Discussione dell’interpellanza sulla Croce Rossa, seduta Camera dei Deputati del 29 giugno 2006

Iniziative per l’approvazione di modifiche allo Statuto della Croce rossa italiana per la valorizzazione del personale dipendente di ruolo e per l’inserimento del personale precario – n. 2-00013)
PRESIDENTE. L’onorevole Burgio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00013 (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti sezione 7).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, per disporre di un quadro chiaro di sintesi sulla situazione della Croce rossa, appare utile riferirsi a due ordini di problemi, certo tra loro connessi, ma che è opportuno considerare in modo distinto.
In primo luogo, vi è il problema istituzionale. La Croce rossa sconta gravi carenze per ciò che attiene ad una chiara definizione delle sue attribuzioni. Il punto cruciale concerne l’assenza di deleghe e la concessione di funzioni per convenzione. Tale circostanza sottrae all’ente la certezza dei compiti e della concreta assegnazione di funzioni e lo costringe, di fatto, ad una aleatoria ricerca di aggiudicazioni in concorrenza con altre strutture associative di natura privata. Una precisa responsabilità, a questo riguardo, incombe sul nuovo statuto della Croce rossa italiana, approvato dal precedente Governo con decreto del Presidente del Consiglio del 6 maggio 2005, il cui articolo 3, pure intitolato «Servizi delegati», fa riferimento esclusivo a incarichi per convenzione.
Come ho detto, è uno stato di cose che determina perdurante e, direi, strutturale incertezza ed un costante rischio di spreco di notevoli risorse strumentali e professionali allocate nelle venti sedi regionali e nelle centinaia di comitati provinciali e locali. L’impropria concorrenza di un ente pubblico come la Croce rossa con associazioni private si svolge, inevitabilmente, secondo una logica di gare al massimo ribasso, foriera di effetti perversi per quanto concerne sia la qualità dei servizi all’utenza sia le condizioni di quanti operano nel servizio. Proprio tale concorrenza ha determinato una notevole riduzione dei compiti e degli ambiti di intervento affidati alla Croce rossa, che ha via via perduto tutte le attività che prima svolgeva in via esclusiva.
Alla radice di questo stato di cose va individuata una duplice causa: da una parte, la complessità strutturale dell’ente e, dall’altra, il suo collocarsi, per così dire, al crocevia tra molteplici ambiti funzionali facenti capo alla sanità, alla solidarietà sociale, alla difesa, alla protezione civile.
Per quanto concerne, specificamente, la complessità strutturale, mi riferisco alla compresenza di una cospicua componente volontaristica (300 mila unità di volontariato) al fianco o, per meglio dire, sovraordinata alla componente istituzionale costituita dal personale civile dipendente. Tale compresenza è caratteristica della Croce rossa e, di per sé, connaturata alla sua fondamentale vocazione, ma ha dato luogo a disfunzioni, anche in conseguenza di uno sviluppo abnorme sul piano quantitativo della componente volontaristica. A tali disfunzioni le modifiche statutarie succedutesi nel tempo e, in particolare, il nuovo statuto del 2005 varato dopo un iter che non ha mai visto il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, non hanno dato soluzioni. Le hanno piuttosto aggravate, riservando alla componente volontaristica le funzioni direttive e gestionali sia al centro (presidenza nazionale e consiglio direttivo nazionale) sia sul territorio (comitati regionali, provinciali e locali), così sancendo l’esclusione della componente istituzionale dagli organi di indirizzo e di gestione dell’ente. I ripetuti interventi statutari via via introdotti hanno, cioè, svilito il ruolo delle attività e dei dipendenti ad esse collegati, ponendo la componente volontaristica in condizione di controllare totalmente la struttura operativa e gestionale della Croce rossa. In conseguenza di questa situazione, la Croce rossa stessa è stata da ultimo descritta da un quotidiano nazionale, con una metafora che a me pare efficace, come un «incredibile Minotauro».
