«È folle privatizzare l’Urbe»

In piazza per dire no alla «dismissione» di 940 lavoratori: i dipendenti dell’istituto di vigilanza Urbe, di proprietà dell’Associazione nazionale combattenti e reduci (Ancr), manifesteranno oggi davanti a Palazzo Chigi per dire no alla cessione dell’istituto a una cooperativa (tale Gruppo Pegaso) che è pronta ad acquisirli ma non assicura alcuna garanzia sul loro futuro. L’ente morale nazionale (l’Ancr ha statuto pubblico e gode da sempre di lauti finanziamenti statali ed europei) ha deciso di «rottamare» tutti i vigilantes dell’Urbe (di solito utilizzati da altri enti pubblici che ne richiedono il servizio) per un presunto e non documentato «dissesto finanziario». Non documentato perché i dirigenti dell’Ancr – segnatamente il presidente Gustavo De Meo – si rifiutano di rendere pubblici i bilanci. Nonostante questo, il sindacato è venuto informalmente in possesso del bilancio 2004: solo 500 mila euro di debito, basterebbe vendere uno dei tanti immobili in mano all’associazione in tutta Italia (se fosse a Roma, sarebbe sufficiente un tricamere più bagno). Allora: o negli ultimi due anni c’è stata una gestione folle del denaro, e l’azienda dovrà renderne comunque conto. O i debiti sono rimasti su quei livelli, e perciò sarebbe più dignitoso per un ente pubblico vendere un appartamento piuttosto che svendere i dipendenti. O no?
Si è anche venuto a sapere che il presidente De Meo ha percepito nel 2003 uno stipendio annuale di 358.899 euro, mentre – dall’altro lato – l’Ancr fino a ieri minacciava i dipendenti di non erogare i salari di agosto. Pura crudeltà: è dovuto intervenire il prefetto Serra, per motivi di ordine pubblico, che ha ingiunto il pagamento. Ma il «ricatto» resta e la cessione alla coop Pegaso è una minaccia pesante: la cooperativa potrebbe, dall’oggi al domani, licenziare il personale, oggi garantito dallo status di dipendenti pubblici. De Meo è stato sottosegretario in diversi governi, ma anche commissario straordinario dell’Ente cellulosa e carta: per la gestione di questo ultimo ente, la Corte dei conti lo ha condannato a risarcire ben 211 milioni di euro.
D’altra parte, non è che le commesse manchino per i vigilantes: tra i datori di lavoro c’è anche il gruppo Mediaset, mentre tra gli «ex», scippati di recente all’Ancr-Urbe da parte di una sua ex costola (l’istituto Vigilanza Città di Roma), ci sono l’Ufficio italiano Cambi e il Cnr. Urbe avrebbe dovuto prima essere assorbita nella Vigilanza Città di Roma, poi si è optato per la cessione alla coop Pegaso. Adesso i lavoratori chiedono un intervento del governo e del ministero del lavoro, del ministro Cesare Damiano e del sottosegretario Rosa Rinaldi. «Il sottosegretario ha già inviato un’ispezione – spiega Alberto Burgio, deputato del Prc – Adesso ci aspettiamo dall’esecutivo un intervento risolutivo». Oggi Burgio sarà in piazza con i lavoratori insieme a Gianni Pagliarini (Pdci, presidente commissione Lavoro della Camera) e Mauro Bulgarelli, dei Verdi.
I dipendenti in protesta sono organizzati dalla Rdb: «Chiediamo chiarezza – spiega Marco Lucarelli, uno dei vigilantes – Vogliamo rimanere nel pubblico e vedere al più presto i bilanci dell’azienda che ci dà lavoro».