Deregulation a mano armata

C’è un’armata segreta nel Golfo, come già nei Balcani, nel Pacifico, in Colombia. E’ la Pmc, «private military contractors», galassia di corporation zeppe di generali in pensione. Rifornisce la Us Army di un po’ di tutto: cessi portatili, pasti caldi per profughi, istruttori in guerra sporca, aiuti a regimi torturatori…

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Nessun tamburo rulla, nessun cannone tuona per salutare l’armata segreta che gli Stati uniti stanno schierando in Medio Oriente per combattere accanto all’esercito ufficiale. Eppure questo esercito-ombra ha un peso crescente nella strategia militare americana. Un tempo, i componenti di questo esercito sarebbero stati chiamati mercenari, adesso sono definiti «appaltatori privati militari», in inglese private military contractors (Pmc), o anche «corporate mercenaries», perché sono costituiti da grandi corporations private, a volte filiali o associate delle più grandi multinazionali al mondo. Queste grandi corporations forniscono tutti i possibili servizi necessari alla guerra, dal costruire latrine mobili per gli accampamenti, o assicurare la lavanderia delle tute sporche, inviare mercenari scelti, preparare piani strategici, addestrare truppe d’assalto o corpi di polizia, organizzare operazioni di spionaggio.

Per esempio, Kellogg Brown & Root – società del gruppo Halliburton (di cui il vicepresidente Dick Cheney è stato amministratore delegato e presidente fino alla sua candidatura nel 2000) – ottenne nel 1999 un contratto quinquennale da 2,2 miliardi di dollari nei Balcani: Kellogg Brown & Root s’impegnava a fornire tra l’altro i servizi logistici, i cessi portatili per il corpo di spedizione Usa, il rinforzamento delle strade perché sopportino il passaggio dei mezzi pesanti, la costruzione del quartiere generale della base americana di Camp Abel Sentry (in Kosovo, un po’ a sud della frontiera serba), la lavanderia per le divise sporche dei soldati britannici, il catering per 130.000 rifugiati kossovari. L’anno scorso la Kellogg Brown & Root ha accettato di pagare una multa di 2 milioni di dollari per aver «cucinato i conti» al governo americano. Questa ditta opera anche a Cuba (leggi Guantanamo) e in Asia centrale (Afghanistan ed ex repubbliche sovietiche).

Nel mondo, tra la ditte che forniscono mercenari, le più importanti sono l’ormai scomparsa sudafricana Executive Outcomes (Eo), la britannica Sandline International, la statunitense DynCorp e la belga International Defence and Security (Idas), mentre l’inglese Defence Systems Limited (Dsl) e l’americana Mpri (Military Professional Resources Increment) non assumono mercenari impegnati in combattimento, ma forniscono addestramento militare, raccolta d’informazioni, servizi di comunicazioni militari, armi, e protezione ai clienti.

Negli Stati uniti, oltre a Kellogg Brown & Root, Mpri e Dyncorp, le Pmc più importanti sono: Vinnel, filiale del gruppo Trw, Saic, Ici of Oregon e Logicon, un dipartimento del gruppo Northrop Grumman. Nessuno sa quanto sia il fatturato mondiale complessivo delle Pmc, ma si stima che si aggiri intorno ai 100 miliardi di euro. La sola DynVorp fattura due miliardi di dollari l’anno (l’anno scorso ha ottenuto l’appalto per la protezione fisica del presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai).

Una caratteristica comune a tutte queste corporation è che i loro ranghi direttivi presentano una densità assolutamente abnorme di ufficiali in pensione. Il caso più eclatante è Mpri (fondata nel 1988): ha come presidente il generale Carl E. Vuono, già capo di stato maggiore che diresse la guerra del Golfo e l’invasione di Panama, come capo della divisione internazionale, il generale Crosbie E. Saint, ex comandante delle forze Usa in Europa, come portavoce il generale Harry E. Soyster, già direttore della Defence Intelligence Agency (Dia), e come supervisore in Macedonia il generale Ron Griffith, già vicecapo di stato maggiore. Dalla sua sede di Alexandra (quartiere chic di Washington) Mpri dirige 900 dipendenti, ma dispone di 10.000 ex militari, comprese forze d’élite, pronti a partire su chiamata. I generali che hanno fondato Mpri ci hanno fatto un sacco di soldi (che si aggiungono alle loro pensioni) perché, pur continuando a dirigerla, loro e altri 35 azionisti hanno venduto per 40 milioni di dollari la Mpri all’appaltatore militare L-3 Communication, quotato a Wall Street. Scrive il New York Times: «Mpri ha tenuto corsi di addestramento militare in 200 università Usa, cogestisce la US Army Force Manageement School a Fort Belvoir, fornisce istruttori per corsi di addestramento avanzati a Fort Leavenworth, istruisce la Civil Air Patriot, tiene corsi a Fort Sill, Fort Knox, Fort Lee e altri centri militari. Il Pentagono ha persino assunto Mpri per partecipare alla stesura della sua dottrina militare e del manuale di campo Contractors Support on the Battelfield che stabilisce le regole secondo cui l’esercito interagisce con i privati come Mpri».

