Doppiogiochisti e dilettanti tutti gli italiani del Nigergate

Un´escalation di accuse e allarmi strumentale alla dichiarazione di guerra
Un collaboratore del Sismi al centro della “creazione” dei falsi documenti dopo il blitz nella sede diplomatica nigerina di Roma e poi finiti negli Usa
Dall´informativa di Roma nasce la missione dell´ambasciatore Wilson, che ne smentirà la credibilità: è l´inizio del Cia-gate
Fabbricate a Roma in maniera goffa e artigianale le false prove su Saddam
L´ammissione di Martino alla stampa inglese: “Americani e italiani hanno lavorato insieme. E´ stata un´operazione di disinformazione”
La «danza di guerra», che segue allo scoop di Judith Miller, appare a un attento media watcher come Roberto Reale («Ultime notizie») «uno spettacolo preparato con cura».
Condoleezza Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale alla Casa Bianca, dice: «Non vogliamo che la pistola fumante abbia l´aspetto di una nube a forma di fungo» (Cnn). Un minaccioso Dick Cheney rincara la dose a Meet the press: «Sappiamo, con assoluta certezza, che Saddam sta usando le sue strutture tecniche e commerciali per acquistare il materiale necessario ad arricchire l´uranio per costruire l´arma nucleare». E´ l´inizio di un´escalation di paura.
26 settembre 2002. Colin Powell avverte il Senato: «Il tentativo iracheno di ottenere l´uranio è la prova delle sue ambizioni nucleari».
19 dicembre 2002. L´informazione sul Niger e l´uranio è inclusa nelle tre pagine del President daily brief che ogni giorno Cia e Dipartimento di Stato preparano per George W. Bush. L´ambasciatore alle Nazioni Unite, John Negroponte, ci mette il sigillo: «Perché l´Iraq nasconde l´acquisto di uranio nigerino?».
28 gennaio 2003. George W. Bush scandisce le 16 parole che sono una dichiarazione di guerra: «Il governo inglese ha appreso che Saddam Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità di uranio dall´Africa».
La farina di questo sacco è romana.
Il coinvolgimento italiano negli eventi che precedono l´invasione dell´Iraq ha, sin qui, trovato nella distrazione generale un solitario e grottesco protagonista in un tale che si chiama Rocco Martino, «di Raffaele e America Ventrici, nato a Tropea (Catanzaro) il 20 settembre 1938».
Smascherato dalla stampa inglese (Financial Times, Sunday Times) nell´estate del 2004, Rocco Martino vuota il sacco: «E´ vero, c´è la mia mano nella disseminazione di quei documenti (sull´uranio nigerino), ma io sono stato ingannato. Dietro questa storia ci sono, insieme, americani e italiani. Si è trattato di un´operazione di disinformazione».
Confessione non lontana dalla verità, ma incompleta.
Nasconde gli architetti dell´«operazione». Rocco Martino è a occhio nudo soltanto una pedina. Come i suoi compari. Chi tira i fili delle loro mediocri avventure? Per saperlo bisogna, in ogni caso, cominciare da quel buffo tipo venuto a Roma da Tropea.
Rocco Martino è un carabiniere fallito. Uno spione disonesto. Intorno a lui si avverte l´aura del briccone anche se non si conosce la sua pasticciata storia. Capitano nell´intelligence politico-militare tra il ‘76 e il ‘77 «allontanato per difetti di comportamento». Nell´85 arrestato per estorsione in Italia. Nel ‘93 arrestato in Germania con assegni rubati. E tuttavia, a sentire i funzionari del ministero della Difesa, «fino al 1999» collabora ancora con il Sismi. E´ un doppiogiochista. Prende dimora in Lussemburgo al 3 di Rue Hoehl, Sandweiler. Lavora a stipendio fisso per l´intelligence francese protetto da un´agenzia di consulenza, «Security development organization office». O, meglio lavora anche per i francesi. Servo di due padroni, Rocco si arrabatta. Vende ai francesi notizie sugli italiani e agli italiani notizie raccolte dai i francesi. «Il mio mestiere è questo. Io vendo informazioni».
