Direzione nazionale del PRC del 31-7-2006. Intervento di CLAUDIO GRASSI

Intervento del sen. Claudio Grassi,
coordinatore nazionale Essere Comunisti
alla riunione della Direzione Prc del 31-7-2006

Sulla situazione politica persiste tra noi una differenza di valutazione già emersa nella scorsa Direzione. I fatti avvenuti in queste due settimane mi confermano nella valutazione che feci allora.
In particolare sulla politica estera e sulla politica economica.
Sulla politica estera il Governo ha, di fatto, confermato la presenza in Afghanistan così come era avvenuto nella passata legislatura. Inoltre è stata fatta una Conferenza a Roma sul Libano nella quale il Governo Prodi non ha ottenuto neanche il minimo che si potesse richiedere: il cessate il fuoco e il ritiro dai territori occupati da parte di Israele. Non vi è stato – e allo stato attuale non vi è – nessun atto del Governo Prodi di critica allo Stato di Israele e di solidarietà col popolo palestinese.
Non vorrei ci dimenticassimo quel che abbiamo sempre detto: la discontinuità in politica estera non doveva essere decretata solo nei confronti del Governo Berlusconi, ma anche rispetto alla politica estera che il centrosinistra ha praticato negli anni ’90. Siamo ben lontani dall’aver conseguito questo risultato.
Ci voleva il massacro di Qana – vero e proprio atto terroristico di Stato – perché si levasse qualche timida voce per il cessate il fuoco. Faccio notare che ancora una volta gli Usa hanno posto il veto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu per una condanna di Israele, dimostrando – se ce ne fosse ancora bisogno – quanto stiano a cuore a Bush e soci i diritti umani e il rispetto della legalità internazionale.
Sulla politica economica Padoa Schioppa, utilizzando come vincolo le decisioni degli organismi europei e ritenendo fondamentale che non ci siano valutazioni negative da parte delle agenzie di rating, conferma che la sua bussola è l’abbattimento del debito in tempi brevi. Il ministro del lavoro Damiano in un’ampia intervista sull’Unità, anziché contestare questi progetti di Padoa Schioppa, critica il segretario della Cgil Epifani che ieri aveva espresso riserve sul Dpef e su alcuni atti del Governo. Inoltre avanza ipotesi di allungamento dell’età pensionabile che, io credo, dobbiamo contrastare con forza. In definitiva, come in politica estera non si vedono elementi di discontinuità, così in politica economica l’obiettivo del superamento della politica dei due tempi non mi pare in vista.
Aggiungo che le riflessioni fatte da Bertinotti nei giorni scorsi su La Stampa e su Liberazione non mi convincono ed anzi mi paiono per certi versi sorprendenti. Non esiste nessun allargamento della coalizione verso il centro che possa essere fatto a costo zero. Come potrebbe un parlamentare, un pezzo di partito o un partito nel suo insieme, che nella scorsa legislatura ha sostenuto Berlusconi, che di quel Governo ha fatto parte e che è stato eletto con il programma di centro-destra, passare nello schieramento opposto senza che ciò determini una modificazione dell’impianto programmatico proprio della coalizione che lo accoglie? Davvero pensiamo che eventuali new entries sarebbero d’accordo con noi sull’abolizione della Moratti, della Bossi-Fini, della Legge 30, cioè di leggi che loro stessi hanno varato nella scorsa legislatura? Tutt’altra deve essere la nostra sfida: innanzitutto quella di aumentare la nostra forza nella società, attraverso movimenti di massa, sia sulle questioni sociali che sulle questioni internazionali; e per questa via cercare di modificare a nostro favore i rapporti di forza nelle istituzioni.. Non ci sono scorciatoie politiciste.
Un’ulteriore critica che mi sento di fare è che vedo, da parte del Partito, troppa timidezza nel criticare affermazioni non condivisibili che di volta in volta vengono avanzate da autorevoli esponenti del’Unione. Mi pare un errore il fatto che nessuno abbia criticato Damiano per le cose che ha detto nell’intervista che prima ricordavo. Ma soprattutto considero grave che nessuno abbia replicato all’intervista di Fassino apparsa sulla Stampa. Fassino dice: “ se lo scordino che noi verremo via dall’Afghanistan”: non abbiamo nulla da dire su questo? Mi pare che tutto il Partito voglia venire via dall’Afghanistan e che tutto il partito sarebbe contrario a finanziare quella missione per tutta la legislatura. Io avevo capito così, o mi sbaglio? Non credo sia un problema solo di chi ha dissentito in questo passaggio, visto che alla riunione di Genova organizzata da Agnoletto e da altri, alla quale hanno aderito molti parlamentari che hanno votato sì, la parola d’ordine è stata: prepariamo già da settembre una grande iniziativa di tutto il movimento pacifista, poiché la prossima volta, e cioè il 21 dicembre, non può più finire come questa volta e il fronte del no deve essere molto più ampio nel Parlamento e nel paese”.