A questo problema di ordine istituzionale si affianca e si intreccia il secondo ordine di questioni che abbiamo inteso porre in evidenza nell’interpellanza, connesse alla condizione di quanti prestano servizio nei ruoli o, comunque, alle dipendenze della Croce rossa italiana. Vi è, intanto, un dato obiettivo connesso alla composizione attuale degli organici. Sono attualmente in servizio circa 1.700 dipendenti civili di ruolo, su un organico che ne prevede 3.050. Ad essi si aggiungono 900 militari, quali corpo ausiliario delle Forze armate, e ben 2.400 precari, di cui 400 con richiamo annuale e circa 2 mila impiegati sul territorio per i servizi in convenzione. Dunque, poco meno del 50 per cento del personale oggi in servizio è costituito da precari.
Sulla base di questo assetto squilibrato si sono venute determinando condizioni di notevole sofferenza, sfociate da ultimo nella occupazione delle sedi centrali e periferiche della Croce rossa, a far data dal 9 maggio, e in due giornate di sciopero dei dipendenti di ruolo e dei precari, il 26 maggio e il 9 giugno scorsi.
Faccio riferimento, in particolare, alla mancata o incompleta applicazione di accordi sindacali ed al mancato pagamento delle competenze accessorie. Fonti sindacali stimano in alcune migliaia di euro la rilevanza del danno individuale arrecato a ciascun lavoratore dall’attuale modalità di gestione.
Ma il problema di maggior momento è costituito, ovviamente, dalla precarietà dei 2400 lavoratori non strutturati, il cui contratto è ormai prossimo alla scadenza. Per questi lavoratori si profila una condizione di assoluta incertezza, con grave repentaglio per la stessa continuità del servizio.
Detto ciò, occorre riconoscere che le risposte fornite dalla dirigenza in carica a tale massa di questioni appaiono del tutto inadeguate e, anzi, segnalano inadempienze gravi e persistenti.
Si è detto della mancata attuazione di accordi sindacali. Basti qui aggiungere un ulteriore elemento: a fronte di una crisi organizzativa, gestionale e finanziaria di tale portata, che ha indotto, da ultimo, l’invio di ispettori da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, recenti fonti di stampa hanno segnalato l’esistenza di contratti sottoscritti dalla Croce rossa per un ammontare di circa 16 milioni di euro, privi di copertura, per il periodo 2004-2006.
Il consiglio direttivo nazionale in carica non si è mai riunito dal momento del proprio insediamento, avvenuto oltre cinque mesi fa. In sostanza, il consiglio direttivo nazionale, con questa politica di continuo differimento, ha determinato il blocco della gestione ordinaria del comitato centrale, non riuscendo nemmeno a dare attuazione al proprio potere primario di scelta del direttore generale dell’ente, con ripercussioni a cascata sui singoli uffici di gravità facilmente immaginabile.
Non basta: si sono registrati, da ultimo, sviluppi che forniscono ulteriori motivi di preoccupazione, in quanto autorizzano il sospetto che l’attuale dirigenza nazionale della Croce rossa abbia in animo di intraprendere processi di privatizzazione dell’ente. Del resto, non sarebbe un fatto del tutto inedito, visto che già il commissario Maurizio Scelli ipotizzò la possibile creazione di una società per azioni, la Croce rossa italiana servizi Spa, di cui la Croce rossa italiana avrebbe dovuto essere fonte costitutiva.
In sede di replica citerò un antefatto siciliano che, da questo punto di vista, è illuminante e fonte di qualche ulteriore preoccupazione.
Il 15 marzo di quest’anno, il comitato centrale della Croce rossa ha stipulato una convenzione con l’azienda regionale Emergenza sanitaria 118. Sulla base di questa convenzione, il 30 maggio scorso, per iniziativa del direttore generale Longhi, di recente, come è noto, costretto alle dimissioni dopo una vicenda penosa, che lasciamo sullo sfondo, si è addivenuti all’assunzione da parte della Croce rossa italiana di 70 persone, tra autisti e paramedici, già in servizio presso società private coinvolte nella fornitura di servizi in convenzione da parte della stessa Croce rossa nel territorio di Latina.
