«È aberrante e pericoloso per la democrazia»

«È semplicemente aberrante chiedere di equiparare repubblichini e partigiani. Un esperimento pericoloso per la democrazia e per la vita civile». L’esperimento in questione è il disegno di legge 2244 voluto da Alleanza Nazionale al Senato il prossimo 12 gennaio dopo alterne vicende. A parlare è uno che la lotta per la Liberazione l’ha fatta, Massimo Rendina, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia della Provincia di Roma.
Presidente, a fine legislatura, rispunta il ddl di An…
«Non è casuale. Fa parte di un disegno politico della maggioranza per scalfire le origini dello stato democratico e della sua carta costituzionale. Dà fastidio una Costituzione che considera il governo espressione del popolo e non di un’élite come vorrebbe Forza Italia. Di qui la volontà di cambiarla colpendo la storia da cui è nata. Storia che è in simbiosi con quella della Resistenza. Di qui anche i tagli alle associazioni patriottiche e culturali».
Insomma non si tratta solo di nostalgie fasciste. L’Anpi ha parlato di adesione a un certo revisionismo…
«Sì. A un revisionismo che mette la storia al servizio della politica. Si cerca di fare confusione sul passato. Si mettono insieme buoni e cattivi senza fare distinzione tra loro per legittimare gli stravolgimenti costituzionali in atto. Un esempio di questa volontà di fare confusione sta nel fatto, inammissibile, che il presidente del Senato definisca la Resistenza un mito da cancellare».
E poi c’è la teoria per cui «tutti i morti sono uguali»…
«Questo è il ricatto morale per far passare certi provvedimenti. Il pianto delle madri è uguale ma dietro ad ogni morto c’è una storia.
Per questo parla di aberrazione giuridica e storica del disegno di legge?
«Dal punto di vista storico non si può riconoscere la qualità di “belligeranti” a cooperatori di un esercito che aveva invaso il nostro paese o alle forze armate della Repubblica Sociale Italiana che si erano macchiate di orrendi misfatti come attestano anche le conclusioni della commissione parlamentare sulle stragi nazifasciste. Dal punto di vista giuridico, poi è un’aberrazione perché tutti sanno che le forze armate della Rsi erano inquadrate in quelle tedesche. Quindi il riconoscimento richiesto andrebbe paradossalmente avanzato alla Germania».
Si è parlato anche di un conflitto tra la proposta di An, la legislazione postfascista e quella internazionale…
«È evidente. Fatta eccezione per la sentenza del Tribunale supremo militare del 1954, la Costituzione e tutto l’orientamento delle corti di merito e della suprema Corte di Cassazione condannano il fascismo e incriminano il collaborazionismo con il tedesco invasore. Il diritto internazionale, poi, dice che uno stato per essere tale deve essere riconosciuto, legittimo e la Rsi non lo era. Quindi, anche da questo punto di vista, oltre che per l’offesa ai civili vessati, ai morti e ai combattenti della Resistenza, non si può sostenere che i militi di Salò fossero “belligeranti”».
Entriamo nel merito del testo c’è una ambiguità di fondo…
«Certo ed è voluta! Tra titolo e testo. Nel testo non si fa riferimento a un esercito. Così anche le Brigate nere e le Ss italiane sarebbero equiparate ai partigiani».