Premessa del traduttore:
Il mese di aprile del 2002, caratterizzato dalla storica rottura del “patto istituzionale” che, negli anni ‘90, garantiva ai comunisti il controllo di numerose commissioni parlamentari e la carica di portavoce della Duma, ha rappresentato, agli occhi degli osservatori di politica russa, un momento di svolta radicale negli assetti del sistema politico del paese.
Nello stesso tempo, abbiamo assistito all’apertura di una grave crisi interna al PCFR che, se non ha avuto, almeno per il momento, conseguenze rilevanti tra la base (un sondaggio effettuato alla fine di aprile attribuiva ai comunisti addirittura il 35% delle intenzioni di voto, mentre le diverse componenti socialdemocratiche non andavano oltre il 3%), potrebbe forse sancire, al vertice, il “divorzio” con l’importante settore di orientamento socialdemocratico, capeggiato dallo speaker della Duma Ghennadij Selezniov, il quale non ha obbedito alla richiesta del suo partito di dimettersi dalla propria carica istituzionale, in segno di protesta per la discriminazione subita dai comunisti in parlamento. Per ora gli organismi dirigenti del partito non sono andati oltre una condanna verbale dell’atteggiamento di Selezniov e non hanno adottato alcun provvedimento disciplinare. Ma i settori più radicali del partito non hanno cessato la loro offensiva contro il leader dell’ala “moderata”. Nelle prossime settimane il vertice comunista sarà chiamato a discutere delle numerose richieste di espulsione di questo dirigente, venute da un gran numero di organizzazioni regionali, compresa quella di Mosca, a cui Selezniov appartiene.
A rendere più difficile l’iniziativa dei comunisti si aggiunge la determinazione dei gruppi dominanti di dotarsi finalmente di strutture partitiche “pesanti” e di massa, in grado di concorrere con il PCFR nel radicamento sociale. Va in questa direzione la decisione di procedere all’unificazione dei principali partiti di centro (insieme hanno ottenuto il 37% dei voti nel 1999), “Unità” e “Patria-Tutta la Russia”, per dare vita a una nuova formazione interclassista chiamata “Russia unita” che, a dispetto di tutte le teorie sull’esaurimento della “forma partito”, sta cercando di strutturarsi efficacemente tra le masse, in ogni regione dell’immensa federazione, potendo contare su risorse finanziarie praticamente illimitate.
Sulle prospettive aperte dalla radicalizzazione dello scontro tra i principali partiti al potere e i comunisti si è sviluppato, nel mondo politico russo e tra gli studiosi, un’interessante dibattito che ha trovato spazio nei più autorevoli “media”.
Anche per sopperire alla totale assenza di approfondimenti sull’argomento in Italia, abbiamo ritenuto utile proporre la traduzione di alcuni tra i più significativi interventi, tutti di parte non comunista, riservandoci di fornire, in altra occasione, dettagli sullo sviluppo della situazione interna al PCFR, attraverso materiali, forniti dalla stampa comunista, che diano conto del dibattito che sta attraversando il corpo militante del partito.
I comunisti hanno fatto ciò che avevano il dovere di fare. Quasi per un riflesso condizionato essi si sono schierati subito all’opposizione, si sono rifiutati di concedere la loro approvazione al nuovo pacchetto di accordi, hanno dimostrato che alla Duma c’è posto per la messa in pratica delle decisioni della maggioranza e ora cercano di posizionarsi in modo più netto di fronte al proprio elettorato, rompendo con ogni sorta di ambiguità e dando una risposta chiara a coloro che chiedono se essi vogliono stare al potere o all’opposizione.
E’ difficile stabilire se ciò che è successo ieri sia da considerarsi un errore commesso da “Russia unita” e alleati. E’ certo che la popolarità di “Russia unita” diminuirà, mentre quella del PCFR aumenterà. In ogni caso, comunque, “Russia unita” e i gruppi centristi riceveranno concreti dividendi dall’operazione. Essi ieri hanno voluto assumere su di sé ogni responsabilità per quanto accade alla Duma. E la Duma nella società non è certo popolare e tale rimarrà a lungo. Ma nello stesso tempo, i centristi avranno più spazio di manovra e il tempo non mancherà di indicare quali saranno le conseguenze di questa scelta.
Sono personalmente convinto che l’iniziativa dei centristi ha ottenuto la tacita approvazione del presidente. Egli ha in tal modo consentito ai gruppi che gli sono leali di svolgere il ruolo, che da tempo intendevano assumere. Così anch’egli ha rafforzato le proprie possibilità di esercitare influenza sul terreno legislativo.