«Istria Fiume e Dalmazia/né Slovenia né Croazia/Terra rossa, terra istriana/Terra mia, terra italiana/Terra dalmata e giuliana/Terra mia, terra italiana». Il ritornello del brano Terra Rossa sembra uno slogan d’altri tempi, eppure è uno dei singoli più ascoltati degli Ultima Frontiera, gruppo triestino che non fa alcun mistero della propria ideologia. Anzi. Giunta al loro secondo lavoro, Non conforme, dopo l’album d’esordio Non ci sono più eroi, la band giuliana riempie i propri pezzi con citazioni storiche e ideologiche tipiche del circuito Rac, cioè Rock Against Communism: Il capo del Cuib, brano dedicato a Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro; Berlin bleibt deutsch, in cui si esalta l’estrema difesa nazista dai «carri rossi» che avanzano, «branchi famelici» contro cui rimane l’ideale che unisce «la patria, l’onore, la fedeltà»: «la croce uncinata è alta al vento, venite avanti, io non mi arrendo».
E’ da Trieste che parte la nuova ondata neofascista in Italia. Musicale, questa volta. Da buoni triestini il pericolo di una invasione rossa è presente anche in Trieste 1953, vero e proprio inno alla difesa nazionale minacciata dal vicino «rosso nemico».
Gli Ultima Frontiera non sono che uno dei tanti gruppi Rac che compongono l’attuale scena italiana, un vasto arcipelago alternativo che comunica tramite il web e le fanzine, organizza concerti e raduni e non disdegna contatti con partiti e gruppi dell’estrema destra italiana e non solo. Lo sviluppo della scena italiana Rac risale alla metà degli anni ’80, sull’onda del successo oltremanica di uno dei gruppi più famosi del movimento, gli Screwdriver, capitanati dal deceduto Ian Stuart, personaggio di riferimento noto per le sue dichiarazioni apertamente razziste e antisemite. Proprio agli Screwdriver si devono alcuni dei brani più emblematici di quella cha sarà la scena Rac mondiale come White power («La società multirazziale è un disordine/Non accetteremo più questa cosa/Poter bianco per l’Inghilterra/Potere bianco oggi/Prima che sia troppo tardi») o Blood and Honour ).
Il circuito Rac in Italia risulta particolarmente attivo, con una serie di case discografiche come la Tuono Records, la Hate Division, la Rupe Tarpa e la Skinhouse Production, che producono e distribuiscono i cd di gruppi come Peggior Amico («Roulotte e accampamenti e orde di immigrati/fuori dall’Italia, fuori i parassiti!» cantano in Colpevole di essere bianco), Gesta Bellica (nel pezzo 8 settembre ’43 ricordano: «Ma io sono camicia nera,la mia patria e la mia bandiera/ma io sono camicia nera,nel mio cuore una fede sincera/ma io sono camicia nera,do la vita per l’Italia intera!») Intolleranza, Legittima Offesa, Civico 88, Porco 69, A.D.L. 122 (cioè Anti Decreto Legge 122, il provvedimento del 1993 denominato Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa), Razza Piave, Corona Ferrea, 270 bis (dall’articolo del codice penale che punisce le associazioni sovversive e passati alla storia per la canzone dedicata alla Petacci e a Mussolini, Claretta e Ben) e molti altri gruppi dai nomi eloquenti, oltre ad alcuni «cantautori neri» che, seguendo l’esempio di Massimo Morsello (il «De Gregori di destra»), mettono in musica l’identità italiana e la nostalgia per i tempi che furono.
Nostalgia che la fa da padrona durante i concerti e i raduni organizzati tramite il tam tam sotterraneo dei militanti: discoteche e bar vicini al movimento si riempiono di bonehead (skinhead di destra) e camerati vari pronti a cantare i ritornelli dei gruppi sottolineando il proprio entusiasmo con saluti romani e heil Hitler a volontà. La rete Internet è lo strumento maggiormente usato per mettere in contatto le varie espressioni della scena italiana e per annunciare le date dei concerti.
Le regioni maggiormente rappresentate sono quelle del Nord, culle storiche del neofascismo e dei movimenti eversivi: nei primi anni ’80, infatti, venne costituito a Vicenza il Veneto Fronte Skinheads che organizzò, nel settembre 1992, la prima esibizione italiana degli Screwdriver in occasione del raduno, ai piedi del Monte Grappa, denominato Ritorno a Camelot; un richiamo alle tradizioni nordiche, celtiche e pagane, che torna spesso sia nei testi che nei loghi dei gruppi, composti da rune o simboli celtici.
Attualmente sono decine i gruppi e i solisti italiani appartenenti alla scena Rac italiana, un movimento musicale e politico vasto e radicato che mischia tradizione, neofascismo, spunti di nazionalsocialismo e odio verso il diverso. Se poi questo miscuglio si inserisce in una città come Trieste, definita da Umberto Saba «la più fascista d’Italia», è facile che sia anche l’occasione per antiche e mai sopite rivendicazioni territoriali. Come cantano gli Ultima Frontiera, «ogni vero italiano è anche dalmata e giuliano».