«Devolution e privati, la salute pubblica a rischio»

La prima sorpresa è questa: «I medici – dice Ivan Cavicchi – hanno formato un’organizzazione – Amici – per «difendersi» dal malato. Perché il malato vuole sempre più risarcimenti per prestazioni «sbagliate» da parte degli operatori sanitari e sono numerose le cause in corso con i pazienti. «La difesa della salute sta diventando un problema legato alle polizze assicurative». Un «no» deciso – che non è una sorpresa – Ivan Cavicchi, uno dei maggiori esperti in campo medico-sanitario – autore di un recente libro ‘rosso’ sul diritto alla salute «Malati e governatori» ed.Dedalo – lo dichiara contro le mutue: «Se devono svolgere solo una ruolo integrativo al settore pubblico non si capisce la loro utilità. Se funziona il servizio sanitario, le mutue sanciscono solo una disuguaglianza».
Un chiaro «no» anche alla devolution: «non si comprende perchè dovremmo accettare un villaggio nazionale nel quale si introducono differenze tra Nord e Sud. Quando ancora viviamo (e subiamo) un villaggio locale nel quale le distanze sono purtroppo notevoli; tra un nosocomio e un altro, nella medesima città». Ivan Cavicchi è anche disgustato dalle recenti lottizzazioni. «La battaglia condotta da Mario Pirani – quest’estate dalle pagine di Repubblica – è importante ed è condivisa», dichiara Cavicchi, che «non accetta un sistema clientelare, anche se fosse di ‘sinistra’. Porta avanti la richiesta di un controllo, dopo mesi o anni, del lavoro di questi eletti/esperti. «Se non risultano competenti devono poter essere rimossi».
Il colloquio sul libro è una disamina su tutto il funzionamento del sistema sanitario, e avviene in un particolare momento della storia di questo paese. E’cambiato il governo ma il primo tema in agenda è sempre il medesimo: quello della sanità. Ogni volta si ripete – e succede ormai da piu di 25 anni dopo l’entrata in vigore della Riforma sanitaria – la stessa storia. Mentre occorre trovare una soluzione contro la solita ricetta della necessità del risparmio, dell’equilibro finale tra costi e risorse. Sembra però una maledizione, gli dico, nonostante tu affermi nel libro – quel che è stato è stato – proviamo a guardare in avanti, a rivoluzionarci. «Vero, replica, il problema della salute sta di nuovo esplodendo e la neo-ministra Livia Turco dovrà fare i conti con un sistema che, per l’anno venturo, dovrebbe pretendere dal Fondo nazionale più di di 100 miliardi di euro». Credi che sarà posisbile reperire risorse così ingenti? «Dubito e le Regioni dovranno tenerlo presente per non aumentare la spesa». Poi aggiunge: «come scrivo la sfida sta nella realizzazione di alcuni modelli di trasformazione del consumo di salute». Non è solo una questione di diritto naturale o universale; piuttosto la possibilità di fare della sanità un diritto – prima di tutto – di cittadinanza. Occorre uno spazio democratico di partecipazione nel quale ognuno di noi(cittadino) sia il contraente di questo servizio». E spiega: «Si deve rovesciare l’ottica finora usata: non più un cittadino che ‘aspetta’ una prestazione o un servizio ma un cittadino che stabilisce un contratto per averla (paga del resto le tasse). Non un usufruitore passivo del servizio ma una persona attiva nell’ambito del sistema. Nella nostra società i ‘pazienti’ sono sempre più informati e questo ha un valore. Utilizzano Internet e seguono le rubriche in Tv, quali Elisir».
Il diritto di cittadinanza (e alla salute) è una delle opportunità che si possono realizzare in un fase di passaggio? gli chiedo. «Si è così; si deve lasciare il vecchio per prefigurare il nuovo: e questo lo immagino come la possibilità per stabilire un principio di sostenibilità non unicamente di compatibilità. La ricerca per forza della compatibilità non fa parte del mio bagaglio culturale. Viceversa, la sostenibilità permette di garantire l’assistenza e non avverto nessuno squilibrio finale quando si tratta di produrre un benessere collettivo. Se si riesce a realizzare il benessere (un benessere), l’intera comunità ne sarà ripagata. L’idea del contraente sancisce una diversa presenza del cittadino-malato sia nelle questioni generali di politica sanitaria sia riguardo alla gestione più immediata di un servizio».
Da quello che dici, chiedo, mi sembra che ti riferisci alla possibilità che il «cittadino» abbia una diversa funzione nelle medesime Asl? «Assolutamente sì, la partecipazione democratica è un progetto di salute ed ha una notevole valore propositivo. Vizio di fondo: l’azienda sanitaria vuol dire che tratta già questa materia come fosse un prodotto. Per questo motivo, il ‘manager’ cerca sempre di raggiungere un equilibrio tra i costi e i ricavi. Si può fare il paragone (per interesse finale) tra un’azienda sanitaria ed un’impresa manifatturiera: vengono gestite alla stessa maniera. Nell’uno come nell’altro caso figurano i fabbisogni di cassa, la produttività….ecc. «Oltretutto i manager si trovano in una posizione scomoda: devono dare conto alle richieste degli utenti ma, contemporaneamente, agli obblighi verso la Regione di competenza. Non hanno mano libera e non l’avranno mai. Le Regioni sono i datori di lavoro. Questo meccanismo ha già creato molta confusione ed un equivoco di fondo sul ruolo di gestione ed erogazione dell’azienda. E’ assolutamente carente una presenza attiva del «malato» che combatte una battaglia a distanza con il medesimo governatore».
A fine colloquio, sono sempre più dell’idea che il nuovo buco della sanità non dovrebbe essere sanato con altri balzelli, a carico del cittadino-contraente. La gioia dura poco, purtroppo. I giornali scrivono che la Regione-Lazio, per sanare il deficit di circa 2 miliardi di euro, aumenterà Irpef ed Irap. Mentre vengono, al solito, disattesi certi impegni per ridurre – ad esempio – i lunghi tempi di attesa (lunghissimi) per avere una prestazione in regime di convenzione. a 13 euro in libreria 10 euro per le scuole 10 euro per gli abbonati vecchi e nuovi a Le Monde diplomatique/il manifesto che ne faranno richiesta Per informazioni 06.68719330 Per la vendita diretta consultare il sito www.ilmanifesto.it Il Teatro del mondo in novanta scene. 194 pagine, oltre 250 cartine e grafici. Uno strumento indispensabile per comprendere il XXI secolo Introduzione di Ignacio Ramonet Altre cento di queste pagine. “La storia dei nostri 35 anni”, un libro di 100 pagine al prezzo di 20 euro. Disponibile solo in vendita diretta. Per l’acquisto on-line: www.ilmanifesto.it.Oppure conto corrente postale 708016 intestato a il manifesto coop. ed. ar.l. via Tomacelli, 146 00186 Roma aggiungendo 2,00 euro di spese di spedizion eper ogni copia. Carta di credito e info: 06.68719330 lun.-ven. 10.30-18.30.