Dini: il Prc si accontenti E’ un partito ormai vecchio in futuro non otterrà di più

«Sono decisamente stupito dall’intervista di Franco Giordano: nel negoziato di questi mesi la sinistra radicale ha ottenuto l’accordo per l’aumento delle pensioni minime che interessano tre milioni di pensionati, gli ammortizzatori sociali, le misure per i giovani e per i precari come il ricongiungimento dei contributi, la gradualità dell’innalzamento dell’età pensionabile. Io credo che dovrebbero essere contenti. Anche perché d’ora in avanti non potranno ottenere di più».

E invece Giordano annuncia che va in piazza contro il governo dell’Unione.
«Guardi, sta alzando il tiro, vuole aumentare il prezzo per il suo consenso su queste misure».

Lamberto Dini, ex premier ed ex ministro degli Esteri, oggi impegnato a costruire il gruppo liberaldemocratico dentro il futuro Partito democratico, non crede allo show down di Rifondazione, ma non si nasconde che sarà «un autunno caldo» per il governo.

Secondo lei alla fine la sinistra radicale voterà le misure sulle pensioni?
«Il presidente del consiglio ha detto “prendere o lasciare” e il futuro segretario del Pd Walter Veltroni ha annunciato che sono inaccettabili modifiche al ribasso».

Non crede che ci sarà un nuovo ’98, con Rifondazione che stacca la spina?
«Nella sinistra ci sono forti spinte dalla base e dunque la leadership di quella forza dovrà decidere cosa fare per seguire i militanti. Ma penso che Rifondazione abbia ottenuto tanto dal governo. Noi, Giordano, lo aspettiamo al varco».

Senatore, lo sta sfidando?
«Questa sua durezza, oltre a sottendere la solita visione massimalista che punta a proteggere gli interessi di alcune categorie senza farsi carico dell’insieme, nasconde la preoccupazione per la nascita del partito democratico».

Perché?
«Perché si rende conto che il Partito democratico attrae forze al centro e tira esattamente in direzione opposta a quella che Giordano e il suo
partito spererebbero. Sono vecchi, sono partiti del secolo scorso, non una forza riformista e progressista come noi. Capiscono che anche nel governo ci sono meno spazi per le istanze conservatrici. Del resto, sbaglio o è la prima volta che Prodi resiste alle richieste della sinistra estrema? È anche questo l’effetto del Partito democratico, un vero partito riformista».

Le misure forse non cambieranno, ma Rifondazione punta i piedi per mettere qualche paletto in vista della Finanziaria?
«Per dare il via libera alle misure nel pacchetto pensioni e welfare, il resto della coalizione ha pagato un prezzo. L’aumento della spesa pubblica in Italia turba chi guarda di più all’interesse generale. Non è più accettabile che si pensi solo alla spesa sociale senza occuparsi della produzione della ricchezza, che poi dovrà essere divisa».
Insomma, in Finanziaria non ci saranno altre misure di spesa sociale?
«Nella Finanziaria ci saranno le spese per l’accordo sulle pensioni e per le altre misure per il welfare. Non credo che ci siano altri spazi, del resto il governo sì è impegnato a settembre a includere nella nota di aggiornamento del Dpef la scaletta di riduzione della spesa corrente per arrivare all’azzeramento del disavanzo nel 2011».

Aumenterete di nuovo le tasse?
«Non so, forse si rinvieranno le spese non urgenti, cioè le infrastrutture, a cominciare dalle ferrovie».

Lei senatore Dini non voterebbe nessun emendamento all’accordo sulle pensioni?
«Se presentassero una misura per trovare fondi per ridurre di più lo scalone, io proporrei l’eliminazione dell’aumento dei contributi per gli autonomi e per i parasubordinati da finanziare con un aumento dell’età pensionabile delle donne».

Metterebbe in crisi il governo?
«Non capisco come non ci si renda conto che c’è un rischio di una sempre maggiore dislocazione delle aziende nell’Est europeo che porterebbe a un declino anche più rapido del nostro Paese. È proprio per questo che noi liberaldemocratici nel Partito democratico presenteremo un manifesto».

Un documento contro il declino?
«Sarà un contributo a favore della candidatura di Walter Veltroni che credo sia la persona che meglio delle altre possa proporre e realizzare politiche che, partendo dalle riforme istituzionali per garantire la governabilità, puntino a superare il declino del nostro Paese».

Con alleanze di «nuovo conio» per il Pd?
«Condivido in tutto l’intervista di Francesco Rutelli. Io penso che vista la perdita di consensi dell’Unione se vogliamo recuperare dobbiamo cambiare direzione e dunque cambiare politiche. Per le alleanze si vedrà».