Disoccupati al 10%, più conflitti sociali

L’ultimo intervento del primo ministro Dominique de Villepin, ormai definitivamente uscito di scena, è stato di affermare che mai la disoccupazione in Francia è stata così bassa. Ma le cifre date dal governo sono state subito contraddette dalle statistiche europee, che le hanno riviste al rialzo. Inoltre, molti disoccupati sono stati radiati dalle liste, con varie scuse (non si sono presentati ai colloqui, ecc): nei fatti, il 10% della popolazione attiva è senza lavoro. Una disocupazione che tocca in particolare i giovani, che se trovano lavoro sono in maggioranza precari, e le persone di più di 50 anni, che hanno un tasso di occupazione tra i più bassi d’Europa.
Mentre i candidati dibattono sul «valore lavoro», i conflitti sociali sono molto numerosi. Ci sono state più di due settimane di sciopero dei dockers a Marsiglia, che hanno bloccato il porto e rischiato di lasciare i distributori di benzina a secco in tutto il paese. Ségolène Royal si è recata di fronte alla Peugeot-Citroen di Aulnay-sous-bois, dove il 10% degli operai è in sciopero da più di un mese per un aumento di salario. Scioperi anche nelle fabbriche di Airbus e da Alcatel-Lucent, sotto minaccia di licenziamenti e delocalizzazioni. Persino i dipendenti dell’Anpe, l’agenzia pubblica di collocamento, protestano contro le «velleità di privatizzazione» del governo. Intanto, la sofferenza al lavoro si manifesta in casi drammatici: quattro suicidi alla Renault, due a Edf. Una madre di famiglia, impiegata di una società di dstribuzione di pasti per le imprese, si è tolta la vita e ha lasciato un biglietto denunciando le «pressioni» sul posto di lavoro.
I candidati oscillano, tra visioni generali per rivalutare il «valore lavoro» e promesse specifiche. Ségolène Royal ha avviato una riflessione sulla securizzazione dei percorsi professionali, con l’obiettivo di creare una sicurezza sociale che intervenga per attutire gli effetti della mobilità subita. Nicolas Sarkozy difende il diritto di «lavorare di più per guadagnare di più», e pensa a un contratto unico, ispirato al Cne (contratto nuova assunzone, padre del famigerato Cpe), con una progressiva acqisizione di diritti, abolendo così, al ribasso, la divisione tra garantiti e precari. François Bayrou promette sgravi di contributi alla piccola e media impresa, per due nuovi assunti per società. Solo Olivier Besancenot della Lcr continua a difendere l’idea di lavorare meno per lavorare tutti. Da due giorni è scoppiata una nuova polemica su una proposta di Royal, che riguarda i circa 190mila giovanissimi (16-20 anni) che lasciano la scuola senza diplomi: un anno di lavoro nella piccola impresa (artigianato) retribuito dallo stato. E dopo? si chiedono i critici, che lo avvicinano a una nuova versione del Cpe, ma riservata solo ai casi più disperati. Per evitare le delocalizzazioni, la destra promette protezionismo e preferenza comunitaria, Royal di condizionare gli aiuti pubblici al mantenimento dell’occupazione e Bayrou di arrivare all’armonizzazione delle regole sociali europee.