Due sottomarini nucleari da Berlino per Tel Aviv

La Germania è stata la prima a chiedere che l’Unione europea condannasse «senza equivoci» le parole pronunciate dal presidente iraniano contro Israele. Cosa che l’Unione europea ha fatto. Restano però altri equivoci che rendono ancora più complesso il negoziato che Germania, Francia e Gran Bretagna stanno per riprendere con l’Iran. La «Dichiarazione di Teheran», sottoscritta dai quattro governi il 21 ottobre 2003, prevede da un lato l’impegno iraniano a sviluppare un nucleare esclusivamente civile sotto controllo dell’Agenzia dell’Onu per il controllo dell’Energia nucleare (Aiea), dall’altro l’impegno dell’Unione europea a cooperare per «la costituzione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente». Ma, per fare ciò, l’Unione europea (Ue) dovrebbe prendere ufficialmente atto di ciò che lo stesso direttore della Aiea ha dichiarato, cioè che Israele (che non ha mai firmato il Trattato di non-proliferazione) possiede armi nucleari. Cosa che invece viene ufficialmente ignorata dalla Ue.

Non solo. La Germania si presenterà al nuovo round negoziale con Tehran subito dopo aver deciso di fornire a Israele altri due sottomarini Dolphin, che si aggiungeranno ai tre consegnati negli anni `90. Israele ne ha pagato solo uno (320 milioni di dollari); gli altri due sono stati donati dalla Germania, che per di più ha addestrato gli equipaggi.

Negli ultimi anni Israele aveva cercato di ottenerne altri due, ma il governo tedesco era riluttante: nel maggio 2000 Israele aveva testato nell’Oceano Indiano il Popeye Turbo, un missile da crociera a testata nucleare progettato per i tubi di lancio dei sottomarini Dolphin. Ciò non avrebbe dovuto costituire una sorpresa per la Germania. I sottomarini erano stati costruiti nei cantieri tedeschi su specifiche israeliane: ai sei tubi di lancio da 533mm, adatti ai missili da crociera a corto raggio, ne erano stati aggiunti quattro da 650 mm, da cui possono essere lanciati missili da crociera a lungo raggio a testata nucleare tipo il Popeye Turbo che può colpire un obiettivo a 1.500 km. Nonostante ciò, la Germania ha ora deciso di fornire a Israele altri due Dolphin, che saranno costruiti nei cantieri di Kiel. Un terzo del costo (circa 1 miliardo di euro) sarà finanziato dal governo tedesco.

Israele potrà così potenziare ulteriormente la sua flotta di sottomarini da attacco nucleare: secondo gli esperti militari, dei tre Dolphin forniti dalla Germania, uno viene tenuto costantemente in navigazione nel Mar Rosso e Golfo Persico, l’altro nel Mediterraneo, mentre il terzo rimane di riserva. Con l’aggiunta di altri due, il numero di quelli in navigazione, pronti all’attacco nucleare, potrà essere raddoppiato. E questa è solo una parte delle forze nucleari israeliane, il cui potenziale viene stimato in 200-400 testate nucleari, con una potenza equivalente a quasi 4mila bombe di Hiroshima, e i cui vettori comprendono oltre 300 caccia statunitensi F-16 e F-15 armati anche di missili israelo-statunitensi Popeye a testata nucleare, e circa 50 missili balistici Jericho II su rampe di lancio mobili. Questi e altri vettori nucleari sono pronti al lancio, ventiquattr’ore su ventiquattro.

E’ quindi non solo militarmente ma politicamente grave la decisione tedesca (frutto anche della pressione di Washington) di fornire a Israele altri due Dolphin, sottomarini con i più avanzati sistemi di navigazione e combattimento esistenti al mondo, utilizzabili per il lancio di missili nucleari.

Come possono la Germania e gli altri due «negoziatori» apparire credibili nel chiedere all’Iran garanzie che non costruirà armi nucleari, mentre volutamente ignorano che Israele, unica potenza nucleare in Medio Oriente, tiene i suoi missili puntati sull’Iran e altri paesi della regione anche grazie ai sottomarini forniti dalla Germania?