Dopo il congresso nazionale dell’ANPI

*vicepresidente nazionale dell’ANPI

Sono trascorsi alcuni mesi dalla conclusione del xv° Congresso Nazionale dell’Anpi ed una riflessione complessiva è dunque possibile.

Prima di tutto il luogo: non è stato per caso che il Comitato Nazionale dell’Anpi ha scelto la città di Torino, per svolgere il proprio quindicesimo Congresso Nazionale.
Lo ha fatto, nonostante qualche aggravio di problemi organizzativi, per segnare un punto fermo nel dibattito storiografico e politico che si svolge, sul tema del ruolo e del senso della Resistenza, da parecchi anni, nel nostro Paese
E il punto è questo: oggi l’Italia non potrebbe celebrare i propri cento cinquanta anni di Unità, se non vi fosse stata la Resistenza.
Quel “ Secondo Risorgimento “ di cui discussero, già nel 1935, con straordinaria e anticipatrice lucidità, Rosselli, Venturi, Caffi e altri.
“ Secondo Risorgimento “ perché la Resistenza ha salvato l’Italia dal baratro in cui l’aveva gettata il fascismo.
E’ vero che la Liberazione del nostro Paese avvenne con l’importante contributo degli Alleati, ma è altrettanto vero che, senza la lotta di Liberazione, l’Italia sarebbe rimasta, anche dopo la caduta del nazi-fascismo, un Paese diviso, sconfitto e umiliato. L’ onore dell’Italia e il suo diritto a restare un Paese sostanzialmente unito, sono stati conquistati, sui monti e nelle pianure, dal popolo italiano. Dai partigiani e dalle popolazioni che li sostennero, rischiando ogni giorno devastazioni e rappresaglie. E lasciando sul terreno migliaia di morti.
Quei morti che sono cosi’ vivi nella memoria dei nostri compagni partigiani.

E dunque Torino, culla dell’Unità d’Italia, città medaglia d’oro della Resistenza, ha ospitato con grande affetto e partecipazione il Congresso Nazionale dell’Anpi.
Sin dal primo giorno, quando il saluto del sindaco in carica, Sergio Chiamparino, è stato seguito da quello di un altro amatissimo sindaco di Torino: Diego Novelli, oggi Presidente dell’Anpi provinciale e regionale.
E poi Susanna Camusso, Zagrebelsky , Rendina e altri e la commozione della partigiana Marisa Ombra, che ha aperto i lavori nel bel teatro Carignano.

Sono stati giorni intensi, caratterizzati dallo slogan : “Una nuova stagione dell’Anpi” che evidenzia sempre lo stesso obiettivo e la stessa preoccupazione dei congressi precedenti: come trasmettere la memoria alle giovani generazioni.
A Chianciano, cinque anni fa, il quattordicesimo Congresso Nazionale dell’Anpi aveva aperto i gruppi dirigenti dell’associazione a chi, per età anagrafica, non era stato partigiano. Dopo cinque anni il problema pressante è quello di come trasmettere la memoria anti-fascista.
Sin che ci sono i partigiani, la loro testimonianza, la loro presenza politica, sappiamo di avere un punto saldo di riferimento, ma trovare il giusto equilibrio tra il rispetto della memoria e la possibilità di aprire l’associazione alle generazioni successive, è un impegno costante.

