Primi colloqui tra gli Stati Uniti e Cuba dopo le aperture di Barack Obama e i segnali positivi dal presidente Raul Castro. Lo ha reso noto il dipartimento di Stato americano: il secondo round di colloqui vede impegnati Tom Shannon, assistente segretario di Stato, e il capo della sezione di interessi cubana a Washington. Ad annunciarlo è stato il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Robert Wood.
Il tema del “disgelo” tra Usa e Cuba era balzato clamorosamente al centro del Vertice delle Americhe a Trinidad&Tobago di alcuni giorni fa, dopo che gli Stati Uniti avevano annunciato misure distensive nei confronti di Cuba riguardanti i viaggi dei cubano-americani nell’isola e le rimesse ai familiari. Un vertice nel quale si è anche registrato un netto cambio di passo della politica estera Usa verso i paesi del Sudamerica, con primi tentativi di dialogo che hanno già suscitato speranze o irritazioni nell’isola caraibica e nella comunità cubana esule negli Usa.
Obama aveva aperto la strada a una cancellazione dell’embargo a Cuba e a future relazioni diplomatiche, ordinando la revoca delle restrizioni sui viaggi e sul trasferimento di denaro. Sarà dunque possibile telefonare e ricevere chiamate direttamente dagli utenti dell’isola caraibica. Gli operatori americani potranno partecipare alle gare per l’emissione delle licenze, ovviamente con il sì dell’Avana. E non è esclusa la possibilità di istituire voli regolari. La direttiva allarga tra l’altro la gamma di oggetti che potranno essere spediti a Cuba per includere abiti, oggetti di igiene personale e attrezzature da pesca. Sarà invece proibito inviare doni ad alti funzionari del governo e del Partito Comunista.
Una decisione alla quale Raul Castro ha risposto proprio in occasione del vertice delle Americhe: “Siamo disposti a parlare su tutto, anche sui diritti umani”. Il presidente cubano, non invitato al vertice, aveva appunto preso il centro della scen con la sua apertura: “Abbiamo mandato a dire al governo nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro vorranno potremo discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici, qualunque cosa, qualunque cosa di cui vogliano parlare”.
Oggi, da Washington, la conferma dell’avvio dei colloqui.