Nei primi 10 mesi del 2006 il deficit commerciale sale a 19,5 miliardi di euro. Colpa del caro petrolio e della competitività
La bolletta petrolifera seguita a influenzare negativamente i conti del commercio estero italiano e la bilancia commerciale ha registrato anche in ottobre un saldo negativo di 826 milioni di euro contro un deficit di 267 milioni dell’ottobre ottobre 2005. L’incremento è stato provocato da una crescita dell’export (+16,7%) inferiore a quella (18,6%) delle importazioni. Dai dati Istat emerge che nei primi 10 mesi dell’anno il «rosso» è stato di 19,555 miliardi in deciso peggioramento rispetto ai 6,3 miliardi dello stesso periodo del 2005. Unica consolazione: al netto dei minerali energetici, il saldo risulta positivo per 24,005 miliardi,in ogni caso inferiore agli oltre 26 miliardi del 2005.
Partiamo dalla bolletta petrolifera. Il caro petrolio (il prezzo medio dei prodoti energetici è salito nell’anno del 21,5% rispetto al 2005) si è fatto sentire pesantemente: la fattura petrolifera segna, infatti, un record nel 2006, raggiungendo 27,4 miliardi di euro, 5 miliardi in più rispetto al 2005 (+22%). I dati riportati dall’Up segnalano che il prezzo medio del barile negli ultimi sei anni è stato di circa 38 dollari al barile, mentre negli anni ’80 era di appena 18 dollari. Secondo i dati (provvissori) diffusi ieri dall’Unione petrolifera nel consueto preconsuntivo petrolifero, emerge che la bolletta petrolifera dell’anno che si avvia a conclusione ha raggiunto il valore più alto in termini nominali dal 1985. Anche se, a frenare un po’ l’incremento, scrive l’Up, è intevenuta una contrazione dei consumi e un euro in deciso rafforzamento sul dollaro, valuta di riferimento per quanto riguarda le materie prime energetiche.
Il conto però, prevede l’Unione petrolifera, potrebbe essere meno salato nel 2007: stimando la quotazione del greggio tra 50 e 60 dollari al barile, la fattura petrolifera potrebbe variare tra un minimo di 20,7 miliardi di euro e un massimo di 26,5. Nel 2006 la fattura energetica dovrebbe invece attestarsi ad almeno 48 miliardi di euro (+24,4%), circa 10 miliardi in più rispetto al 2005. In termini percentuali il valore equivale al 3,3% del Pil, contro un valore medio dell’1,5% negli ultimi 10 anni. Il petrolio mantiene il peso più elevato sull’esborso complessivo (57%) contro il 35% del gas. Il rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro, come verificatosi nei primi anni duemila, ha permesso un risparmio di 7-8 miliardi di euro.
L’Unione petrolifera sottolinea come, nonostante una contrazione dei consumi di energia (scesi nel 2006 dello 0,3%), la decisa crescita della bolletta energetica non ha registrato una frenata, anzi attestandosi a 48 miliardi segna un record in termini reali molto vicino al picco toccato nel 1981. Il petrolio mantiene il peso più elevato sull’esborso complessivo (57%) contro il 35% del gas. Per quanto riguarda i consumi petroliferi complessivi, nel preconsuntivo, l’Unione Petrolifera sottolinea che quest’anno sono diminuiti di 1,2 milioni di tonnellate (-1,3%) rispetto ad un media di 3 milioni nel biennio precedente. La somma dei consumi di benzina e gasolio è tornata a crescere, seppur lievemente (+0,2%).
Un elemento sul quale l’Up ha insistito nel suo rapporto a difesa delle accuse che vengono spesso rivolte ai produttori, è che sul fronte dei prezzi nel 2006 i prezzi interni hanno riflesso solo in parte le impennate dei mercati internazionali e non c’è stata nessuna doppia velocità nell’adeguare i prezzi che dal primo novembre, a livello industriale, sono rimasti fermi.
Per quanto riguarda la bilancia commerciale, unica consolazione è che in ottobre il saldo commerciale con i paesi Ue è stato positivo per 217 mln di euro rispetto, invece, a un deficit di 84 milioni nell’ottobre 2005: le esportazioni sono cresciute del 20,2% e le importazione del 18,2%. Nei primi dieci mesi dell’anno gli scambi con l’Ue registrano un deficit di 630 milioni, mentre nello stesso perioro del 2005 i conti erano in attivo per 1,510 miliardi: l’export segna un incremento tendenziale del 6,3%, l’import del 7,8%. I flussi del commercio estero segnalano chairamente una domanda estera più vivace della domanda interna. In particolare per quanto riguarda il confronto con il 2005, che era stato caratterizzato da una stagnazione del pil italiano.