Diego Abatantuono attore per caso

Va bene così, la serie piace molto al pubblico, i personaggi incuriosiscono, le trame reggono. Va bene così, ma proprio perché va bene così forse sarebbe il caso di porsi alcune domande. Ma Diego Abatantuono sa recitare? Ma Amanda Sandrelli sa recitare? Sono domande superflue, inessenziali, pleonastiche, tanto tutto va bene. «Il giudice Mastrangelo» è la nuova serie, scritta da Salvatore Basile e Graziano Diana, con la collaborazione di Giancarlo De Cataldo e Massimo Martelli, diretta da Enrico Oldoini, interpretata da Diego Abatantuono, Amanda Sandrelli, Antonio Catania e Dino Abbrescia. La storia è questa: il giudice Diego Mastrangelo (Abatantuono) ritorna nella sua città natale dopo molti anni: finito il liceo, aveva lasciato la Puglia per trasferirsi a Milano, all’ università. Inizia poi una veloce e brillante carriera in magistratura, viene promosso Procuratore Aggiunto ed è trasferito proprio a Lecce, dove c’ è un posto vacante. Il ritorno in Puglia è anche la riscoperta delle radici, in modo tale che risulti più facile mescolare i generi: il giallo, la detection, la tragedia, la commedia, la pochade. Un po’ nello stile dei fortunati spot interpretati da Abatantuono: ci si aspetta sempre che sua sorella, da un momento all’ altro, tiri fuori dal frigo il minestrone surgelato. Tutto va bene perché tutto procede mediamente bene, tutti recitano mediamente male, tutta la storia si dipana nella buona medietà che tanto ci attrae. Abatantuono è un attore per caso: ha raggiunto il suo massimo con «Eccezzziunale veramente», poi è stato costretto a reinventarsi, con Avati e Salvatores, attore «esistenziale» (esistenzzziale veramente) e il meglio di sé lo offre nella pubblicità. Ha una grande presenza fisica, che riempie lo schermo e si traduce spesso (se il regista è bravo, se la sceneggiatura funziona) in presenza scenica. Alla medietà abbiamo tutti sacrificato qualcosa di essenziale; chi più, chi meno. La medietà infatti è connessa al mondo del pensiero ma lo è ancora di più a quello della comunicazione, della recitazione: è il nostro amaro bene televisivo (e non solo).