disegnate su quei fogli umoristici, muscolose, pelose e provviste di mattarello, terrore delle nuore ma anche dei generi d´epoca.
Per quanto questo tipo di programma parta sempre da un´idea assurda e per questo vincente, “La sposa perfetta”, che non per niente in edizione turca ha conquistato i villaggi più sperduti dell´Anatolia, pare essere non solo il più bizzarro, ma anche il più nocivo. I sociofilosofi della televisione spiegano che l´irrealtà dei reality show è percepita dagli affezionati spettatori per quello che è, una fiction molto sommaria con rustici attori dilettanti e furbi sceneggiatori ammirevoli per indispensabile banalità: in questo senso i reality non imporrebbero modelli di vita, di comportamento e neppure di pettinatura, come non l´hanno mai fatto “Relazioni pericolose” di Choderlos de Laclos e neppure “Ombre di fiori sul mio cammino” di Liala.
Eppure in quest´ultimo show di cui è andata in onda su RaiDue la prima puntata mercoledì in prima serata (e che proseguirà per altre nove puntate) il neofita percepisce qualcosa di malsano, e anche stando al gioco per non essere tacciato di snobismo futile e moralista, non riesce a credere del tutto nella sua inoffensività, nel suo essere puro e semplice divertimento nazionalpopolare. L´impianto è quello del mercato delle schiave del film “Angelica e il gran sultano”: diciotto graziose signorine, in possesso anche di titoli di studio, scendono incerte ad una da una da una pericolosa scala a chiocciola quasi tutte in sottoveste (primo piano delle gambe, belle), tempestosamente pettinate dai soliti crudeli hair stylist, e si presentano alle brame rapaci non tanto di cinque giovanotti prossimi allo sbadiglio quanto a quelle delle loro madri, che a caccia della sposa perfetta per il loro figliolo tatuato e scravattato, come va di moda, chiedono alle disgraziate, ti piace lavare i vetri o commentano, troppo procace. Con il pulsante «mi piace non mi piace», in due secondi, giudicano e scartano le poverine che mal istruite da sceneggiatori pigri, hanno dovuto frettolosamente dichiararsi tutte quante «solari e ansiose di farsi una famiglia».
Spiace essere d´accordo con Cristiana Muscardini, responsabile per le politiche comunitarie di An, ma insomma che porcheria è questa, in quale voragine reality sta precipitando la realtà, e se pure si tratta di un gioco per le masse bonaccione, si può dire senza esporsi al ludibrio generale, che forse la televisione di Stato sta esagerando nel non porre limiti alla spazzatura, alla maleducazione, alle menzogne, all´inciviltà, alla cancellazione dei cambiamenti sociali avvenuti ormai da 50 anni?
Comunque, divertiamoci. Le cinque signore che spadroneggiano sul figlio e sull´audience, non solo non hanno cognome, ma neppure uno status che non sia quello di mamma: e infatti il presentatore Cesare Cadeo (ex re delle televendite, ex assessore provinciale allo Sport con Ombretta Colli e adesso presidente di Milano Sport per la giunta Moratti) le chiama mellifluo mamma Rosa, mamma Emanuela, mamma Ambra, e Dennis, o Massimiliano, o Andrea, il loro “figliolo”. La presentatrice Roberta Lanfranchi (“Striscia la notizia”, “Paperissima Sprint”), sta delle parte delle ragazze «affinchè possano continuare il loro sogno», che sarebbe quello di piacere a quelle antipatiche sconosciute non contando nulla se non piacciono a loro.
Intanto le signore che vivono il loro momento di gloria danno villanamente del tu alle ragazze e si inquietano quando arriva la più bella, la più elegante, la più garbata, con laurea, ma nera. La considerano una provocazione “epidermica”, e subito la scartano. Momento di panico finto, la parola razzismo non viene pronunciata, pare tutto combinato causa audience.
Dei padri non si fa cenno, (una “società senza padri”?), forse se la sono già data a gambe con ragazze cui piacciono gli eventuali suoceri: gli altri maschi, i figli tutti messi alla moda, hanno l´aria molto sorniona, di quelli che da questo reality, come dal “Grande Fratello”, si aspettano onori e gloria, e non certo una moglie. Del resto tra loro e le eventuali spose ci sono già stati sbaciucchiamenti e toccamenti e sollevamenti di baby doll, in un primo incontro ovviamente filmato anche se non da Corona.
Ma al peggio non c´è mai fine. Infatti la gang televisiva verrà rinchiusa per due mesi in una villa vicino a Vimercate, una camerata di finte suocere con tendaggi viola e una camerata di finte nuore con tendaggi rosa, e, separata, una camerata con tendaggi azzurri per i finti aspiranti mariti. In questa atmosfera di collegio sadico, si può solo sperare che scattino passioni peccaminose tra madri e ragazze, triangoli ardenti tra i figli, o ancor meglio madri che si scambiano i figli per incontri carnali questa volta veri.
Intanto il coraggioso consiglio di amministrazione Rai ha approvato la nuova serie del reality massimo, quell´”Isola dei famosi” considerato “il gioiello” di Rai Due, a causa della moltitudine che lo segue entusiasta. E lo «scarso valore culturale» lamentato dal presidente Petruccioli? Non sia così snob e moralista, presidente, e si diverta con “La sposa perfetta”.