Alla luce del risultato elettorale del 13 e 14 aprile, risultato elettorale che ha visto La Sinistra L’Arcobaleno implodere su se stessa, gli elettori di sinistra, i comunisti, i movimenti, gli operai, i disoccupati, i precari, hanno sentenziato senza possibilità di appello il percorso elettoralistico, costruito dai gruppi dirigenti dei quattro partiti che la componevano, come un percorso deleterio per la sinistra e per i comunisti, dando corpo ad una sonora sconfitta della sinistra in Italia ed in Irpinia.
I cartelli elettorali non pagano in termini di voti, le spinte nuoviste rispetto al percorso avviato nel 91 e proseguito nel 98 e nel 2001, l’incomunicabilità con i movimenti che pure ci avevano visto fino a poco prima protagonisti, sono stati condannati dal nostro elettorato come un progetto inutile e dannoso alla sinistra se non atto esclusivamente alla conservazione di postazioni di comando per un “ceto politico” cieco davanti all’attuale società e sordo nei confronti delle istanze delle classi sociali a noi di riferimento.
La linea venuta fuori dal congresso di Venezia, la chimera della permeabilità del governo da parte dei movimenti, l’istituzionalizzazione del partito della rifondazione comunista all’interno del Governo sono risultate deleterie e fallimentari in tutto il loro impianto strategico politico, questo percorso ci ha schiacciato tra le pulsioni europeiste di Padoa Schioppa e le continue richieste, a proprio favore, di Confindustria, vaticano e banche, decretando la disaffezione del popolo della sinistra verso il nostro partito, il quale è restato ingabbiato all’interno di un meccanismo di governo, completamente rivolto a favore dei poteri forti con un risultato elettorale che per la prima volta dalla nascita della repubblica italiana ci pone fuori dai banchi del parlamento, facendoci diventare forza extraparlamentare.
Ora che fare? Ora bisogna ripartire, ora bisogna rialzarsi e ricostruire rifondazione comunista ripartendo dal progetto della stessa rifondazione comunista, bisogna procedere alla ricostruzione di un grande partito comunista, che riscopra i simboli del lavoro, la falce e il martello, per divenire riferimento organizzato della sinistra diffusa, bisogna che qualsiasi percorso si voglia mettere in piedi, non possa e non debba precludere il consolidamento del nostro partito, bisogna ricostruire la militanza, le vertenze di lotta, bisogna rimettere al centro della nostra agenda politica il conflitto sociale e la questione capitale-lavoro, bisogna riconnettersi al popolo dei movimenti ed alle esperienze collettive di lotta sul territorio, come bisogna fare una analisi compiuta della società che ci circonda per poter avanzare verso un vasto processo unitario a sinistra su basi comuni più solide di quanto avvenuto con la sinistra l’arcobaleno.
La sinistra l’arcobaleno è stato un progetto fallimentare, ed oggi essa non è più riproponibile in qualsiasi altra forma la si voglia presentare
Noi pensiamo, invece, come sopra detto, ad un partito radicato sul territorio, che ascolti, comprenda e acquisisca le sue “vertenzialità”, creando un vincolo indissolubile tra la società e la politica, solo un partito così strutturato, stretto in legame “orizzontale” con lo stesso, e non “verticistico, può riconnettersi a questa società “fluida” ed in continua e evoluzione.
Sappiamo che il percorso da intraprendere è lungo e faticoso ma la nostra umiltà e la nostra tenacia ci dicono che ce la possiamo fare, come abbiano dato un corpo al vuoto causato dalla “Bolognina” costruendo dal nulla un grande partito, come abbiamo superato lo scoglio, gigantesco, del 98, come abbiamo completamente innovato pratiche e comportamenti immergendoci nel movimento dei movimenti dal 2001, così oggi, siamo sicuri che dalle ceneri, di questa disfatta, sapremo ricostruire non “una tendenza culturale” nella sinistra, ma una rifondazione comunista forte e radicata.
Motivi della debacle elettorale in Campania ed in Irpinia
La debacle elettorale ha colpito anche la nostra Regione e la nostra Provincia, in Regione paghiamo la connivenza, perseguita oltremodo, con la giunta Bassolino nonostante il rinvio a giudizio dello stesso Governatore per la questione rifiuti, non abbiamo attuato quel “corto circuito” politico che la nostra gente ci ha chiesto a più riprese, restando ingabbiati nell’universo “bassoliniano”, a tale proposito ci preme ricordare che, sin dal mese di gennaio, abbiamo raccolto firme tra i compagni per uscire immediatamente dalla giunta regionale campana, e che nonostante tali firme siano state portate in CPR, tale ordine del giorno non è stato affatto preso in considerazione, e vale la pena ricordare in questa sede, che neanche un componente della segreteria attuale ha controfirmato tale appello nonostante gli stati maggiori del partito si affannavano, a dichiarare,in maniera del tutto demagogica che in merito al Governo Bassolino si era arrivati “alla fine di un ciclo politico”.
Di convesso, a livello provinciale, il gruppo dirigente della Federazione non ha mostrato nei confronti di Napoli alcuna autonomia, non essendo mai stato in grado di creare conflitto reale all’interno del tessuto sociale Irpino, seguendo in maniera del tutto acritica la linea politica imposta o dettata dal gruppo dirigente del partito napoletano.
L’aver stretto patti elettoralistici, innescando il percorso della sinistra l’arcobaleno, con i Verdi, PCDI, e SD, in Irpinia, ha esposto questo partito alla perdita della sulla anima di partito di classe, anima già messa in discussione da una gestione del partito che non è mai stata in grado di creare rotture forti innescando il conflitto di classe nel mondo operaio Irpino, e che si è oltremodo incrinata con una campagna elettorale in cui ogni sua componente, evidentemente ci riferiamo al “cartello elettorale” della sinistra l’arcobaleno, ha remato per se stessa, ponendo agli occhi degli elettori irpini, dei compagni, dei comunisti e degli stessi operai la realtà di un ceto politico che non diversamente da altri partiti, si poneva l’esclusivo approdo in parlamento questo soprattutto da parte dei candidati di SD che primeggiavano nelle liste.
Come oltremodo deleteria è stata la mancata presenza del nostro partito nel territorio, basti vedere la relazione sociale e politica mai innescatasi tra i movimenti di Savignano ed Ariano Irpino sulla vicenda della discarica di contrada Ischia prima ed ora di Pustarza come della lotta del movimento Arianase per la chiusura, la bonifica e la paventata riapertura della discarica di “Difesa Grande”, dove questo gruppo dirigente non è andato mai oltre il freddo comunicato stampa.
Il PRC Irpino, in nome del suo ceto politico dirigenziale, in sostanza, soccombe sotto il peso delle proprie responsabilità oggettive.
Detto ciò auspichiamo infine una presa d’atto e di responsabilità politica da parte del nostro gruppo dirigente provinciale, che seguendo l’esempio del gruppo dirigente nazionale, si ponga a questa assise, con la manifesta volontà di abbandonare il campo, presentandosi dimissionario, in questo CPF, in maniera irrevocabile, costruendo da subito, nella nostra federazione, un comitato di gestione, espressione di tutte le anime del partito, che possa intraprendere il percorso congressuale in maniera unitaria senza alcuna pulsione verso tesi maggioritarie o di maggioranza, riteniamo inoltre che di questo organismo di garanzia non debbano farvi parte nessun componente della segreteria uscente.
* Primo firmatario del documento