Si tratta di una procedura alquanto discutibile e di assai dubbia regolarità, se si tiene conto che la citata convenzione reca in allegato l’elenco nominativo integrale delle persone interessate al provvedimento e che questo stesso elenco è richiamato nella determinazione del dottor Longhi ai fini dell’assunzione nei ruoli della Croce rossa. Questo personale è stato in tal modo assunto, seppure a tempo determinato, nei ruoli della Croce rossa senza pubblico concorso, in violazione di quanto disposto dal decreto legislativo n. 165 del 2001.
Si tratta di un episodio grave, che si carica di significati ancora più preoccupanti qualora si trattasse di una sorta di esperimento pilota. Ove generalizzata, questa prassi condurrebbe, infatti, ad una sostanziale privatizzazione del rapporto di impiego del personale della Croce rossa italiana, segnando un ulteriore e verosimilmente irreversibile passo verso la dispersione del connotato pubblico dell’ente.
In conclusione, alla luce di quanto sin qui considerato, si chiede al Governo, in primo luogo, di operare affinché l’ente provveda con urgenza a garantire il rispetto degli accordi sindacali, sanando immediatamente le violazioni prodotte sul terreno del trattamento economico dei dipendenti, a cominciare dal pagamento delle competenze arretrate.
Si chiede di adottare provvedimenti in grado di condurre al superamento della grave situazione del personale precario, prorogando i contratti in scadenza e avviando un percorso di stabilizzazione, almeno sino alla piena copertura degli organici, secondo impegni già assunti dal consiglio direttivo nazionale.
Occorre tenere presente, a questo riguardo, che si tratta per buona parte di personale formato, in possesso di competenze professionali, dotato di esperienza in un campo nel quale l’improvvisazione sarebbe, e spesso è, causa di gravi conseguenze a danno dell’utenza dei servizi di pronto intervento. Occorre, altresì, tenere presente che il decreto del precedente Governo non incluse la Croce rossa italiana tra gli enti individuati ai fini dell’assunzione a tempo indeterminato di 7 mila unità nei ranghi della pubblica amministrazione.
Si chiede di approfondire la vicenda della convenzione con l’Ares 118 di Latina e, comunque, di respingere qualsiasi tentativo di privatizzazione, totale o parziale, della Croce rossa italiana.
Si chiede, infine, di sapere quale sia l’orientamento del ministero in ordine ai gravi problemi gestionali determinati o aggravati dall’attuale gestione dell’ente e di valutare in tale contesto persino l’eventualità di una nuova fase di commissariamento, che preluda al varo di misure strutturali tese, per quanto concerne i problemi statutari, a ribadire ed a consolidare lo statuto pubblico della Croce rossa, a rivedere gli attuali assetti direttivi e gestionali in modo da riservare al personale dipendente adeguate funzioni di indirizzo e di gestione, ed a conferire alla Croce rossa italiana certezza di attribuzioni e deleghe funzionali emancipandola dall’attuale regime di concorrenza mercantile con associazioni private.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Serafino Zucchelli, ha facoltà di rispondere.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Burgio, premetto, al di fuori di quello che dovrò leggere, che molte delle considerazioni e, soprattutto, dello spirito che hanno animato questa interpellanza sono da noi e dal ministero condivise. Aggiungo che il Ministero della salute, in realtà, condivide il ruolo di vigilanza assieme ad altri numerosi ministeri, come ho imparato in questi giorni, e addirittura alla Presidenza del Consiglio: sono della partita il Ministero dell’economia e delle finanze ed il Ministero della difesa, forse il Ministero della funzione pubblica. Quello che sto per leggere riguarda la doverosa interpellanza che noi abbiamo rivolto agli organi attualmente dirigenti della Croce rossa; vi sono, poi, alcune considerazioni del Ministero dell’economia e delle finanze e, in ultimo, alcune brevi considerazioni del Ministero della salute.
