Droghe, la stupefacente mossa del governo

Alla fine Romano Prodi riuscirà a stupirci. Non nel senso di sviluppare diritti e libertà, ma con la pratica del rinvio e del sopire di manzoniana memoria. L’incontro del presidente del consiglio con i capigruppo e i presidenti delle commissioni sanità e affari sociali del Senato e della Camera sui temi etici, si è concluso decidendo di attivare una indagine conoscitiva Camera-Senato sul «problema delle tossicodipendenze». Ed è così che partendo dall’«etica», si è arrivati a una decisione sbagliata su una questione tutta politica, culturale e giuridica.
Rinfreschiamo la memoria (politica): il governo Berlusconi con un colpo di mano di fine legislatura riesce a fare approvare, in un decreto legge che tratta di tutt’altro e con una doppia fiducia, un emendamento che racchiude l’intero disegno di legge Fini (normativa fra le più repressive d’Europa).
Il programma dell’Unione, in altri casi brandito come la Bibbia, esprime un intendimento non equivoco per l’abrogazione della Fini-Giovanardi e per un profonda revisione della legge del 1990, verso la depenalizzazione completa del consumo. La realtà è che dopo otto mesi dall’inizio della legislatura al ministro Ferrero è stato impedito di presentare un disegno di legge per adempiere a un mandato ineludibile. Ed ora avanza l’idea di un’indagine delle commissioni congiunte per scoprire quello che chiunque abbia voglia di leggere, non dico studiare, trova agevolmente in una bibliografia ricca, elaborata in questi anni in tanti momenti di confronto e di elaborazione di proposte alternative alla normativa da stato etico della destra nostrana.
Leggendo gli obiettivi della commissione c’è di che rimanere basiti. Tralasciando le banalità come la diffusione della tossicodipendenza tra i giovani e il confronto con la legislazione degli altri paesi europei, è grave che sia proclamata la necessità della verifica del sistema sanzionatorio della Fini-Giovanardi e dei risultati ottenuti. E’ come se di fronte alla pena di morte si volesse cincischiare sulla ricerca dei dati e sul funzionamento della ghigliottina o della sedia elettrica. Una legge che commina per lo spaccio presunto sulla base di tabelle elaborate da una commissione di fede littoria da 6 a 20 anni di carcere per tutte le sostanze, leggere o pesanti che siano, va abrogata subito. Poi si può discutere delle alternative.
Comunque per esaminare dati che si ritrovano, tra l’altro, in documenti pubblici quali i rapporti annuali dell’Osservatorio europeo di Lisbona, si contempla una durata della «bicameralina» di sei-otto mesi per consentire solo dopo al Parlamento di procedere a nuove elaborazioni legislative. Siamo così di fronte a un paradosso che sfiora l’indecenza: appena insediata la Consulta e il Comitato scientifico che dovrebbero preparare la Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze per valutare l’applicazione della legge, si propone l’istituzione di un organismo parlamentare che dovrebbe fermare il dibattito per tutto il 2007.
Non ci stiamo. Insieme ai rappresentanti delle associazioni che hanno dato vita ai Cartelli anti-Fini, abbiamo presentato a Milano il 27 novembre la proposta di legge Boato, Leoni, Ruggeri, Mascia, Buemi e altri che abroga le parti peggiori della Fini-Giovanardi e prevede la depenalizzazione completa del consumo e delle condotte assimilabili, le alternative al carcere e la praticabilità delle politiche di riduzione del danno. A proposito di commissioni: voglio ricordare che questa proposta fa propri i risultati della Commissione La Greca istituita presso il ministero della Giustizia dopo la conferenza di Napoli. Dopo dieci anni è tempo di scelte. Il 23 gennaio alla Camera inizierà la mobilitazione perché inizi l’esame della proposta Boato. Noi non vogliamo essere complici della carcerazione di migliaia di giovani e non faremo sconti a nessuno.