Concludo sulle nostre vicende interne.
Sono state dette parole forti nella relazione del Segretario. Non le condivido. Sono sereno, rispetto a tutto quanto ho fatto. Ho agito sulla base di un convincimento che ho e che è molto profondo.
E’ stato detto che avremmo fatto questo per ottenere visibilità. Si tratta di becere volgarità. Per quanto mi riguarda sono stato 10 anni in Segreteria nazionale e non sono mai stato 1 minuto in televisione, alla faccia della smania di visibilità! E’ stato detto che posso permettermi di fare quel che ho fatto perché, come eletto, occupo una posizione di privilegio; vorrei ricordare che, a differenza di altri che stanno in Parlamento da sempre, fin da quando avevano i calzoni corti, il sottoscritto è entrato per la prima volta in Parlamento con queste elezioni dopo 35 anni di gavetta e di militanza politica fatta nei movimenti e nel partito.
Non credo affatto di aver danneggiato il Partito. La presenza massiccia alla assemblea contro la guerra del 15 luglio ai Frentani a Roma dice a tutti che una parte non irrilevante del mondo pacifista e della stessa Rifondazione Comunista ha sostenuto la nostra iniziativa. E, credo, sarebbe stato dannoso se nessuno l’avesse rappresentata.
Vorrei far notare che le dure accuse mosse oggi contro di noi e quelle che ci sono state rivolte nei giorni scorsi, non hanno uguali in nessun altro partito politico all’interno del quale si sia manifestato un dissenso come il nostro. I dissidenti, infatti, non sono stati solo nel Prc, ma anche nei Verdi, nel Pdci, nei Ds e nell’ Italia dei Valori. Ebbene, nessuno di questi partiti ha reagito con questa drammatizzazione. Anzi, il segretario dei Verdi in una intervista, non solo ha mostrato rispetto per i suoi parlamentari dissidenti, ma ha usato parole di comprensione e di apprezzamento per la loro iniziativa.
Io non credo affatto di aver danneggiato il Partito. Al contrario, credo che a danneggiarlo sia stata la mediazione siglata dalla maggioranza. A questo proposito torno a chiedervi: perché avete accettato il voto congiunto di tutte le missioni nonostante nel programma dell’Unione ci sia scritto il contrario? E perché non avete mai reso conto e risposto a questa nostra critica? Perché, nonostante sia stato detto ripetutamente che la mediazione minima era l’exit strategy e nonostante non sia stata conseguita, avete accettato lo stesso la proposta del Governo?
Nella Direzione precedente era stato detto che noi non potevamo differenziarci con il voto poiché, per la condizione particolare che c’è al Senato, una minoranza poteva influire in modo tale da annullare le decisioni della maggioranza. Di tutte le critiche che ho sentito questa mi è parsa quella politicamente più sensata. Ha un suo fondamento che riconosco. Ma la nostra azione ha evitato questo esito! Votando contro alla Camera, dove questo non produceva effetti sul quadro politico, e lavorando per ottenere la fiducia al Senato per evitare che si determinasse una non autosufficienza della maggioranza, quel fatto non si è prodotto.
Vorrei chiarire infine – siccome sono stato accusato anche di questo – che non ho mai trattato né con Chiti, né con chicchessia. Sono stato convocato da Chiti, assieme al capogruppo Russo Spena, agli altri dissidenti e agli altri capigruppo, poiché egli voleva notizie sul nostro voto nel caso il Governo decidesse di mettere la fiducia. E sono stato riconvocato da Chiti, sempre assieme a Russo Spena, poiché il Governo intendeva informarci del fatto che aveva deciso di apporre la fiducia. Nessuna trattativa separata, né con Chiti né con chicchessia, è stata mai fatta dal sottoscritto.
Infine sul fatto che avrei sbagliato, nel mio intervento al Senato, a criticare il Presidente della Repubblica poiché ci ha definiti anacronistici. Francamente non capisco, sono io che chiedo a voi come mai il partito ai suoi massimi livelli non abbia criticato quella presa di posizione di Napolitano. Sbagliata nel metodo (un presidente della repubblica non dovrebbe interferire nelle vicende interne agli schieramenti politici) e nel merito (il termine usato – anacronistici – è denigratorio e offensivo).