Depenalizzazione senza se e senza ma

Desta notevoli perplessità la proposta di Livia Turco di elevare immediatamente, mediante semplice decreto ministeriale, la soglia di penalizzazione della cannabis, dagli attuali 500 mg di principio attivo a 1000 mg, cioè da 15-20 a 30-40 spinelli. Ed ovviamente è difficile sostenere una posizione contraria, dati gli immediati «cori da stadio» del centro-destra; dato il plauso unanime dei media della sinistra; date soprattutto le prese di distanza di una parte consistente degli esponenti dell’Unione, che fugano ogni residuo dubbio sulle loro vocazioni proibizioniste. Dati scientifici alla mano – farmacotossicologici, psicologici, sociologici, criminologici, antropologici… – e andando dal generale al particolare, si possono sinteticamente illustrare tre principali argomenti in materia. Il primo è che un atto amministrativo di modifica della Tabella Unica (TU) rischia di diventare l’alibi per evitare la sollecita abrogazione della Fini-Giovanardi e la successiva revisione della Jervolino-Vassalli in tempi meno che geologici. E questo, proprio mentre l’esperienza del primissimo periodo di applicazione della Fini-Giovanardi già mostra la spietatezza della vocazione repressiva di una parte consistente delle forze dell’ordine, nonché di una parte non trascurabile della magistratura: una spietatezza che non si fermerà «per qualche spinello in più» in TU, dato che i fautori della pena, avendo il coltello dalla parte del manico, la fanno scattare anche sotto la soglia (attraverso «prove» di confezionamento a fini di spaccio, o peggio). Il secondo argomento è che il primissimo obiettivo di una revisione normativa deve essere la depenalizzazione del consumo e della detenzione per uso personale di tutte le sostanze, senza se e senza ma. Proprio in questi giorni, l’Osservatorio del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche della ASL Città di Milano, estrapolando dall’ampio campione arruolato nella recente indagine sulla cocaina, ha calcolato che su 125.000 milanesi che hanno avuto a che fare con detta sostanza ben 64 (diconsi sessantaquattro) si possono considerare consumatori problematici. Se con questi e innumerevoli altri dati analoghi di vari paesi si vuol seguitare a punire il consumatore e quello che per motivi economici o logistici si fa una scorta consistente, si dica francamente a quale tipo di stato si aspira: autoritario, poliziesco, etico-teocratico, magari con tanto di lettre de cachet e relativa Bastiglia per chi riuscisse a non farsi incastrare. Terzo argomento. La premessa di Berlusconi (ministro della salute ad interim) e Castelli (ministro della giustizia) alla Tabella Unica (decreto dell’11.4.06, GU del 24.4.06) prende «atto che la stessa Commissione ha osservato che i valori relativi alla dose media singola efficace sono espressione di evidenza scientifica mentre permangono margini di incertezza nei valori relativi alla frequenza di assunzioni nell’arco della giornata che, a giudizio della stessa Commissione, richiedono ulteriori approfondimenti».
E allora: coniugando la provata incompetenza della Commissione, i «margini di incertezza» su un parametro di vitale importanza, e la necessità di «ulteriori approfondimenti», mentre con una mano si lavori alle modifiche di legge, con l’altra si abroghi a tamburo battente il Decreto Ministeriale contenente l’attuale Tabella Unica e contestualmente si nomini una vera Commissione per rivedere tutta la materia: magari chiamando proprio quegli esperti con forti e specifiche credenziali scientifiche sulla scena internazionale, piuttosto che su quella provinciale del nostro sottobosco politico-clientelare, i quali proprio per aver criticato la Tabella Unica in sede di audizioni in Senato sono stati scartati da Storace, per meglio reggere il moccolo a Giovanardi e Fini.

* comitato scientifico di Forum droghe