Nel 1999, il gaudente Rocco è a corto di quattrini. Come gli capita quando è «a secco», ne escogita una delle sue. La pensata gli sembra brillante e priva di rischi. La scintilla che lo illumina è la difficoltà dei francesi in Niger.
Per farla breve. I francesi, tra il 1999 e il 2000, si accorgono che c´è chi si è rimesso al lavoro nelle miniere dismesse per avviare un prospero commercio clandestino di uranio. A quali Paesi i contrabbandieri lo stanno vendendo? I francesi cercano le risposte. Rocco Martino annusa l´affare.
Chiede aiuto a un suo vecchio amico del Sismi. Antonio Nucera. Carabiniere come Rocco, Antonio è il vicecapo del centro Sismi di viale Pasteur, a Roma.
Fa capo alla 1^ e 8^ divisione (contrasto al traffico d´armi e tecnologie; controspionaggio sulla proliferazione delle armi di distruzione di massa «nel quadrante africano e mediorientale»). E´ una sezione che si è data molto da fare alla fine degli anni ‘80 mettendo il sale sulla coda ai tanti spioni che Saddam ha sguinzagliato per il mondo prima dell´invasione del Kuwait. «Con qualche successo», a sentire un alto funzionario dell´intelligence italiana che, all´epoca, lavorava per quella divisione. L´agente ricorda: «Ci riuscì di mettere le mani sui cifrari nigerini e su un telex dell´ambasciatore Adamou Chékou che annunciava al ministero degli esteri di Niamey (è la capitale del Niger) la missione di Wissam Al Zahawie, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, «in qualità di rappresentante di Saddam Hussein». Non fu l´unica operazione. Nel porto di Trieste riuscimmo, per dire, a sequestrare dell´acciaio marangin (garantisce un´ottima resistenza anche a temperature oltre i 1000 gradi). Secondo noi era destinato alla costruzione della cascata di centrifughe necessaria a separare i costituenti dell´uranio. Le informazioni sulla proliferazione nucleare irachena venivano scambiate, già alla fine degli anni ‘80, soprattutto con gli inglesi dell´MI6, i migliori. Lì lavorava, un sincero amico dell´Italia come Hamilton Mac Millan, peraltro, l´agente segreto che ha iniziato Francesco Cossiga ai misteri dello spionaggio quando era il «residente» inglese a Roma».
Nucera decide di dare una mano al suo amico Rocco. Quello gliela mette giù facile. Non c´è nulla che mi puoi dare, un´informazione, un contatto buono con i nigerini? Basta qualsiasi cosa. I francesi sono assetati come viandanti nel deserto. Vogliono sapere chi sta comprando sotto banco il «loro» uranio. Sono disposti a pagare bene, per saperlo.
Nell´archivio della divisione del Sismi, come abbiamo visto, ci sono documenti utili a cucinare la frittata, guadagnando qualche soldo. C´è il telex dell´ambasciatore e qualcos´altro si può sempre rimediare nell´ambasciata nigerina a Roma di via Baiamonti 10. Riconosce, con Repubblica, il direttore del Sismi, Nicolò Pollari: «Nucera vuole aiutare l´amico. Invita così una Fonte del Servizio – niente di che, capiamoci; al libro paga sì, ma ormai improduttiva – a dare una mano a Martino». La Fonte del Servizio lavora all´ambasciata del Niger a Roma. E´ messa male. Vivacchia nel retrobottega del controspionaggio. Non ha un fisso mensile dall´intelligence italiana. E´ a cottimo, per così dire.
Qui l´informazione, qui il denaro. Comunque poca cosa, pochi centoni. Anche quelli, nel 2000, sono in pericolo. Da qualche tempo, che comincia ad essere sciaguratamente lungo, non ha nulla da spiare e dunque nulla da vendere.
Chiamiamo la fonte «la Signora».
