Dopo gli ispettori ad Atesia, contact center nella bufera

Mentre la sottosegretaria Rosa Rinaldi difende gli ispettori dalle grida di Capezzone, che minaccia interrogazioni a difesa «del libero mercato» («è irrispettoso attaccare la loro autonomia»), Damiano prende tempo: «Devo ancora vedere le carte», dice. E ricorda che l’ispezione era in corso prima dell’uscita della circolare.
«Non esiste in natura un call center che organizzi le proprie attività alle condizioni poste da Damiano nella sua circolare: autonomia negli orari e nell’organizzazione. E’ come se l’azienda potesse dire ai suoi lavoratori “venite quando volete… “», afferma il giuslavorista Massimo Roccella. «Secondo la Corte Costituzionale la subordinazione sta in una doppia alienazione: dall’organizzazione e dal prodotto del lavoro. In pratica è autonomo solo colui che controlla il proprio accesso al mercato. Come può accadere in un call center?», si chiede Roccella. «Per noi è subordinato quel lavoratore che non può decidere orario, mansioni e compenso, perchè questi tre parametri vengono definiti dall’azienda», spiega Maurizio Zipponi del Prc. «La sentenza indica che il lavoro a progetto non è altro che un facile espediente che permette alle imprese di avvalersi di precari», aggiunge l’esponente del Prc. Gli fa eco la Fiom, con Cremaschi: «Il lavoro autonomo nei call center è una truffa ai danni dei lavoratori». E il Collettivo Precari di Atesia, che ci tiene a ricordare come il loro ”padrone” certo non rischia di essere messo in ginocchio dalla multa. Prossimo alla quotazione in borsa, con un fatturato annuo di 720 milioni, Alberto Tripi si è da poco aggiudicato due lotti della gara indetta da Consip per la fornitura di Contac Center alla pubblica amministrazione. Il Nidil, intanto, chiede «un tavolo trilaterale per la regolamentazione del settore».

La palla torna a Damiano, che ieri ha ancora una volta escluso interventi radicali sulla Legge 30: «Non va abrogata, ma solo modificata. L’obiettivo è regolarizzare senza negare la buona flessibilità, con la reintroduzione del credito d’imposta, limitato solo alle aziende che assumono a tempo indeterminato, e con il graduale aumento dei contributi del lavoro atipico». Ma come può dirsi “autonomo” il lavoro in un call center è un quesito al quale Damiano ancora non ha risposto.