Assolvendo a ciò che viene definita “partnership globale”, viene riaffermata la necessità di “rafforzare il lavoro congiunto, particolarmente nelle aree delle libertà, della sicurezza e della giustizia”. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, le relazioni USA-UE si sono rafforzate attraverso estesi contatti, lo scambio e l’elaborazione di informazioni, in particolare in relazione ai passeggeri che viaggiano dai paesi dell’UE verso gli USA e i trasferimenti bancari, come pure con la partecipazione dell’UE alle strategie di “guerra preventiva” degli USA e della NATO. Utilizzando “il terrorismo” come giustificazione, il “lavoro congiunto” si è esteso alla collaborazione nell’ambito del caso dei “voli della CIA”, i cui contorni, quali la detenzione illegale, la tortura e il trasferimento di persone, hanno dimostrato in modo innegabile il coinvolgimento diretto di vari paesi dell’UE in questo vergognoso processo. L’agenda di questo “lavoro congiunto” si potrà allargare ancora di più, con la possibilità della creazione di un’ “area euro-atlantica di cooperazione nel campo della libertà, della sicurezza e della giustizia” tra UE e USA. Il “nemico”, dicono, si trova da ogni parte ed è necessario continuare ad assumere misure per combatterlo.
Dall’altro lato dell’Atlantico, l’amministrazione Obama ha già affermato che appoggerà il rinnovo di tre disposizioni del “Patriot Act” che vengono a scadenza alla fine di quest’anno. Non è strano che Obama agisca così, poiché, in quanto senatore dello Stato dell’Illinois, aveva votato a favore di questo programma che permette, tra le altre cose, la sorveglianza delle comunicazioni elettroniche degli americani, sempre che il governo dimostri che siano legate al terrorismo. Il pacchetto legislativo approvato dall’amministrazione Bush, e che Obama probabilmente prolungherà, permette l’immunità alle imprese di telecomunicazioni in caso di complicità con le autorità. Dal momento della sua creazione, sei settimane dopo gli attacchi dell’11 settembre, il “Patriot Act” ha allargato le procedure esistenti dalla fine degli anni ’80, permettendo ad esempio all’FBI di inviare “carte di sicurezza personale” al fine di conseguire informazioni dalle aziende fornitrici di servizi internet, da istituzioni finanziarie e creditizie, senza autorizzazione dei tribunali, sui loro clienti, con la giustificazione “legale”, quando essa esiste, che tale informazione è “rilevante” per l’inchiesta. Alle imprese, a loro volta, è proibito rivelare di avere ricevuto tale richiesta.
Anche da questo lato dell’Atlantico, nell’UE, vanno crescendo la sorveglianza e l’autoritarismo con il conseguente impoverimento della democrazia e con la limitazione dei diritti, delle libertà e delle garanzie per tutti noi.
Il programma per i prossimi cinque anni per “l’Area della Libertà, della Sicurezza e della Giustizia” (Programma di Stoccolma) accelererà un processo costruito senza un dibattito pubblico sul suo significato, attuale e futuro, sottraendo ai paesi parti importanti della loro sovranità, in particolare nell’area della giustizia e delle relazioni tra stati, militarizzando la sicurezza interna e accentuando un indirizzo repressivo a detrimento della prevenzione e delle politiche sociali che attacchino alla radice i problemi della criminalità nelle loro differenti espressioni.
Di fronte a una crisi del sistema capitalista che colpisce particolarmente Stati Uniti e UE, lo sviluppo della componente della sicurezza interna costituisce l’assicurazione sulla vita dell’imperialismo. La propaganda della lotta contro il terrorismo permette la sua espansione, canalizzando milioni di euro nei programmi di sicurezza interna. Solo l’UE ha investito 1.400 milioni di euro in un programma di ricerca nel settore della sicurezza, tra il 2007 e il 2014, prospettando la possibilità, nella prossima revisione di bilancio, di creare un fondo apposito per un’area dominata dal settore privato, in particolare dal complesso industriale-militare e dal settore delle tecnologie di punta.
UE e Stati Uniti si sono accordati sulle priorità politiche e sulla loro imposizione nelle relazioni con gli altri paesi. Le misure e le tecnologie che si stanno sviluppando aprono immense possibilità nella battaglia dell’informazione, che ha per obiettivo il controllo e lo sfruttamento crescente dei lavoratori e delle risorse. Viene definita un’agenda dell’imperialismo che cerca di riciclarsi per sottrarsi ad una morte annunciata.