Prendo la parola per annunciare il mio voto contrario al disegno di legge del governo in materia di missioni italiane all’estero.
Questo voto è coerente con le motivazioni che mi hanno indotto a sottoscrivere, insieme ad altri colleghi, due emendamenti che intendevano por fine alla partecipazione italiana alla missione Enduring Freedom e prevedevano un sia pur indeterminato riferimento del ddl a una strategia di uscita del nostro Paese dalla guerra in corso in Afghanistan. Il fatto che questi emendamenti siano stati respinti è alla base della mia decisione di esprimere voto contrario al provvedimento in discussione.
A questo primo dato di fatto se ne aggiunge un altro. Il Programma dell’Unione nulla dice a proposito delle missioni militari in Afghanistan, mentre prevede che il Parlamento si pronunci sulle missioni internazionali con voto disgiunto. A quanti, nell’ambito dell’Unione, considerano un voto in dissenso su questa materia un vulnus della maggioranza, mi permetto di replicare che se vulnus vi è stato, esso va scorto nella decisione di votare unitariamente le ventinove missioni italiane all’estero.
Quanto alle strumentali drammatizzazioni del dissenso manifestatosi nell’ambito della maggioranza, mi preme osservare che la possibilità di esprimere un dissenso (soprattutto se è in discussione un tema cruciale come la partecipazione del Paese a una guerra) è un cardine dell’istituzione parlamentare e un valore fondamentale per il corretto svolgimento della funzione di ciascuno di coloro che siedono in quest’Aula. Non è certo un caso che tale possibilità sia contemplata nel Regolamento di questa Camera.
La decisione del governo di far votare unitariamente le missioni (in deroga a quanto previsto nel Programma dell’Unione) mi costringe ad esprimere un voto contrario all’intero provvedimento in esame. È un voto che – per quanto mi riguarda – non compromette il mio rapporto di lealtà nei confronti della maggioranza che sostiene il governo e del Gruppo parlamentare al quale appartengo.