Ora dovreste vederla, «la Signora». Sessant´anni, di più e non di meno. Una faccia che deve essere stata bella e ora è un foglio spiegazzato. La si può dire factotum dell´ambasciata nigerina. Aspetto da vecchia zia paziente. Accento francese. Occhi ammiccanti e complici. Parla sempre sottovoce. Anche se dice «buongiorno», lo soffia come un piccolo fiato misterioso che sembra doverti rivelare innominabili verità. Anche «la Signora» ha bisogno di denaro.
Nucera combina l´incontro. Rocco e «la Signora» non ci mettono molto ad accordarsi. Qualcosa si può fare. Quel Nucera non è forse il suo «contatto» ufficiale al Sismi? E allora perché «la Signora» non deve pensare che sia il Servizio a volere che faccia questa cosa? Che insomma questa cosa sia utile alla Ditta?
Rocco e «la Signora», astuti vendifumo, con la benedizione di Nucera, trovano l´accordo. Qualche carta da prendere e vendere c´è. Occorre però la collaborazione di un nigerino. La Signora indica l´uomo giusto. E´ il primo consigliere di ambasciata Zakaria Yaou Maiga. Come rivela Pollari, «quel Maiga spende sei volte quel che guadagna».
La combriccola di garbuglioni gaudenti a corto di spiccioli è pronta all´azione. Rocco Martino, la Signora, Zakaria Yaou Maiga. Nucera, lo vediamo appena un passo indietro nell´ombra. Maiga si organizza così. Attende che l´ambasciata chiuda i battenti per il Capodanno del 2001. Finge un´intrusione con furto. Quando il 2 gennaio 2001, di buon mattino, il secondo segretario per gli affari amministrativi Arfou Mounkaila denuncia il furto ai carabinieri della stazione Trionfale, ammette a labbra strette che quei ladri sono stati molto fiacchi. Tanto rumore, e fatica, per nulla.
Mounkaila tace quel che non può dire. Mancano carte intestate, timbri ufficiali, questa è la verità che è opportuno tacere. E´ materiale buono nelle mani della «squadretta» di vendifumo per confezionare uno strampalato dossier.
Vi si raccolgono vecchi documenti sottratti all´archivio della divisione del Sismi come i cifrari (Nucera vicecapocentro) più carta intestata che viene trasformata in lettere, contratti e in un «protocollo d´intesa» tra i governi del Niger e dell´Iraq «relativo alla fornitura di uranio siglato il 5 e 6 luglio 2000 a Niamey». Il protocollo ha un allegato di due pagine dal titolo «Accord». Rocco consegna il «pacco» ai francesi della Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse). Ne ricava qualche bigliettone che spende felice a Nizza. Rocco adora la Costa Azzurra.
Fin qui siamo a una truffa degna di Totò, Peppino e la Malafemmina. A suo modo innocua perché i francesi prendono quelle carte e le gettano nel cestino. Dice un agente del Dgse: «Il Niger è un paese francofono che conosciamo bene. Mai nessuno avrebbe preso la cantonata di confondere un ministro con un altro, come accade in quelle cartacce».
Partita chiusa, dunque? No, l´imbroglio burlesco si rianima diventando una faccenda terribilmente seria perché arriva l´11 settembre e Bush da subito comincia a pensare all´Iraq, a chiedere prove dei coinvolgimento di Saddam.
Il Sismi richiama in campo la «squadretta» di via Baiamonti. A Forte Braschi è arrivato un nuovo direttore, Nicolò Pollari. Come nuovo è il responsabile delle «Armi di distruzione di massa», il colonnello Alberto Manenti. «Un ufficiale preparato, ma assolutamente incapace di dire «no» a un capo», dice un alto funzionario del Sismi che con lui ha lavorato. Il colonnello Manenti conosce bene Nucera per averlo avuto nel suo staff, per molto tempo. E´ Manenti, con Nucera prossimo alla pensione, che gli chiede di restare come «collaboratore».
