Abbiamo illustrato oggi in Commissione Affari Costituzionali del Senato gli emendamenti a nostra firma al disegno di legge governativo sui servizi pubblici locali, volti ad assicurare la gestione pubblica del servizio idrico. Sono emendamenti tratti dalla proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale è attualmente in corso nel paese la raccolta delle firme. E tendono da un lato ad introdurre una disciplina compiuta del servizio in chiave pubblica, dall’altro a porre una moratoria della privatizzazione strisciante in atto nel paese.
Il disegno di legge del governo fa solo un generico riferimento all’acqua. Ma riteniamo del tutto inopportuna disciplina generale dei servizi pubblici locali che non comprenda specificamente l’acqua. È vasto nel paese – e non solo – il movimento per l’acqua pubblica. Ricordiamo anche che il programma elettorale dell’Ulivo richiama in modo specifico la garanzia di una gestione pubblica dell’acqua.
Non è possibile per l’acqua l’ingresso dei privato negli stessi termini di altri servizi. L’acqua è bene a scarsità crescente, su cui il risparmio è imperativo. Dunque, l’utile dei privati nella gestione non può venire dall’aumento dell’offerta. Rimane l’aumento delle tariffe, come le esperienze in atto dimostrano in casi molteplici. Aumento favorito dalla insostituibilità del bene acqua. E lasciare le sole reti acquedottistiche al soggetto pubblico significa togliere ai privati il settore che comporta i maggiori oneri. Privatizzare i profitti, e socializzare i costi: questa è la prospettiva di una privatizzazione selvaggia dell’acqua. E l’obiettivo di facili e sicuri profitti spiega come e perché proprio sull’acqua siano particolarmente forti le pressioni per l’ingresso dei privati.
MASSIMO VILLONE
CLAUDIO GRASSI