Dini: «Prodi abbandoni il Prc o cadrà»

ROMA — Se non si candida alle primarie del Pd è solo per raggiunti limiti anagrafici, ma di certo Lamberto Dini, 76 anni, presidente della commissione Esteri del Senato, non rinuncia a prendere per le corna il toro della politica. Bacchetta Prodi per aver «ceduto alle sirene di Bertinotti», minaccia di non votare le pensioni, bolla la sinistra come «minoranza sconfitta dalla storia» e apostrofa, sarcastico, quel «filosofo » di Arturo Parisi. Il ministro della Difesa dice che Rutelli si muove da «bella statuina» verso un nuovo assetto centrista. «Reazioni di un filosofo della politica, che poi trovino sostanza nella realtà è un’altra cosa. Capisco Rutelli e Fassino, ma non cosa abbia in testa Parisi».
Per Fassino la maggioranza è fragile, non coesa.
«Sono emerse lacerazioni, differenze molto forti. Ma se prevale la ragionevolezza forse il quadro si può ricomporre ».
La sinistra vi accusa di tentare una offensiva centrista…
«Rutelli non è stato bene interpretato. Se la maggioranza è così divisa da non permettere di fare le riforme che vuole Prodi, con una nuova legge elettorale perché non si dovrebbero cercare nuove alleanze? Non oggi, né domani. Ma dopodomani».
Sembra quasi che Rutelli e Fassino abbiano più fretta di lei: il segretario Ds ha aperto con forza a Udc e Lega.
«Se la coalizione è bloccata dalle contraddizioni interne e non consente di fare le riforme, tutte le forze facciano il punto della situazione. Io mi auguro che a sinistra prevalga la ragionevolezza».
A sinistra? E che dice del voto sulla giustizia? Al senato sono stati due ulivisti a portarvi sull’orlo del baratro.
«Il governo poteva esprimere parere favorevole sull’emendamento Manzione. Non vedo cosa ci fosse di sconvolgente, visto che in passato il centrosinistra condivideva quelle posizioni. La norma sugli avvocati nei consigli giudiziari è stata bocciata solo grazie al voto dei senatori a vita convocati per l’occasione».
Ora l’Ulivo vuole espellere sia Manzione che Bordon.
«Non capisco tanta severità, se non si può parlare in dissenso si creano ulteriori tensioni. Due senatori in meno non facilitano la sopravvivenza del governo».
Qualcuno sospetterà che sia davvero lei il burattinaio di Bordon e Manzione.
«Ammesso che ne siano capaci si muovono nella logica di creare un altro gruppo, un movimento di cui non mi hanno mai parlato. Non faccio parte della loro cordata».
Però lei ha detto che anche i riformisti possono far cadere il governo e che 20 senatori bastano…
«Confermo. Fassino e Rutelli, non due cani sciolti, hanno spiegato il clima dentro i nostri partiti. Dl e Ds devono valutare se si può andare avanti in queste condizioni, anche se mi auguro che si permetta al governo di recuperare il terreno perduto».
Dicono i bene informati che dopo Prodi non c’è Dini e non c’è Marini, ma Giuliano Amato.
«Dovrebbe chiederlo a chi mette in giro queste previsioni, io non ne faccio. Marini e Amato sono impeccabili, hanno tutti i titoli per guidare un eventuale governo prima di nuove elezioni».
Voterà le pensioni?
«Faccio affidamento sulla proposta del premier, se Prodi vuole accettare un addolcimento dello scalone si trovino le risorse all’interno del sistema previdenziale per finanziare i minori risparmi. Se questo è non ho difficoltà a votarla, se invece si aumenta la spesa no, non la voto ».
Giordano ha detto che Prodi farà sua la proposta del Prc.
«Prodi ha ceduto alle sirene del Prc, ma andare in pensione alla giovane età di 57 anni non si può. Non credo che Prodi accetterà la proposta di Giordano, non deve accettarla, la soluzione ideale è che lo scalone entri in vigore il primo gennaio 2008. La sinistra antagonista è isolata, sono loro che devono unirsi al resto della maggioranza».
Sembra facile…
«Un accordo in questa direzione è la sola possibilità per il governo di sopravvivere. Capisco che Giordano minacci di far cadere Prodi, è stato eletto da movimenti, no global, pacifisti anti-Usa… Una piccola minoranza sconfitta dalla storia e che rappresenta il 5 o 6 per cento della popolazione non può avere la pretesa di piegare il Paese a ideologie del passato, mentre l’Italia perde la battaglia dell’economia».
Bertinotti dice che voi riformisti siete i veri conservatori.
«Il conservatore è colui che vuole mantenere l’età della pensione al di sotto della media europea. I riformisti siamo noi del Pd».
Presenterà una sua lista?
«Ci sto pensando, è bene che ci sia una componente liberaldemocratica in appoggio a Veltroni».
E perché non a Letta?
«Nessuno me lo ha chiesto».