Differenti le notti bianche sotto la Mole

«Piazza San Carlo ieri sera era gremita di gente, come solo le partite di calcio più importanti sanno fare.(…) La notte bianca della Repubblica, ieri sera, ha rafforzato nei torinesi la voglia di fare festa, scoperta a febbraio durante i Giochi invernali. E chi pensava che l’evento fosse ormai inflazionato è stato smentito.(…) Fin dal pomeriggio in via Roma le bande musicali e gli sbandieratori hanno sfilato tra due ali di folla.(…) A partire dalla mezzanotte e fino all’alba, in piazza Borgo Dora(…) la distribuzione di focacce e grissini, un concerto canoro(…). A San Salvario, terzo polo del divertimento notturno, battevano i ritmi disco e pop degli anni ’80, ’90 e 2000…” (da un frammento di Cronaca di Torino del 3 giugno).
«Anche tra gli abitanti di corso Brunelleschi quella della Festa della Repubblica è stata una notte bianca. Notte senza sonno, però pure senza concerti, danze, risate, assaggi di focacce. Non si sono divertiti per niente, loro. La loro notte bianca è cominciata verso le due, quando li hanno tirati giù dal letto le urla degli ospiti del Cpt e l’ululare delle sirene che hanno squarciato il silenzio all’improvviso. Sono stati svegliati da una notte di rivolta forse mai così dura, delle tante accavallate negli anni al Centro di permanenza temporanea, terminata con 18 rinchiusi fuggiti e 7 poliziotti feriti. Tornata la calma e la luce del giorno, guardano giù dai balconi le baracche allineate su cui picchia il sole e quella gente con le mani aggrappate alle griglie della recinzione, a sfogare la loro rabbia» (da un frammento di Cronaca di Torino del 4 giugno).
Stando alle cronache dei giornali torinesi, una sola cosiddetta autorità cittadina si è recata il mattino dopo al Cpt di corso Brunelleschi; è la neosenatrice di Rifondazione comunista Daniela Alfonsi che ha dichiarato a la Repubblica: «È stata chiaramente un’evasione, dettata dalla disperazione. C’è chi ha pagato 10 mila euro per arrivare in Italia alla ricerca di un lavoro. C’è chi è finito dentro, in quanto senza permesso, dopo che la persona che doveva regolarizzarlo non l’ha fatto.(…) Il Centro di corso Brunelleschi è in condizioni tremende: celle (si tratta di container in metallo, ndr.) sporche, squallide, che umiliano».
Sempre dalle cronache giornalistiche apprendiamo che dopo questa singolare notte bianca di corso Brunelleschi, nessuna altra autorità ha sentito il bisogno di fare una visita al Cpt, oltre alla sacrosanta solidarietà espressa ai sette agenti feriti, per fortuna in modo lieve, durante la sommossa.
Ma dov’erano i dirigenti torinesi della sinistra, dai comunisti italiani, ai Verdi, ai diessini? Forse (in attesa delle municipalità e del decentramento e per ridurre le spese, gli assessorati sono passati da 14 a 16) erano troppo impegnati nella trattativa per la spartizione delle deleghe, dopo la trionfale vittoria del centrosinistra?
E i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, possibile che non abbiano nulla da dire? Se mi è permesso mutuare da un’espressione usata da Benedetto XVI ad Auschwitz: perché il massimo responsabile della Chiesa torinese tace dopo quanto è accaduto nella notte bianca vissuta sotto la Mole?
Questo Arcivescovo, che è sempre presente a tutte le cerimonie ufficiali cittadine, che ha sentito il bisogno di farsi costruire un secondo Duomo («Il Sacro Volto») costato 50 miliardi di vecchie lire (a totale carico della collettività, anche quella non cattolica), dopo anni di silenzio pastorale nella Diocesi di Torino, non ci risulta che abbia trovato il tempo per fare una sola visita al lager di corso Brunelleschi.
A un laico come chi scrive questa nota (rafforzato nelle sue convinzioni dopo l’ascesa alla cattedra di Pietro del Pastore Tedesco) sia consentito di constatare con amarezza quanto sia lontana la stagione del professor Michele Pellegrino.