Abbiamo sempre sostenuto che è un errore costruire segreterie rappresentative della sola maggioranza del Partito e non vi è motivo per sostenere una posizione diversa in questa occasione.
Riteniamo si debba tenere distinta la linea politica, che è giusto sia quella risultata maggioritaria al congresso, dalla gestione, che invece riguarda il Partito in tutte le sue articolazioni. Queste ultime devono dunque essere coinvolte nella sua attuazione.
La linea politica è quella democraticamente scelta dal congresso, ma il Partito è di tutti e non può essere gestito a colpi di maggioranza utilizzando quel sistema maggioritario che così fermamente contestiamo.
Se è vero che la democrazia reale di un partito politico si misura dal trattamento che viene riservato alle minoranze, Rifondazione Comunista vive un grave deficit di democrazia interna.
Subito dopo le elezioni avevamo aperto una interlocuzione importante sulla base di dichiarazioni unitarie rilasciate prima da Bertinotti, poi da Giordano. Si disse che una fase era chiusa, che il congresso di Venezia era alle nostre spalle e che bisognava aprire una stagione unitaria. Ciò si rendeva ancor più necessario visto il passaggio delicato che si apprestava ad affrontare il Partito con il cambio del Segretario e alla luce dei complessi problemi determinati dalla inedita collocazione nel Governo.
Abbiamo quindi votato prima nella Direzione Nazionale, poi nel Comitato Politico Nazionale i documenti proposti dalla maggioranza, seppure con dichiarazioni di voto che contenevano alcune critiche.
Per rafforzare questo processo unitario e di apertura abbiamo deciso di astenerci sulla elezione del nuovo segretario (a Venezia votammo contro) e Giordano nella replica alla sua elezione ci disse che tutti ci saremmo messi “al timone”.
Avevamo detto che la nostra era una astensione che attendeva riscontri; oltre alle parole e ai buoni propositi chiedevamo fatti concreti.
Ebbene, oggi, a due mesi di distanza, non solo questi riscontri non arrivano, ma si va nella direzione opposta. La segreteria che viene proposta è tutta di maggioranza e, soprattutto, in questo periodo non vi è stato il più piccolo segnale di apertura.
Dopo aver fatto il pieno sulle candidature (per noi, solo 5 compagni su 67, meno del 10% per un’area che ha raccolto il 26,5%!), sono state assegnate decine di incarichi politici e istituzionali nei due gruppi di Camera e Senato: anche in questo caso per le minoranze non vi è stata la sensibilità di riservare alcunchè. Ancora una volta, dobbiamo additare come esempio di democrazia i Ds che hanno riservato ai rappresentanti più significativi delle loro minoranze, Salvi e Mussi, il ruolo di Presidente della Commissione Giustizia del Senato e di Ministro dell’Università e Ricerca. E’ mortificante dirlo, ma è la verità: Rifondazione Comunista è un partito di gran lunga meno democratico dei Democratici di sinistra.
Non si riconosce alle minoranze cittadinanza e pari dignità. Ciò è inaccettabile e, fino a che ciò non verrà rimosso, il Partito non potrà avere una vita interna che gli consenta di dispiegare al meglio le proprie energie.
Questo è il motivo del nostro voto contrario. Non è quindi un voto contrario ai compagni che sono stati proposti, per i quali nutriamo sincera stima, ma è un voto contrario alla proposta e alla logica che la sottende, che è di tipo maggioritario.
Ci auguriamo che questa sia una battuta d’arresto temporanea e che si avvii al più presto un vero percorso unitario, cui non faccia difetto né la gestione collegiale né la discussione politica. Per quanto ci riguarda, ne avvertiamo l’impellente necessità.