Sono i lavoratori della Tesco, senza contratto e sottoposti a ritmi di lavoro impossibili.
La protesta e il licenziamento. Attraverso internet hanno guadagnato l’appoggio dei sindacati
I lavoratori polacchi della Tesco a Dublino, in Irlanda, hanno deciso di dire basta alla più grande catena di supermercati del Regno Unito. Dopo il licenziamento di due interinali polacchi che lavoravano senza contratto da circa un anno si è costituito il “Comitato in difesa dei lavoratori precari” che ha organizzato un picchetto di fronte ad una sede della catena nella capitale irlandese. Le rivendicazioni del comitato non hanno nulla di strano: porre un freno all’innalzamento dei ritmi lavorativi, conseguimento per i lavoratori interinali di un contratto dopo tre mesi di lavoro e di una retribuzione uguale a quella degli assunti. La Tesco, infatti, si affida alle agenzie interinali – che di solito arruolano lavoratori stranieri – proprio per evitare di stipulare contratti. Sovente i lavoratori migranti vengono sottopagati e discriminati, ma stavolta i sindacati inglesi appoggiano la loro battaglia. Sei le manifestazioni in reazione ai licenziamenti anche nelle sedi di Londra, Liverpool, Glasgow, Oxford, Belfast e Leeds. «Stanno giustamente combattendo per i propri diritti», ha dichiarato Andrew Dodgshon del sindacato generale e dei trasporti britannico. «Solitamente solleviamo 750 scatoloni, ma dopo tre mesi di lavoro a ritmi normali il manager ha iniziato a chiederci un rendimento maggiore. Non è possibile arrivare a prendere 1000 pacchi al giorno, ne risentirebbe la nostra salute», sbotta Zbigniew Bukala uno dei due precari licenziati. L’azienda ha cercato in tutti i modi di screditare la protesta, mandando anche dei rappresentanti a parlare con i lavoratori e a fare loro dei ricatti: «Questa è una protesta illegale, dovete seguire i canali consentiti. C’era del lavoro per voi ma non lo avete voluto. Ora vi faremo causa».
Dopo l’ingresso della Polonia nell’Unione Europea. Circa centomila polacchi hanno trovato lavoro in Gran Bretagna e in Irlanda, soprattutto nelle catene commerciali, nei trasporti e nel settore edile. Anche la Tesco ha assunto centinaia di nuovi lavoratori polacchi attraverso l’agenzia interinale Grafton Recruitment. La Tesco sfrutta l’incapacità dei lavoratori polacchi di reagire agli abusi dell’azienda sia perché non conoscono bene la lingua, sia perché hanno forte necessità di trovare lavoro. «L’agenzia interinale mi ha chiamato di sera, verso le 22:00, e mi ha comunicato il licenziamento senza darmi alcuna spiegazione. Hanno licenziato anche un altro collega polacco a distanza di un mese dagli altri due licenziamenti», ha dichiarato Radoslaw Sawicki, l’altro precario appena licenziato. Radoslaw ha deciso di fare causa alla Tesco per questo licenziamento ingiustificato: «So che non è il mio Paese, ma è la mia Europa e voglio far valere i miei diritti». Dopo essersi laureato in storia in Polonia è arrivato in Irlanda in cerca di lavoro. L’agenzia di collocamento gli ha offerto un lavoro alla Tesco come scaricatore di prodotti alimentari per 9 euro l’ora, circa 300 euro a settimana. I lavoratori irlandesi che fanno lo stesso lavoro, ma assunti senza la mediazione di agenzie interinali, guadagnano almeno 200 euro a settimana in più. I polacchi, inoltre, non ricevono nessun incentivo anche se a loro viene richiesta una prestazione massacrante. Quando il carico di lavoro è diventato insostenibile, hanno chiesto un incontro con la direzione dell’azienda e si sono sentiti rispondere: «Se non vi piace andate a casa, ci sono altri che vorrebbero prendere il vostro lavoro». Ma Radoslow non si è rassegnato e ha deciso di tornare a lavoro indossando per protesta una maglietta con lo slogan «scarichiamo 800 pacchi, non uno di più». La direzione lo ha licenziato, ma il sindacato dell’industria e dei servizi irlandese (Siptu) si è schierato dalla parte dei lavoratori, minacciando uno sciopero. Il Siptu ha fatto causa alla Grafton Recruitment per lo sfruttamento dei lavoratori e alla Tesco per aver licenziato i due polacchi senza dare nessuna motivazione. Brendan Car, un dirigente del Siptu, ha denunciato che il numero di lavoratori interinali assunti dalla Tesco senza contratto è almeno il 30% della forza lavoro. Del resto, sui manifesti pubblicitari dell’agenzia interinale della Tesco un giovane lavoratore salta lo steccato e chiede «Quanto flessibili desiderate essere?».
«Alla Tesco le persone sono trattate malissimo, usate come prodotti. Parlano di flessibilità e ti danno precarietà» ha dichiarato ancora Radoslow. Un portavoce della compagnia ha ammesso che i carichi di lavoro sono aumentati, ma che rimangono in regola con quelli previsti dall’organizzazione internazionale del lavoro.
La protesta dei precari sarebbe rimasta nell’invisibilità se i lavoratori non avessero deciso di divulgarne i motivi attraverso siti web, mailing list e radio di informazione indipendente, suscitando la curiosità della stampa polacca e britannica. E’ partito un tam tam di mail, telefonate e messaggi di solidarietà da parte di altri lavoratori della Tesco, di organizzazioni di precari e sindacati che hanno organizzato azioni di solidarietà in tutta Europa. Persino il sindacato generale e dei trasporti polacco (Tgwu) ha aderito alla protesta contro una delle multinazionali simbolo del lavoro precario nelle catene commerciali. La Tesco è la seconda catena d’Europa dopo la francese Carrefour e controlla il 30% del mercato alimentare nel Regno Unito. Con oltre 1800 sedi operative ha un fatturato di oltre 2 miliardi di sterline all’anno. Il 20% delle vendite della compagnia deriva da prodotti non alimentari e, dopo aver inaugurato i servizi di assicurazione e una carta di credito, l’ultima trovata è stata il lancio della Tesco Telecoms. E’ la strategia modello Wal Mart, è entrata nel mercato inglese nel 1999 e oggi principale rivale della Tesco. Negli ultimi anni la multinazionale è stata criticata per la sua posizione monopolistica e per gli effetti devastanti delle sue politiche che sfruttano i piccoli agricoltori rimpiazzandoli con le monocolture industriali dove il costo del lavoro è più basso e i diritti dei lavoratori inesistenti. Molto criticata anche per l’uso esagerato di pesticidi e la stretta partnership con la Esso, la più grande multinazionale del petrolio americana che l’ha portata a schierarsi in prima fila contro l’applicazione del protocollo di Kyoto. L’ultimo scandalo della Tesco è stato l’introduzione della tecnologia RFID (radio-frequency identification) applicata a tutti i prodotti non alimentari all’interno dei suoi centri di distribuzione. Questa “innovazione” permette di seguire tutti i movimenti dei beni, ma è anche una segnalazione sugli spostamenti dei dipendenti e dei consumatori. Il licenziamento degli interinali che protestano, insomma, non è che l’ultima delle malefatte.