Il segretario dell’Onu Kofi Annan è arrivato ieri all’aeroporto Rafik Hariri di Beirut – ancora deserto – a bordo di un aereo militare spagnolo per discutere con il governo libanese dell’applicazione della risoluzione 1701 sulla «cessazione delle ostilità», il dispiegamento delle nuove forze dell’Unifil nel sud del Libano e le prospettive per consolidare il fragile cessate il fuoco. Il viaggio proseguirà poi per Israele, Giordania, Qatar, Turchia, Arabia saudita e – contrariamente ai desideri di George Bush – anche in Siria, dove in questi giorni sono arrivati anche il revedendo Jesse Jackson e il presidente venzuelano Ugo Chavez.
Il Libano che lo ha accolto stremato non solo dal caldo e dell’umidità, ma soprattutto dall’incertezza sul futuro e dagli effetti della guerra appena terminata con i suoi lutti: le vittime dei raid israeliani, che sono ormai salite a 1300, la devastazione dell’intera rete stradale ed energetica, la distruzione di interi quartieri e villaggi per oltre 15 miliardi di dollari. Senza contare le tensioni politiche che già cominciano a riaffiorare dopo i giorni della solidarietà.
Kofi Annan è stato accolto dal ministro degli esteri Fawzi Sallouk – in quota Amal-Hezbollah – e si è subito diretto verso il bellissimo palazzo del Serraglio, su una collina che domina il vecchio centro ricostruito, dove ha incontrato il premier Fouad Siniora, il presidente del parlamento – il leader moderato sciita Nabih Berri – e più tardi il ministro dell’energia Mohammed Fneish – uno dei due Hezbollah al governo.
Il premier libanese nel corso di una breve conferenza stampa ha dichiarato ai giornalisti di aver fatto presente al segretario dell’Onu una serie di «questioni centrali» ed in particolare «la prosecuzione del blocco aeronavale israeliano sul Libano ed il ritiro incompleto israeliano dal nostro territorio, oltre alla questione della fattorie di Shebaa e quella dei detenuti nelle prigioni israeliane. Infine ho ricordato che non abbiamo ancora ottenuto da Israele le mappe delle aree minate dai soldati al momento del ritiro dal sud del Libano, dopo la fine dell’occupazione, nel 2000». Fouad Siniora ha poi aggiunto: «Ho ringraziato il segretario Kofi Annan che ha promesso di discutere questi problemi durante gli incontri che avrà nel suo giro regionale», con una tappa prevista anche in Israele.
Da parte sua Kofi Annan nel corso della conferenza stampa, rispondendo indirettamente alle richieste israeliane e americanae ha ricordato come «nel mandato dell’Unifil non figura il suo dispiegamento al confine con la Siria» (anche se ha aggiunto che «è importante che i confini siano protetti e non ci siano tentativi di riarmo») e che le truppe dell’Onu «non sono qui per combattere nè per cercare armi casa per casa» ma «se attaccate si difenderanno, a prescindere da chi siano i loro eventuali aggressori». Il segretario dell’Onu ha ribadito che il disarmo di Hezbollah non è tra i compiti dei caschi blu ma dovrà essere conseguito «tramite il dialogo nazionale» in Libano: «Non prendiamoci in giro, i gruppi armati non possono essere disarmati con la forza», ha aggiunto, anche se «il disarmo degli Hezbollah è essenziale per l’unità del Libano».
Il segretario dell’Onu, forte del successo «preventivo» (in attesa di vedere quali saranno i risultati sul campo) dell’Onu e suo personale nella raccolta delle forza multinazionale, ha lanciato un duplice appello ad Israele e agli Hezbollah: agli israeliani ha chiesto di togliere il blocco aeronavale «al più presto» e alla resistenza di liberare i due soldati israeliani catturati.
Dopo la conferenza stampa il segretario generale dell’Onu è stato accompagnato dal premier Siniora nei quartieri di Beirut sud, roccaforte del movimento sciita di Hezbollah, semidistrutti dall’aviazione di Tel Avivi durante i 34 giorni di attacchi. La visita era appena iniziata quando – sotto gli occhi delle telecamere – una folla minacciosa di abitanti del quartiere, molti dei quali hanno perso tutto, ha contestato duramente sia Kofi accusato di essere «un agente degli americani», sia, soprattutto, il premier Siniora, accusato di sostenere i piani Usa e sauditi nella regione. Kofi Annan, protetto da un folto schieramento di polizia, è stato costretto così ad allontanarsi velocemente tra i fischi della popolazione di Haret Hreik, mentre il deputato Hezbollah Ali Annar cercava invano di calmare la folla.