Gino Strada ed Emergency sono sotto tiro: il governo italiano li deve difendere, con tutti i mezzi, contro chi li minaccia.
A Gino Strada e ad Emergency il governo italiano ha chiesto di fare da intermediari per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo e del suo interprete. Il governo non voleva o non era in grado di trattare direttamente con il gruppo di talebani autore del sequestro, non si fidava – giustamente – di quello che avrebbe potuto fare il governo afghano e temeva quello che avrebbero potuto fare gli Stati uniti – l’esperienza di Nicola Calipari brucia, Massimo D’Alema lo ha ricordato ancora di recente. Dunque la via scelta per arrivare alla liberazione del collega Mastrogiacomo passava per Emergency, cioè per una trattativa vera con i talebani: è stata una scelta giusta e saggia – e ha avuto successo.
Ora però sta succedendo quel che era ben prevedibile: la Casa bianca fa sapere di essere molto delusa per la trattativa e per la liberazione di «cinque pericolosi terroristi» in cambio della vita di Mastrogiacomo. Una posizione scontata – tantopiù alla luce della proposta italiana di far partecipare i talebani alla futura conferenza di pace, «una pessima idea» per Washington. In conseguenza dell’irritazione statunitense, tutto l’arco politico italiano che dall’estrema destra arriva fin ben dentro l’Unione si mette in agitazione e denuncia la «resa» di Prodi e D’Alema; il coro uniforme dei media, già entusiasta per la liberazione del collega in pericolo, ora comincia a criticare sia lui (incauto! proprio come Giuliana Sgrena…) sia chi lo ha liberato (amico dei terroristi!). Più pericolosamente, il braccio afghano degli Usa, Hamid Karzai, interpreta l’irritazione americana tenendo prigioniero il mediatore di Emergency e assediandone la sede. Le possibilità per Emergency di continuare a operare in Afghanistan appaiono a rischio.
E il nostro governo, che fa adesso? Tira indietro la mano che ha spinto Strada ad agire? Sarebbe davvero una scelta indecorosa. Se c’è stato un errore nel modo in cui la vicenda è stata condotta a termine (parzialmente, poi: non dimentichiamo che l’autista di Mastrogiacomo è stato ucciso e l’interprete è sparito) questo si può trovare nell’eccesso di pubblicità che l’ha circondata. Forse c’è stata qualche foto e qualche dichiarazione di troppo, una maggior discrezione sarebbe stata opportuna; forse fin dall’inizio il governo italiano doveva cercar di esporre di meno Emergency e di più se stesso. Ma adesso che le cose sono chiare, che Gino Strada è sotto tiro – e non solo metaforicamente – è ora che Prodi e D’Alema non solo lo difendano ma rivendichino tutto quanto è stato fatto, assumendosene la piena responsabilità. Se questo, come è probabile, comporterà una forte tensione con Washington (e con gli americani della nostra politica) pazienza: ne verrà tanta chiarezza in più e, possiamo giurarci, migliorerà il rating del governo nei sondaggi.