E Caruso minaccia: occuperemo le agenzie interinali

C’è un altro referendum sul pacchetto welfare oltre a quello di Cgil, Cisl e Uil. L’hanno organizzato i centri sociali, con Francesco Caruso in prima fila, che da quel mondo è partito fino ad arrivare alla Camera come deputato indipendente di Rifondazione comunista. A votare sull’accordo che riguarda pensioni e flessibilità non saranno i disoccupati e i lavoratori con un regolare contratto (anche a termine), come nella consultazione dei sindacati confederali. Ma quelli che i centri sociali chiamano gli «invisibili»: lavoratori in nero, immigrati, lavoratori a termine che magari sono in pausa contratto e quindi né dipendenti né di-soccupati. I precari, insomma, non solo come condizione professionale ma come categoria dello spirito. Circa 200 i seggi aperti fino a venerdì, per votare basta autocertiflcare la propria «condizione di precarietà». Chi vuole partecipa, in sostanza, cercando il seggio più comodo sul sito www.consultazioneprecaria.org. Come sempre, quando si tratta di centri sociali, il metodo è quello della guerriglia comunicativa: azioni spettacolari, anche provocatorie, in grado di conquistare un passaggio al tiggì della sera e qualche titolo di giornale. I seggi sono stati sistemati nella piazze, nelle sedi di associazioni ma ci saranno anche azioni di forza. Soprattutto oggi, proclamato precarity day, con una serie di occupazioni simboliche nelle agenzie per il lavoro interinale, nei centri commerciali, forse anche nei cali center, luogo simbolo della precarietà. Rifondazione comunista non è tra gli organizzatori, anche se ha dato un implicito nulla osta all’adesione dei Giovani comunisti, il vivaio del partito, e con la senatrice Rina Gagliardi mostra di condividere la sostanza: «È un’ottima idea perché allarga la partecipazione ad una scelta democratica. Spero che non ci siano episodi di violenza ma credo non ci saranno».
Anche Caruso dice di non partecipare come deputato ma come leader dei centri sociali. Quella di onorevole, tuttavia, è una funzione della quale è difficile spogliarsi, e che nessuno dimenticherebbe se qualcosa dovesse andare storto. Non a caso dal partito hanno caldamente consigliato di evitare azioni e frasi violente come quel «Biagi e Treu assassini» che a Caruso costò quasi l’espulsione dal gruppo della Camera salvo assoluzione una volta passata la bufera.
«La nostra — spiega Caruso — è un’iniziativa democratica. Non contestiamo il referendum dei sindacati ma crediamo che a quella consultazione manchi un pezzo: il parere di tante persone che sentiranno comunque sulla loro pelle gli effetti dell’accordo e che non possono dire di loro». Si prevede una valanga di no, ovvio. Perché anche Rifondazione giudica l’accordo inadeguato a contrastare la precarietà la consultazione precaria pesca i suoi voti anche più a sinistra. In due giorni hanno partecipato in 100 mila, le stime parlano di un 80% di no. Dati incoraggianti che hanno spinto gli organizzatori a spostare da 200 mila a 500 mila le stime finali. A spoglio ultimato potrebbe arrivare l’azione più spettacolare: la consegna di tutte le schede votate nella sede del ministero del Lavoro oppure di Confindustria. C’è da scommettere che ci proveranno, visto che partecipa anche Nunzio D’Erme, il leader dei disobbedienti romani che tre anni fa scaricò tre bidoni davanti casa Berlusconi. Non c’erano schede ma letame.