Domenica 25 e lunedì 26 giugno tutti al voto per il NO alla controriforma della destra

Domenica 25 e lunedì 26 si svolge il referendum sulla “riforma” costituzionale imposta dal governo Berlusconi nel corso della passata legislatura. Si tratta del voto forse più importante di questa lunghissima campagna elettorale: la posta in gioco è la seconda parte della Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948 ma anche, in sostanza, l’intera architettura istituzionale della Repubblica e gli stessi principi e valori fondanti della democrazia nata dall’anti-fascismo e dalla lotta partigiana.
Vengono così in chiaro le due grandi mistificazioni che, purtroppo avallate anche da una parte delle forze del centrosinistra, hanno ispirato la campagna dei fautori della “riforma”: l’idea che essa si riduca alla cosiddetta “devolution” (mentre è in gioco anche l’equilibrio tra i poteri, con il rischio di consegnare tutto il potere decisionale al capo dell’esecutivo, trasformato in una sorta di nuovo dittatore) e l’idea che la riforma non toccherebbe la prima parte della Carta (mentre è ovvio che la frammentazione dei sistemi sanitario e scolastico violerebbe gravemente il principio di eguaglianza e che la soggezione del Parlamento e delle stesse autorità di garanzia all’arbitrio del “primo ministro” produrrebbe una grave incompatibilità con il principio di libertà).
Questi motivi appaiono già sufficienti per impegnarci tutti nel voto e nella mobilitazione più vasta a favore del NO. Vi è tuttavia ancora un elemento che va tenuto in seria considerazione: la battaglia non finirà il 26 giugno con la vittoria, assolutamente indispensabile, dei NO. Continuerà anche dopo, per difendere la Costituzione del 1946 e ’47 da una ambigua volontà “riformatrice” che purtroppo alligna anche in vasti settori del centrosinistra. Al di là delle motivazioni dichiarate (peraltro esse stesse allarmanti, a cominciare dal favore nei confronti di soluzioni presidenzialiste), la ragione profonda che ispira questi propositi di revisione costituzionale consiste nella non dichiarata intenzione di sbarazzarsi di un testo non compatibile con i vincoli della governabilità (cioè della centralità dell’esecutivo a danno del Parlamento e delle istituzioni di garanzia) e del neoliberismo (cioè dei dettami della compatibilità che ruotano intorno al principio della centralità dell’impresa e del mercato, antitetico rispetto alla centralità del lavoro enunciato dal primo articolo della Costituzione ancor oggi vigente). Questo è il vero problema che abbiamo di fronte, il vero terreno di lotta che ci vede impegnati. La Costituzione firmata da Umberto Terracini è un testo coerente, con una idea progressiva di democrazia fondata sui diritti del lavoro e della partecipazione. A questa Carta corrispose il trentennio democratico 1946-1976 in cui l’Italia conobbe progresso sociale e grandi esperienze di partecipazione di massa.
Oggi un potente schieramento trasversale di forze intende disfarsi di questo formidabile baluardo di democrazia riconoscendovi un ostacolo al compimento di un disegno restauratore che procede da un quarto di secolo. Il confronto che si profila sarà aspro, vedrà la contrapposizione di forze assai cospicue. Per parte nostra siamo certi che i comunisti e le forze sociali e politiche più avanzate dello schieramento democratico del Paese vi parteciperanno con la necessaria determinazione e passione.
Ma oggi concentriamoci tutti sull’obiettivo immediato: far vincere con il più ampio scarto possibile i NO alla controriforma voluta dalla destra.