La scelta dell’ex capo della Polizia De Gennaro come commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania, dopo la sua nomina a Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno, segna un punto di non ritorno nella strategia securitaria del governo Prodi, che alterna chiusure sostanziali e finte aperture alle richieste dei movimenti e delle associazioni che si battono per la pace, per l’ambiente, per la legaltà democratica, per i diritti di cittadinanza e per l’inclusione sociale. La nomina del superprefetto, capo di quella polizia che proprio a Napoli, nel marzo del 2001, già prima del mattatoio della Diaz a Genova, si era macchiata delle cariche di piazza Municipio e poi dei pestaggi cileni nella caserma Raniero, non risolverà certo l’emergenza rifiuti in Campania, ma produce un inquitetante effetto annuncio per i movimenti, le associazioni, gli enti locali che in Campania e in altre regioni si battono per la pace, per l’ambiente, per il rispetto dei diritti di cittadinanza e per l’inclusione sociale nel rispetto del principio di legalità. E che ruolo svolga oggi De Gennaro nelle politiche securitarie del governo Prodi, con il plauso del centrodestra che non gli ha mai lesinato apprezzamenti e simpatia, è confermato – oltre che dalla sua nomina a braccio destro del Ministro dell’interno- dalla sua partecipazione decisiva alla trattativa tra Italia e Libia che pochi giorni fa ha prodotto una intesa operativa sul pattugliamento congiunto in Libia e nelle acque prospicenti quel paese. Un accordo che comporterà gravissime violazioni dei diritti umani dei migranti, anche ai danni di soggetti particolarmente vulnerabili come donne, minori, vittime di tortura, richiedenti asilo.
D’altra parte, se si ignorano le responsabilità per le torture inflitte dalla polizia alla Diaz a Genova e nella caserma Raniero a Napoli, cosa volete che possa contare per questo governo la vita, la dignità, la libertà di poveri clandestini, non persone, sulle quali è comunque lecito infierire, magari in Libia al riparo da occhi troppo curiosi, per potere vantare in Europa di sapere “coniugare rigore ed accoglienza”?
E cosa volete che possa contare la salute di alcune migliaia di cittadini campani, di fronte all’esigenza di sfoggiare i muscoli per risolvere un emergenza rifiuti largamente annunciata. Quello che conta è l’annuncio di misure di polizia per dimostrare che lo Stato è forte. Si ritiene oggi necessario normalizzare la situazione esplosiva che si è determinata in Campania, senza comprendere che la questione rifiuti nasconde un emergenza sociale che nessun superpoliziotto e nessun esercito potranno mai affrontare e risolvere con misure di ordine pubblico.
Contro la camorra, alla quale si è permesso da anni di gestire il traffico dei rifiuti, non bastano scudi e manganelli, ma occorre restituire risorse e strumenti di intervento e di controllo alle comunità locali, praticare politiche di autentica solidarietà, dopo le fallimentari gestioni commissariali di questi ultimi anni. Le regioni del nord che per anni hanno sversato i loro rifiuti in Campania devono riprendersi quanto pensavano di avere eliminato a basso costo. Tra le barricate di stato costruite sulla militarizzazione del territorio, garantita dalle cariche di polizia, e le barricate innalzate (non certo da ieri) dalla criminalità organizzata, occorre trovare uno spazio di confronto democratico che eviti ai cittadini scelte dal’alto, come quelle sui siti dove stoccare i rifiuti, scelte che ricadono sulla loro vita e su quella dei loro figli. Ogni intervento che impone con la forza una scelta amministrativa si traduce in un ulteriore incremento di consensi verso coloro che si oppongono allo Stato anche con la violenza, ed accresce il rischio di infiltrazioni e di strumentalizzazioni.
Per queste ragioni riteniamo che la nomina di De Gennaro vada giudicata sia per il passato che lo ha caratterizzato che per futuro che si annuncia, a partire dalla costruzione già annunciata del termovalorizzatore di Acerra. Per imporlo utilizzeranno gli stessi metodi adottati dalla polizia di De Gennaro nel 2001 a Napoli e a Genova? E quale beneficio ne ricaverà la camorra? Speriamo che qualche parlamentare e qualche giornale di partito, di quello che rimane della cosa rossa, svenduta ancora una volta, dopo la manifestazione dello scorso ottobre a Roma, siano capaci di rialzare la testa e di dissociarsi dalle scelte securitarie del governo. Scelte di militarizzazione del territorio che segnano un baratro tra chi le continua a condividere e i cittadini. E’ bene ricordarlo, dopo i commenti alla nomina di De Gennaro, anche ai Parlamentari di Rifondazione e ai giornalisti di Liberazione.
*Università di Palermo