In Danimarca i Socialdemocratici, i social liberali e la destra hanno firmato il compromesso sui tagli del welfare. Misure che colpiscono le pensioni e inaspriscomo le misure di controllo sui disoccupati. Anche gli immigrati pagano.Le riforme che il governo aveva progettato come un attacco in profondità al welfare, dopo l’ondata di manifestazioni che hanno portato più di 100.000 persone in piazza, diventano ora realtà.
Alcune tra le proposte più contestate, come i tagli agli stipendi statali per gli studenti e ai sussidi di disoccupazione per i giovani, non fanno parte dell’accordo. In termini strettamente eonomici, i maggiori tagli che alla fine rimangono inclusi nella riforma, riguardano l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni e dell’età per il pensionamento anticipato da 60 a 62 anni. Certamente una ben più moderata soluzione rispetto alle proposte originali, ma i tagli ci sono.
La firma dell’accordo ha causato un immediato passo indietro da parte della maggior parte dei sindacati social democratici, alcuni dei quali hanno addirittura esultato per alcune vittorie, come l’aumento della spesa per l’innalzamento delle misure sulla sicurezza sul lavoro. Gli unici sindacati che hanno criticato aspramente il compromesso sono quelle del pubblico impiego, come i pedagoghi, il personale addetto alla cura degli anziani, i lavoratori delle pulizie Gruppi questi che hanno da sempre beneficiato maggiormente del diritto al pensionamento anticipato. In questi settori infatti i lavoratori soffrono maggiormente di esaurimento precoce. Dal momento che le loro condizioni psicologiche e fisiche non possono facilmente essere diagnostcate in termini medici, dovranno pagare il przzo più alto di questa riforma, protraendo la loro vita lavorativa per altri due anni dal momento che l’umiliazione di richiedere diagnosi mediche non portera a nessun risulato reale.
Nonostante le organizzazioni studentesche, i gruppi di ninistra, quelli autorganizzati e i comitati sul welfare abbiano insistito nello sfidare la proposta originanle attraverso azioni, occupazioni e blocchi, sembrerebbe che la prima ondata di mobilitazioni sia arrivata ad una battuta di arresto. L’ambibua natura del compromesso finale – che abbandona le misure più aggressive ma ne mantiene altre – per i contestatori non rappresenta una vittoria netta, ma neanche una sconfitta e ha lasciato uno strano vuoto, una indecisione, sia tra i movimenti che nell’opinione pubblica stessa. Tuttavia, il fatto che il compromesso ha causato divisioni interne tra i sindacati, suggerisce che una nuova cartografia, dove i sindacati più piccoli cominciano a prendere posiziomi proprie.
Alla luce della crescente tensione e delle grandi mobilitazioni contro le proposte originarie del governo, sembra quindi chiaro che il la maggiopranza ha scelto di non genetrare ulteriori scontri e percorrere la via del «piccolo compromesso». Con la decisione di lasciare fuori i tagli diretti ai giovani, che avevano rappresentato una parte importanete della protesta, il mnovimento ha perso il più evidente punto di attacco alle misure proposte dal governo, mentre il compromesso con i social democratici ha smorzato gli animi dei sindacati. Se ciò faccia del governo il vincitor oppure no, è ancora tutto da vedere. Infatti la stessa base del governo, rappresentata dalle grandi corporazioni, non è per nulla soddisfatta con una riforma in pieno stile social democratico e alla fine il governo non è riuscito a portare a termine le sue «lungimiranti manovre , grandi e necessarie per il futuro». Alla fine cioè, il pallone si sta sgonfiando.
Le scelte del governo in materia di politica economica, che insiste sulla necessità di congelare le tasse, non ammettendo nessun cambiamento nè aggiustamento mentre restringe lo spazio economico dei comuni, ha già comunque rilanciato un secondo roud di polemiche. Con un impressionante surplus nelle finanze statali 80 miliardi di corone, il che è veramente moltissimo, per una piccola economia come quella danese, sempre più persone, da più parti stanno criticando la giustificazione del governo per le sue politiche. Come può essere che in questo storicio momento di ricchezza pubblica e privata, le economie dei comuni sia mantenute ai livelli più bassi della storia, si chiede la gente? Le conseguenze per i Comuni sono evidenti.