In merito a quanto rilevato dagli onorevoli interpellanti sulla mancanza nel nuovo statuto della Croce rossa italiana di deleghe e di funzioni per l’ente, ribadendo in questo modo la natura convenzionale dei compiti da svolgere in ausilio del sistema sanitario, si sottolinea che l’articolo 3 prevede che: «La Croce rossa italiana può essere incaricata, mediante convenzione, a gestire, con la propria organizzazione, il servizio di pronto soccorso nelle autostrade, nei porti, negli aeroporti dell’intero territorio nazionale; può inoltre essere incaricata, mediante convenzione, dallo Stato, dalle regioni e da enti pubblici allo svolgimento di altri compiti purché compatibili con i suoi fini istituzionali, ivi comprese le attività formative».
La Croce rossa gestisce attualmente i servizi di pronto soccorso di circa 25 aeroporti su tutto il territorio nazionale, ma questa attività è in progressivo ridimensionamento a causa del trasferimento degli aeroporti ad alcune società di capitali che provvedono, come è loro diritto, anche alla gestione dei suddetti servizi mediante forme di autogestione o scegliendo un altro interlocutore. L’attuale convenzione tra il Ministero della salute e l’associazione per la gestione del pronto soccorso aeroportuale non arriva, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’ente (ma non lo abbiamo verificato noi), a coprire il 50 per cento dei costi sostenuti dall’ente stesso.
Gli interpellanti, inoltre, pongono l’accento sulla presunta crisi tra la componente associativa e quella burocratica, che in particolari momenti della vita associativa tende a manifestarsi con maggiore impatto. Il presidente citato ha fatto presente che il personale dipendente dalla Croce rossa costituisce la struttura portante di tutte le attività e che lo statuto dedica attenzione, al riguardo, alla separazione tra le funzioni di indirizzo e controllo e le funzioni di gestione e amministrazione (su questo avremmo qualcosa da eccepire e lo diremo alla fine). La struttura, nel suo complesso, compreso quindi anche il personale, ha il compito di garantire che le attività associative istituzionali vengano svolte efficacemente e conformemente ai principi normativi. Inoltre, il personale operativo costituisce il supporto professionale per il migliore svolgimento delle complesse attività istituzionali dell’ente.
Nello statuto sono previste le due realtà, quella volontaristica e quella istituzionale, formata dal personale che svolge attività di servizio e supporto all’attività delle componenti volontaristiche. Alla data del 27 dicembre 2005 risulta che, da un contingente di personale civile di 1.676 unità, sono state affiancate 900 unità di personale militare divise per gradi (ufficiali, sottufficiali e truppa) per l’attività svolta dalla Croce rossa quale ausiliaria delle Forze armate: quindi, sostanzialmente 2500 persone strutturate. Particolari e locali esigenze di servizio richiedono la presenza di altre 382 unità di personale militare, assunte secondo elenchi redatti in un certo modo. Per sopperire alle esigenze connesse all’espletamento di servizi in convenzione con le ASL viene utilizzato, ad integrazione delle dotazioni di ruolo, personale civile a tempo determinato – cui lei faceva riferimento – , assunto con gli strumenti normativi vigenti in materia: al momento sono ben 1.866 unità.
Per quanto riguarda, poi, la preoccupazione espressa circa la convenzione stipulata il 15 marzo 2006 tra l’azienda regionale Emergenza sanitaria 118 Ares ed il comitato centrale, dalla disamina dell’atto convenzionale, effettuata anche dalle direzioni generali del nostro ministero, non risultano elementi che possono determinare la progressiva privatizzazione dell’ente, tanto più che la natura giuridica della Croce rossa può essere modificata soltanto con norme di legge. La convenzione di durata triennale e rinnovabile interessa il territorio della provincia di Latina e prevede l’effettuazione di interventi di primo soccorso e di soccorso avanzato ed il trasporto di pazienti.