Sono molti, oggi, che tentano di allontanare i giovani dalla Resistenza, favorendo in loro il disinteresse per la storia.
In particolare per la storia dei padri e dei nonni.
Che cos’è, se non un vero e proprio attentato alla conoscenza storica, ridurre drasticamente le ore d’insegnamento della storia, nelle scuole primarie e secondarie?
Intendiamoci: oggi i modi e i luoghi in cui un giovane può apprendere o per meglio dire acquisire informazioni, sono molteplici e vari. A cominciare dalla rete e dalle sue funzioni.
Ma proprio per questo la scuola avrebbe il compito di aiutare i giovani a trovare le coordinate del conoscere, a dare metodo e serietà scientifica alle ricerche storiche.
Purtroppo spesso questo non avviene. Ed ecco che diventa fondamentale la funzione degli
Istituti Storici ed il loro interagire con l’Anpi. La testimonianza e il metodo: due aspetti dello stesso problema.
Consentire ed incrementare la conservazione della memoria. Questo è uno dei compiti fondamentali dell’Anpi.
Gli attacchi a questa memoria,sono, in questo ultimo decennio, particolarmente aggressivi ed espliciti.
Chi avrebbe potuto pensare, solo qualche anno fa , che in Parlamento qualcuno avrebbe osato presentare una proposta di legge per cancellare la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista? Eppure è avvenuto.
E dobbiamo sempre indignarci perché vi sono Sindaci che, il 25 Aprile di ogni anno, celebrano la Liberazione dell’Italia e contemporaneamente le vittime della rsi.
Come a Voghera, dove una targa vergognosa accomuna nel ricordo i nomi dei partigiani e dei loro carnefici.
E’ quel revisionismo storico deteriore che è rivolto soprattutto ai giovani, affinché pensino che fascismo e antifascismo sono come le guerre puniche, lontani e indifferenti per la vita di oggi.
E’ questo “indistinto” l’humus in cui può ricrescere il fascismo del nuovo millennio.

L’Anpi ha ribadito con forza il proprio impegno contro ogni forma di ritorno del fascismo, anche sotto le facili spoglie del disinteresse e del disimpegno. Ha ribadito di voler conservare e tramandare la memoria della Resistenza, guardando all’oggi. Al nostro tribolato presente, dove ogni giorno bisogna difendere la Costituzione dagli attacchi di chi la vuole stravolgere.

Voler ridurre la Costituzione, come oggi fanno molti, ad un compromesso tra le idee dei vari partiti del CLN, non è corretto e completo.
Quello che vollero i Costituenti fu prima di tutto rifondare la convivenza politica e civile del nostro Paese, con valori opposti a quelli del fascismo.
Eguaglianza tra tutte le persone, senza alcuna discriminazione. Diritto a pari opportunità per tutti. Pace. Questo sono i capisaldi della Costituzione. Questo era il mondo che sognavano e per cui lottarono i partigiani.
Si è realizzato? Non proprio e non sempre.
Gustavo Zagrebelsky, nella sua “ lectio magistralis” al congresso di Torino, ha ricordato che, secondo alcuni studiosi, la democrazia rischia di durare solo per tre generazioni: la prima che la conquista, la seconda che la realizza e la amplia e la terza che la perde.
L’ Anpi è presente proprio perché ciò non avvenga.
Sia il suo Presidente uscente, Raimondo Ricci, sia l’attuale Carlo Smuraglia, dall’alto della loro storia partigiana, sono vigili custodi dei valori democratici e repubblicani del nostro Paese.
Mentre scrivo qualcosa sembra muoversi, contro il regime berlusconiano populista e anti-democratico. A questo esito l’Anpi ha portato il proprio contributo di coerenza e serietà.
Con la passione dei loro vent’anni i partigiani parlano ancora alle giovani generazioni, affinché i giovani di oggi diventino i “ testimoni dei testimoni “ di domani.
E i giovani hanno risposto con straordinario entusiasmo. In un luogo dove non ci sono divisioni di partito, o di corrente o altro. Sono presenti molti giovani in questa Associazione, che ha la sua dialettica interna ed è bene che sia così, ma che ha soprattutto l’obiettivo e l’ambizione di essere la casa di tutti gli antifascisti, in Italia e all’estero.
Sentiamo, noi dirigenti dell’Anpi, la responsabilità di essere all’altezza delle aspettative e delle speranze dei nostri compagni. Come donne abbiamo anche dato vita ad un percorso specifico sui temi della condizione femminile, che è stato accolto con interesse da tutta l’ Associazione.
Raimondo Ricci è Presidente del costituendo comitato d’onore. Carlo Smuraglia è il nuovo Presidente Nazionale, ma tutti insieme vogliamo solo essere, noi iscritti all’Anpi, i partigiani della democrazia e della pace.