Nel workshop “pace bene comune” si è sviluppata la discussione attorno alle tematiche internazionali e all’analisi del contesto mondiale in evoluzione. Il tema centrale è stato quello del rapporto tra le nuove economie emergenti, lo sviluppo delle aree geografiche che vivono oggi un processo politico autonomo e di indipendenza rispetto alle forze imperialiste. In questo contesto, la progressiva diminuzione del ruolo geopolitico degli Stati imperialisti è la causa principale dell’apertura di nuovi scenari di guerra.
È questo il nucleo teorico su cui la discussione si è sviluppata. Ilpunto cruciale è stata l’analisi della guerra imperialista in Libia.
Condanniamo fortemente l’intervento militare promosso da U.S.A., Francia e GB e riaffermiamo come principio cardine delle relazioni internazionali la salvaguardia dell’indipendenza e l’integrità nazionale degli Stati nonché il diritto di ogni popolo ad autodeterminarsi. In questo senso condanniamo la posizione politica dell’Italia, frutto di un accordo trasversale al quadro politico, in contrasto con l’articolo 11 della carta costituzionale; valutiamo negativamente la copertura che l’ONU, con la risoluzione 1973, ha fornito all’intervento militare, contravvenendo ai principi della sua stessa Carta.
Rigettiamo completamente la retorica della guerra umanitaria che si traduce nella logica del “2 pesi 2 misure” e che volentieri si accompagna ad una propaganda di guerra volta a preparare l’opinione pubblica anche ad un possibile intervento di terra.
Non dimentichiamo inoltre che sono tuttora in corso altri conflitti armati di carattere imperialista che mettono a rischio la pace a livello globale: il pantano dell’Iraq, il disastro in Afghanistan. Queste guerre sono originate dal declino della potenza statunitense colpita dalla crisi e impegnata quindi a difendere il suo primato con la superiorità militare. Il governo italiano ne è corresponsabile, impegnando tra l’altro miliardi di euro in spese militari e missioni all’estero, fondi che potrebbero essere invece destinati all’educazione e allo Stato sociale.
L’instabilità del quadro mediorientale e,in particolare,la politica estera di Israele continuano ad essere l’ostacolo principale allo sviluppo e all’autodeterminazione dei popoli dell’area mediorientale e di riflesso di buona parte del mondo arabo.
Alternativa Ribelle si impegnerà a ricostruire nel nostro Paese un grande movimento per la pace, popolare e in grado di incidere fortemente sul senso comune, cercando di far vivere al suo interno posizioni anti-imperialiste, per l’uscita dalla Nato e per la chiusura delle basi militari straniere sul territorio nazionale.
Dentro il dibattito collettivo è maturata l’analisi attorno all’odierna situazione dell’UE. L’instabilità del governo di una moneta senza Stato, la costruzione delle istituzioni comunitarie imperniata attorno agli interessi economici, la rottura dell’asse franco-tedesco caposaldo dell’UE dalla sua costituzione, meritano una riflessione che sia in grado di elaborare una critica da sinistra dell’UE e proporre un modello alternativo di integrazione europea. Tale risposta deve nascere da una ricomposizione del dibattito che interessa le forze comuniste e che sia in grado di coinvolgere le forze di sinistra e anticapitaliste di tutta l’Europa, non solo dei paesi UE.
Crediamo che le politiche neoliberiste dell’UE, sommate ai danni prodotti dalla crisi economica ancora in corso, abbiano causato nuove forme di povertà e marginalità sociale e quindi scatenato, in forme spesso inedite, le mobilitazioni di lavoratori, studenti e precari nei Paesi che le speculazioni internazionali hanno reso i più deboli e attaccabili dell’Unione.
Alternativa Ribelle sostiene le rivendicazioni avanzate in Grecia, Spagna, Islanda e con modalità e intensità differenti anche in Gran Bretagna, Portogallo, Francia e nella stessa Italia. Pensiamo che dentro questo conflitto e nelle rivendicazioni da questo avanzano stia una parte importante della necessità di individuare una via d’uscita dal sistema capitalista causa della crisi.
Il dibattito ha ragionato anche del ruolo sempre maggiore che le potenze del BRICS svolgono nel contesto geopolitico sottolineando positivamente la costituzione di un quadro multipolare, dentro il quale anche il ruolo dell’America Latina (e al suo interno di Cuba, che mantiene per noi il ruolo politico e simbolico che abbiamo sempre riconosciuto) ha acquistato una centralità determinante. È emersa la necessità di capire la reale natura dei processi che interessano i paesi del BRICS e di approfondire il ruolo che all’interno di essi giocano i partiti comunisti.
Per le ragioni che costituiscono le ossa e la carne del nostro progetto l’associazione “Alternativa Ribelle” si impegna in una forte attività internazionale volta alla costruzione di un vasto raggio di relazioni (tanto al livello delle giovanili comuniste quanto al livello delle giovanili della sinistra anticapitalista europea) e ad un lavoro pervicace nella società affinché si costituisca un senso comune che si ponga come barriera ad ogni atto di guerra mosso da un paese ad uno stato sovrano.