Il Ministero dell’economia e delle finanze, condividendo la necessità di una riorganizzazione dell’ente – e qui il parere è un po’ pesante -, con particolare riferimento alla composizione e ai compiti del collegio dei revisori dei conti, considera inopportuna un’eventuale modifica dello statuto allo scopo di stabilizzare il personale precario, in quanto questo è in contrasto con il divieto legislativo di assunzione di personale, in cui purtroppo ricade anche la Croce rossa italiana. Lo stesso ministero ha precisato che tale stabilizzazione comporterebbe inoltre un rilevantissimo onere finanziario, stante la consistenza numerica del personale individuato ed il carattere permanente della spesa, con violazione del principio di rango costituzionale sull’accesso al pubblico impiego mediante concorso pubblico.
Per quanto riguarda la vicenda sindacale, le rivendicazioni delle quali si fa cenno nell’atto parlamentare sono già state oggetto di confronto con il precedente Governo. Attualmente, è in atto una vertenza con le organizzazioni sindacali, che chiedono il rispetto di un contratto integrativo firmato con la precedente gestione commissariale. Le notizie di cui siamo in possesso, che non sono ancora complete, tuttavia fanno emergere il sospetto di alcuni elementi di irregolarità formale nell’itinerario in cui si è costruito questo contratto integrativo ed hanno messo in evidenza soprattutto – questo è ancor più grave – la carenza di una parte dei fondi necessari al finanziamento dei costi contrattuali. Per la necessaria verifica è in corso presso la sede centrale della Croce rossa un’ispezione del Ministero dell’economia e delle finanze, al fine di verificare la relativa disponibilità finanziaria e la regolarità degli atti compiuti.
Allo scopo di affrontare i problemi sollevati dalla vertenza sindacale, il Ministero della salute, per conto anche degli altri ministeri interessati e previa informativa alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha convocato per il 5 luglio prossimo venturo una riunione con le organizzazioni sindacali rappresentative. Il Ministero della salute ritiene, inoltre, che solo una soluzione normativa potrebbe risolvere la problematica relativa alla tipologia delle diverse categorie di personale operanti nella Croce rossa italiana. Secondo noi sarebbe, inoltre, opportuna una revisione dello statuto, mirata ad una chiara separazione di attribuzioni tra organi di indirizzo (governance) e di gestione (management) ed una più idonea esplicitazione delle incompatibilità per i componenti dei diversi organi elettivi e delle competenze dell’assemblea nazionale e del consiglio direttivo nazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di replicare.
ALBERTO BURGIO. Mi dichiaro soddisfatto in ordine agli orientamenti generali espressi dal signor sottosegretario, tranne, naturalmente, per il parere del Ministero dell’economia e delle finanze e l’orientamento espresso in tema di stabilizzazione del personale non inquadrato nei ruoli della Croce rossa. Si tratta di personale che, come dicevo, è quantitativamente cospicuo (naturalmente, questo genera un onere eventuale nella stabilizzazione), ma vi è anche un elemento che dovrebbe indurre a maggiore riflessione, sia perché si tratta di lavoratori che hanno prestato per anni (e taluni per decenni) il proprio servizio, sia perché dalla continuità di questa loro attività dipende l’adempimento di compiti di primaria importanza.
Per quanto riguarda il conflitto tra dipendenti e volontari a cui si faceva riferimento, esso è stato aumentato dallo statuto, ed è talmente evidente che si tratta di una delle questioni a monte delle attuali agitazioni che queste ultime si sono ripetute e sono tuttora in atto.
