E il sabotaggio del ponte diventa clip

La canzone “Poco di buono”, scritta dai Fonte Carmosina con Claudio Lolli, scaricabile dal sito di “Liberazione”

Il sabotaggio del ponte d’Ivrea compiuto allora da tredici ragazzi poco più che ventenni è dedicata la clip “Poco di buono”, scaricabile dal sito di Liberazione. In essa le note della canzone omonima, scritta e realizzata dai Foce Carmosina con la collaborazione di Claudio Lolli, vengono accompagnate dallo scorrere di frammenti del film “l’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo. Non è la prima volta che il duo composto da Lino Ricco e dall’ex Stazione Marconi e Senzalenza Fabrizio Zanotti mescola le sue musiche con le immagini dei lungometraggi di Montaldo. Non più di un anno fa, infatti, hanno portato nei teatri e nelle scuole d’Italia uno spettacolo musicale imperniato su canzoni accompagnate da spezzoni del film “Sacco e Vanzetti”.
Per carattere, per storia e per scelta i Foce Carmosina non potevano mancare all’appuntamento con il Sessantennale della Resistenza. L’hanno fatto a modo loro, ispirandosi proprio al sabotaggio del ponte d’Ivrea e inventando un personaggio come “Poco di buono”, un ragazzo di vent’anni, con un amore altrettanto giovane, che in una sola canzone e in un breve video vola sulle ali di una musica e di un linguaggio destinati a parlare con tutti, anche con le giovani generazioni. Loro la spiegano così: «Ci è piaciuto pensare e scrivere una canzone sulla Resistenza, pensando ad una storia d’amore tra Poco di Buono e la sua compagna. È lei che racconta, è lei che ha paura che Poco di Buono non torni più, è lei che è orgogliosa di amare quest’uomo …… un uomo che ” prende le stelle ne fa mille scintille…accende una miccia, poi scapperà”». E se chiedete perché l’hanno voluta sottotitolare “canzone d’amore e libertà” rispondono con immagini: «La parola amore ci ricorda il viso di un figlio o di una madre, amore ci ricorda ancora una compagna amata, amore ci ricorda i nostri amici e i nostri affetti più cari, ma amore ci ricorda anche chi ha combattuto per consegnarci un mondo migliore. La parola libertà ci ricorda la lotta contro l’emarginazione, contro lo sfruttamento, la lotta dei partigiani contro la barbarie fascista e nazista, libertà ci sembra ancora oggi una promessa, una speranza per quanti in questo villaggio globale vivono in condizioni di oppressione e di violenza. Ci viene da pensare a quanti ragazzi in quegli anni hanno avuto il coraggio di reagire alla dittatura e alla barbarie nazi-fascista, con azioni così forti e responsabili. Quanti di quei ragazzi avevano un amore, quanti un fratello e una famiglia, quanti avrebbero potuto fare una scelta diversa? Per il regime questi uomini che combattevano per liberare il nostro paese dalla dittatura, erano “banditi” o appunto dei “Poco di Buono”».

Il testo, poetico e suggestivo, si dipana su una musica che ha le strutture delle piéce cantautorali degli anni Settanta, sia pure filtrate da un gusto musicale che, nel frattempo si è evoluto. La musica non prevarica il racconto, ma accompagna le parole che dipingono l’episodio come se fosse fuori dal tempo e dallo spazio in cui fantasia e realtà si mescolano fino a diventare indistinguibili. Basato sulla testimonianza di Amos Messori, il partigiano “D’Artagnan”, che – insieme ad Alimiro, Saetta, Fulmine, Sparito, Pettirosso ed altri – ha materialmente partecipato al sabotaggio del ponte di Ivrea, la canzone accantona l’epica del fatto d’arme per mettere in evidenza le emozioni, le ansie, i tremori, ma anche le certezze e i sentimenti di chi ne è protagonista in prima persona. Il risultato è più vicino al fumetto tratteggiato con la china che al quadro colorato e rifinito nei dettagli. L’approccio musicale ha lo stesso piglio disincantato e, nello stesso tempo, delicato di un testo che sfugge alla retorica con la poesia e un’indulgente ironia anche nei momenti più drammatici, come quando paragona Poco di Buono all’omino del Luna Park («Sembri l’uomo del Luna Park/solo nel buio/tra le mani quel filo»). Il personaggio è simile a tanti ragazzi ventenni d’oggi. Non ha il piglio dell’eroe, non si atteggia a consapevole protagonista di una pagina di storia, vive il suo tempo feroce scegliendo di stare dalla parte della libertà contro la tirannia. E si trova a fare quello che ritiene giusto senza nascondere sentimenti e paure («La paura stanotte che paura mi fa»). In fondo anche i Foce Carmosina hanno lo stesso atteggiamento del protagonista della loro canzone, quando spiegano ai curiosi cronisti: «Non abbiamo la pretesa e neanche vogliamo spiegare i valori e i contenuti della guerra partigiana, pensiamo tuttavia che “Poco di Buono” abbia la possibilità di raggiungere i giovani e contribuire a costruire una figura attuale e positiva di antifascista». Tutto qui. Il resto è lasciato alle impressioni di chi scaricherà dal sito di Liberazione (www. liberazione. it) la clip con il brano.