Il Sismi ha voglia di fare. Ha mano libera come mai l´ha avuta l´intelligence nel nostro Paese. Berlusconi chiede a Pollari un protagonismo nella scena internazionale che consenta all´Italia di sedere in prima fila accanto all´alleato americano. Le stesse sollecitazioni arrivano dal capo della Cia a Roma, Jeff Castelli. Occorono notizie, informazioni, utili brandelli di intelligence. Ora, subito. Washington cerca prove contro Saddam.
La Casa Bianca (Cheney, soprattutto) stressa la Cia perché saltino fuori. «L´assenza delle prove non è la prova dell´assenza» filosofeggia Rumsfeld al Pentagono.
In questo clima, con il loro dossier fasullo, i vendifumo di via Baiamonti (Rocco Martino e Antonio Nucera) possono tornare utili. Che cosa fanno in quell´autunno del 2001? Rocco Martino la mette così: «Alla fine del 2001, il Sismi trasmette il dossier yellowcake agli inglesi del MI6.
Lo «passa» senza alcuna valutazione. Sostiene soltanto che è stato ricevuto da «fonte attendibile»». Poi l´aggiusta ancora un po´: «Il Sismi voleva che disseminassi alle intelligence alleate i documenti del dossier nigerino, ma, allo stesso tempo, non voleva che si sapesse del suo coinvolgimento nell´operazione». Sono accuse che Palazzo Chigi respinge con sdegno. Il governo ci mette la faccia. Dopo che la guerra ha svelato l´imbroglio delle armi di distruzione di massa, giura che «nessun dossier sull´uranio né direttamente né in forma mediata, è stato consegnato o fatto consegnare ad alcuno».
La mossa è prevedibile. Governo e Sismi devono scavare un fossato tra Forte Braschi e i passi della «squadretta» di via Baiamonti. Ma la smentita non regge alla verifica. E´ un fatto che nell´autunno del 2001 il Sismi controlla a Londra le mosse di Rocco Martino. Lo conferma a Repubblica il direttore del Sismi Pollari: «Seguivamo Martino e avevamo anche le foto dei suoi incontri a Londra. Volete vederle?». E dunque perché Roma non sbugiarda subito quel suo ex-agente vendifumo? Di più perché addirittura le notizie contenute in quel dossier vengono accreditate da Pollari a Jeff Castelli, il capo della Cia a Roma? E´ un fatto che un report sul farlocco dossier made in Rome finisce sul tavolo dello State Department´s Bureau of Intelligence, l´intelligence del Dipartimento di Stato. Lo riceve l´Ufficio per gli affari strategici, militari e di proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Affari strategici non è un grande ufficio. Vi lavorano in quel periodo 16 analisti diretti da Greg Thielmann. Che racconta a Repubblica: «Ricevo il report nell´autunno del 2001. E´ una sintesi che Langley ha ricevuto dal suo field officer in Italia. L´»agente in campo» informa di aver avuto visione dall´intelligence italiana di alcune carte che documentano il tentativo dell ‘Iraq di acquistare oltre 500 tonnellate di uranio puro dal Niger». Dunque, il Sismi affida quelle informazioni, che sa essere false, alla Cia. C´è una seconda conferma. A Langley l´ambasciatore Joseph C. Wilson riceve l´incarico di verificare la storia «italiana» delle 500 tonnellate di uranio nigerino.
Racconta Wilson: «Il rapporto non è molto dettagliato. Non è chiaro se l´agente che firma il rapporto ha materialmente visto i documenti di vendita o ne ha avuto notizia da altra fonte».
Bisogna ora fermare la prima immagine di questa storia.
Autunno 2001. Il Sismi di Pollari ha in mano il farlocco dossier costruito da Rocco Martino e Antonio Nucera. Lo mostra alla Cia mentre Rocco Martino lo consegna a Londra al MI6 di sir Richard Dearlove. E´ solo l´inizio del Grande Inganno italiano.

(1 continua)