Vorrei chiarire che non si tratta, da parte degli interpellanti, di sottostimare l’apporto della componente volontaristica e i suoi meriti sul terreno dell’impegno civile (benché non si possa sottacere che non di rado, in diversi ambienti del no profit, e in particolare proprio nel settore della cooperazione sociale e dei servizi alla persona, la nobile etichetta del volontariato funga da copertura rispetto a processi di privatizzazione di servizi e di realtà di sottoccupazione, di lavoro dipendente decontrattualizzato) né di delegittimare la componente volontaristica e l’apporto che essa da sempre fornisce alle attività di soccorso svolte dalla Croce rossa. Si tratta piuttosto di far valere il principio della responsabilità (essenziale nelle pubbliche istituzioni) sul terreno delle competenze, della qualità del servizio, delle garanzie e tutele del lavoro e dei suoi diritti. È questo il motivo per cui gli interpellanti, a nome dei quali parlo, ritengono essenziale che si addivenga ad un riequilibrio tra le competenze, le funzioni e le prerogative del personale dipendente rispetto a quelle della componente volontaristica, a tutti livelli.
Signor sottosegretario, consta anche a me che i ministeri vigilanti hanno, appunto, prerogative di vigilanza, ma né nel consiglio direttivo nazionale, né nei consigli periferici sono presenti rappresentanti dei lavoratori e degli stessi ministeri vigilanti. Quindi, noi abbiamo un ente pubblico che è totalmente nelle mani di personale volontario. Per questo parlavo della necessità di riequilibrare le rispettive prerogative.
Si tratta di valorizzare il patrimonio strumentale e umano di cui la Croce rossa dispone, che è il prodotto del lavoro e dell’impegno del suo personale dipendente, troppo raramente e inadeguatamente riconosciuto. Spesso indugiamo in maniera retorica (soprattutto di questi tempi, soprattutto quando è in questione la pubblica amministrazione) sulla necessità di evitare sprechi, reali o presunti; io direi che sarebbe veramente necessario, in questo caso, evitare di renderci responsabili di uno spreco di risorse, omettendo di adottare tutte le misure necessarie per valorizzare competenze, attività e risorse di cui la Croce rossa è in possesso.
In conclusione, anche in vista dell’incontro tra il Ministero della salute e le organizzazioni sindacali (che, se non sbaglio, è previsto per il prossimo 5 luglio), gli interpellanti auspicano un immediato intervento governativo che, assumendo le necessarie misure nei confronti dell’attuale vertice, restituisca slancio e dignità ad una istituzione così cara alla maggioranza degli italiani; un intervento che chiarisca in via definitiva le rispettive competenze della struttura pubblica e del mondo associativo e che non consenta più a quest’ultimo di gestire in via esclusiva un ente pubblico. Un intervento, ancora, che ridia alla Croce rossa italiana certezza di compiti e funzioni, attribuiti finalmente in via esclusiva, e non per convenzione, a livello nazionale.
Gli interpellanti non possono che ribadire la necessità di dare stabilità alle centinaia di precari impiegati ormai da anni, sortendo il duplice risultato di migliorare, grazie all’indiscussa professionalità acquisita, i servizi resi alla collettività e di assicurare un futuro a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie.
Quanto alle preoccupazioni destate da ipotesi o tentativi, reali o presunti, di privatizzazioni, preoccupazioni che non possono non accrescersi al cospetto di vicende analoghe e gravissime come la recente privatizzazione del Policlinico San Matteo di Pavia, prendo atto delle valutazioni rappresentate dal signor sottosegretario.
Tengo a sottolineare, però, che queste nostre preoccupazioni debbono essere valutate alla luce di quanto accaduto in passato in Sicilia. Alludo alla costituzione della Croce rossa italiana in società mista di diritto privato, la SpA SISE, attraverso cui sono stati assunti per chiamata diretta, quindi con metodi privatistici, 3 mila dipendenti impiegando fondi regionali destinati al SUES 118. Dunque, dipendenti privati, pagati con i fondi della regione, alcuni dei quali destinati ad operare in altre regioni e persino impiegati nei servizi del comitato centrale della Croce Rossa in diretta concorrenza con i dipendenti pubblici dell’ente. Anche a questo proposito mi paiono auspicabili interventi efficaci da parte del Governo, nonché una sua pressante attività di vigilanza ai fini della salvaguardia della natura pubblica della Croce rossa italiana e dei rapporti di lavoro che la concernono.