Lo scorso anno coltivazioni di oppio in rapida crescita in Aghanistan, quasi smantellate invece nel Sud-Est asiatico
Se fosse un Paese, avrebbe i numeri per entrare nel club dell’Ocse. Con i suoi 322 miliardi di dollari, il mercato internazionale della droga vale lo 0,9% del Pil globale. E si piazza davanti all’ 88% dei 184 Stati censiti dalla World Bank. Una potenza, insomma.
Completamente illegale. Che nel 2004 ha servito un bacino d’utenza di 200 milioni di persone, 15 milioni in più rispetto al 2003 secondo le stime dell’Ufficio Onu sulla droga e il crimine (Unodc), che ieri ha presentato il suo ultimo rapporto.
Stime molto prudenti, a ben vedere, come ammette la stessa agenzia Onu: la cifra di 161 milioni relativa ai consumatori di cannabis ha infatti «un livello di precisione assai più basso» di quelle degli altri stupefacenti, a causa delle «informazioni molto contraddittorie» a disposizione. l consumatori di droghe, dunque, sono verosimilmente assai più di 200 milioni, e il mercato al dettaglio supera i 322 miliardi di dollari stimati nel 2003 (ultimo anno sul quale sono disponibili i dati). «Non è un nemico minore quello che stiamo combattendo – ha avvertito il capo dell’agenzia Antonio Maria Costa -. È un mostro».
La produzione. La rete multinazionale della droga non conosce crisi. Se la produzione di oppio e di cocaina è in leggero aumento, quella di cannabis e anfetamine è in netto rialzo.
L’Afghanistan è la regina incontrastata delle coltivazioni di oppio, con 1’87% del mercato globale. Un monopolio che fa impallidire il dominio cinese nel tessile. Lo scorso anno le coltivazioni di papaveri nell’ex Paese dei talebani hanno toccato la cifra record di 131 mila ettari, il 64% in più del 2003. Se non fosse stato per il cattivo tempo, la produzione sarebbe decollata. Le ispezioni condotte dall’Unodc all’inizio del 2005 mostrano tuttavia una riduzione della superficie coltivata rispetto al 2004. La performance dell’Afghanistan ha azzerato così i successi di Myanmar (l’ex Birmania) e Laos, che hanno ridotto drasticamente la produzione negli ultimi anni a ambiscono a bandire le coltivazioni entro il 2007.
Lo stesso vale per la cocaina, in netto calo da alcuni anni in Colombia, ma di nuovo in crescita nel 2004 in Perù e Bolivia.
Il mercato. Per la prima volta, l’Unodc ha azzardato una stima sulle dimensioni del mercato. I 322 miliardi di dollari si riferiscono alle vendite al dettaglio. E i 94 miliardi del mercato all’ingrosso equivalgono al 12% dell’export mondiale di prodotti chimici e ai 14% di quelli agricoli. Al primo posto nelle vendite “retail” c’è la cannabis con 142 miliardi di dollari, seguono cocaina (71), oppiacei (65), anfetarmine ed ecstasy (44). Il primo cliente è il Nordamerica, che si accaparra il 44% del mercato al dettaglio, seguito dall’Europa (33%).
Il consumo. I 200 milioni di consumatori di droghe equivalgono al 5% della popolazione compresa tra 15 e 64 anni.
La droga più diffusa è la cannabis, con 161 milioni di consumatori (stima assai prudente), poi vengono le anfetamine (26 milioni), i derivati dell’oppio (16 milioni), la cocaina (14 milioni) e infine l’ecstasy (8 milioni).
Secondo le rilevazioni raccolte dall’Unodc, nel 2003 il 44% dei Paesi ha registrato un incremento dell’uso di stupefacenti, a fronte di un 25% che ha notato un calo; nel 2000 le percentuali erano rispettivamente del 53% e del 21 per cento. La piaga della droga dunque continua ad allargarsi nel mondo, anche se a un ritmo meno rapido rispetto all’inizio del secolo.
In particolare, nel 2003 si registra un forte incremento nell’uso di marijuana e hashish, una stabilizzazione per cocaina, derivati dell’oppio e anfetamine, e un calo per l’ecstasy.
La mappa mondiale del consumo evidenzia comunque un incremento generalizzato in Africa, Medio Oriente, Sudamerica e in misura minore in Asia, una situazione stabile in Europa e Nordamerica e una diminuzione in Oceania. Tra i Paesi, fa un certo effetto vedere che in Arabia Saudita è in aumento il consumo di tutti gli stupefacenti, specialmente la cocaina e la cannabis.
Quanto all’Italia, spicca il forte aumento nel consumo di cocaina nei 2003 (il maggiore tra i Paesi dell’Unione europea), mentre è stabile l’uso delle altre sostanze.