Il Pentagono fa crescente affidamento sulle Pmc che possono compiere operazioni sporche o illegali senza che il senato americano abbia il diritto di scrutinarle. Né i contractors devono sottostare ai codici di condotta militare. Nella guerra del Golfo, sul campo di battaglia la percentuale di civili sotto contratto era di 1 su 50. Già con il corpo di pace in Bosnia la percentuale era diventata uno su dieci. Fin dall’inizio degli anni `90 il Pentagono ha usato la Mpri per aggirare l’embargo Onu di vendita di armi nella ex Yugoslavia e rifornire di materiale bellico la Croazia. Inoltre la Mpri, con il cosiddetto Croatian Armed Forces Readiness and Training System (Carts) ha addestrato le truppe e la polizia croata che poi nel 1995 lanciò l’«Operazione Temporale» uno dei peggiori episodi di pulizia etnica, in cui più di 100.000 serbi rimasero senza tetto. Il portavoce della Mpri, generale Soyster, ha dichiarato quest’autunno al New York Times che la Mpri non è stata coinvolta nella preparazione dell’Operation Storm, «anche se vi hanno partecipato alcuni ufficiali addestrati dalla compagnia».

L’addestramento alla pulizia etnica delle truppe croate si dimostrò così efficiente che, quando pochi mesi dopo, nel dicembre 1995 si arrivò a discutere la pace di Dayton, i bosniaci pretesero le stesse armi e lo stesso addestramento dei croati, e tra le clausole di pace esigettero – e ottennero – il diritto di assumere la Mpri. La Mpri fu pagata con i soldi versati ai bosniaci dalle opere pie islamiche (di Arabia saudita, Emirati arabi uniti, Kuwait, Brunei e Malesia). Le stesse truppe croate addestrate da Mpri assistono la violentissima polizia montenegrina.

Quando poi scoppiò il conflitto in Kosovo, con il «Stability and Deterrence Program» la Mpri ottenne l’appalto per equipaggiare e addestrare l’esercito della Macedonia e aiutarlo a difendersi dagli attacchi dell’Uck kosovaro. Ma nello stesso tempo, con un altro contratto, la Mpri aveva ricevuto la delega dal Pentagono per addestrare ed equipaggiare l’Uck.

La Mpri ha addestrato l’esercito e la Guardia nazionale saudita, sta addestrando l’esercito Usa in Kuwait (codice: Operazione Desert Spring). In Africa ha assicurato la protezione di 120 leader e l’addestramento di 5.000 soldati. Da poco ha ottenuto dal Dipartimento di Stato il permesso di fare affari con la Guinea equatoriale, dove gli Usa non hanno l’ambasciata per violazioni di diritti umani. La Mpri ha dato consulenza al presidente Teodoro Obiang Nguema (un dittatore che tortura gli oppositori e vince le lezioni al 98%) su come organizzare una guardia costiera per proteggere le acque territoriali che la la Exxon sta esplorando per individuarvi giacimenti petroliferi.

Da notare che non è proprio solo degli Usa questo modello di agenzie private che attuano la politica militare degli stati: l’inglese Sandline impiega ex miliari sia britannici, sia americani, e ha stretti legami con il British Foreign Office: è con la sua benedizione che ha mandato truppe da combattimento in Sierra Leone. La Sandline ha anche addestrato le truppe angolane, quando gli Usa chiesero al governo angolano di rescindere il contratto con la sudafricana Eo che aveva assicurato fino ad allora la formazione delle truppe angolane contro la guerriglia dell’Unita di Savimbi. Sandline ha collegamenti con Vinnel Co., uno dei più grandi private military contractors fin dalla Grande Depressione: nel suo sito web, Vinel si vanta di aver portato a termine «con successo» progetti in 5 continenti e più di 50 paesi.

Segretezza, ingordigia, mancanza di controlli facilitano gli «incidenti». Quando il governo di Papua Nuova Guinea offrì alla ditta sudafricana Eo un contratto da 27 milioni di dollari perché addestrasse le sue truppe a reprimere una rivolta secessionista, ci furono cinque giorni di sommossa popolare. Il governo di Port Moresby si rivolse allora a alla londinese Sandline cui offrì un contratto da 36 milioni di dollari (comprese tangenti al governo locale). Il nuovo governo si rifiutò di saldare il debito alla Sandline che si rivolse a un tribunale internazionale, che le dette ragione e ingiunse a Papua Nuova Guinea di saldare i 18 milioni di dollari mancanti.

In Perù, una missionaria e sua figlia furono abbattute da «appaltatori privati militari» che avevano preso il suo aereo per un corriere della droga. Sono frequentissime le accuse di collegamento delle Pmc con il narcotraffico. Nella ex Yugoslavia, dipendenti della DynCorp sono stati coinvolti in un traffico di prostituzione minorile: il prezzo di una ragazza era di 1.000 dollari, mentre lo stipendio dei dipendenti americani della DynCorp era di 101.000 dollari l’anno, al lordo delle tasse. I dipendenti locali costano molto meno. Per esempio nel 1999 la Kellogg Brown & Root pagava la manodopera kosovara due marchi (un euro) al giorno. Nel 2001, il Congresso ha posto all’intervento Usa in Colombia il tetto di 500 militari e 300 contrattori privati (5 di loro sono stati uccisi). Per aggirare questo tetto, la DynCorp ha assunto agenti locali (due sono stati uccisi).

I private military contractors sono perciò il risvolto militare della privatizzazione e deregulation reganiana dell’ordine mondiale. Sono un po’, dal lato bellico, quello che le Ong sono dal lato diplomatico: subappaltanti degli stati, organismi privati in definitiva finanziati dalle tasse dei contribuenti. In Iraq gli esperti prevedono che il ricorso alle Pmc sarà massiccio. Così, oltre a una guerra pubblica e mediatica, sarà all’opera anche un esercito invisibile, un’armata ombra che combatte con il nobile scopo del bigliettone verde..