DALLO SCIOPERO GENERALE AL GOVERNO TECNICO DI PISANU

Dopo mille contorsioni, dopo le pressioni sempre più determinate e decisive della Banca centrale europea ( che hanno avuto almeno il pregio di svelare a livello di massa la vera natura – iperliberista, neoimperialista- dell’Unione europea ) la manovra economica – con la quarantanovesima “fiducia”, 165 “si” e 141 “no” – è passata al Senato.
Quali sono i punti salienti di questa manovra, la più pesante ( con 54 miliardi di euro) dal 1991 e tra le più antipopolari e antioperaie della storia della Repubblica?
Primo: i dipendenti pubblici che opteranno per la pensione anticipata dovranno aspettare due anni per avere la “liquidazione”, il trattamento di fine rapporto. E’, questa, una misura particolarmente odiosa, poiché i lavoratori si sono visti ritirare la liquidazione dagli stipendi a pezzo a pezzo, lungo tutta la vita lavorativa e perché, in essa, hanno coltivato a lungo i loro piccoli sogni: finire di pagare il mutuo della casa, aiutare un figlio a mettere su famiglia, fargli proseguire gli studi universitari con più tranquillità…tutto questo viene cancellato, anche i piccoli sogni della povera gente sono sogni troppo ambiziosi per il governo, la Bce, la borghesia italiana.
Secondo: la manovra blocca sino al 2014 gli incrementi salariali e proroga di un altro anno il blocco del turn over, cioè decreta l’impossibilità di sostituire il personale in uscita con nuove assunzioni. Mentre, in questi giorni, riaprono le scuole, l’impatto di tale proroga è già palese e devastante: vi sono scuole con 200 alunni e due bidelli; non vi sono maestre e maestri sufficienti a coprire tutto il corso delle lezioni; gli insegnanti di sostegno, per l’handicap, dovranno correre da una scuola all’altra, prestando la loro assistenza ai ragazzi con dei problemi con pochissime ore disponibili…
Negli ospedali mancano gli infermieri e i tecnici, nei trasporti, nelle università il personale è risicatissimo…
Terzo: il documento passato in Commissione Bilancio del Senato e relativo ai licenziamenti disinvolti e facili è passato anche in aula, con l’intera manovra. L’articolo 18 dello Statuto dei lavorato è cancellato e ogni azienda, con il consenso della maggioranza dei sindacati e senza ascoltare i lavoratori e gli iscritti di base alle organizzazioni sindacali, potrà liberamente trasformare improvvisamente un uomo, una donna, in un esubero, metterlo in mezzo a una strada.
Quarto: l’aliquota IVA passa dal 20 al 21%, divenendo così tra le più care in Europa. Farà lievitare i prezzi della benzina, delle auto, del riscaldamento domestico, dei vestiti, dei generi alimentari ecc…Il gettito calcolato è di circa 4,3 miliardi l’anno, 120 euro in più da pagare all’anno per ogni famiglia italiana.
Quinto: sulle pensioni vi è un nuovo giro di vite e le donne andranno in pensione a 65 anni. L’adeguamento partirà dal 2014 e colpirà centinaia di migliaia di donne che sino a quell’età -.in virtù di una concretezza sociale ancora fortemente maschilista – dovranno portare sulle spalle il carico pesantissimo del doppio lavoro: casa e ufficio, famiglia e fabbrica.
Sesto: per gli immigrati aumenta l’imposta di bollo sui soldi spediti all’estero. Si tratta di un 2% sulle somme spedite, con un minimo di tre euro. E’, questa, una vera e propria viltà sociale. Vi sono badanti che lavorano ( chiuse per tutto il mese, comprese notti e domeniche, nelle case dei nostri anziani abbandonati) per inviare gran parte di quelle poche centinaia di euro che traggono dal loro sacrifico ai figli che studiano a Lima, a Bucarest; che spediscono quei quattro soldi alle loro famiglie in difficoltà in Africa, nei paesi dell’est d’Europa distrutti dal liberismo. Ebbene, è a queste lavoratrici, a questi lavoratori che sostituiscono a prezzi irrisori, a condizioni schiavistiche un mancante stato sociale per anziani, che si infligge una tassa per la spedizione di piccole somme! Se con lo stesso criterio tassassimo i capitali portati nei paradisi fiscali da padroni non avremmo più problemi nemmeno per una manovra imposta dalla Bce! In verità, questa tassazione è un pezzo rilevante del razzismo costituitosi nel nostro Paese…
Settimo: la cosiddetta linea delle “manette per i furbi” ( e cioè il carcere per gli evasori), tanto voluta, a chiacchiere, dalla Lega, è finita in una bolla di sapone: il carcere vi potrà essere solo per coloro la cui evasione è superiore al 30% del fatturato. Un livello enorme, posto che sia accertato, mentre è proprio la questione dell’accertamento e della persecuzione degli evasori la questione centrale mancante nell’intera filosofia e operatività della manovra Berlusconi, che salva integralmente il capitale e le grandi fortune dal fisco.

Una salvezza del capitale che appare in modo fragoroso e titanico nella questione della cosiddetta “supertassa”.
Qui siamo nella politica delinquenziale ( di classe, invece, di classe padronale, e tanto basta) : saranno infatti solo in 35 mila, tra i ricchi, a versare il contributo di solidarietà. Ma chi sono questi 35 mila? Il 60% di costoro sono dipendenti pubblici, con un reddito superiore ai 300 mila euro l’anno e con una detrazione fiscale mensile sulla busta paga e aliquota marginale fissa del 45%. Cioè, sono conosciuti al fisco e già pagano le tasse per ciò che guadagnano. Giustamente.
Ma il punto è che questi 35 mila sui quali interviene la mannaia del fisco sono solo lo 0, 075 % di tutti i contribuenti, mentre quel 10% straricco ( e ben conosciuto) e che detiene oltre il 44% dell’intera ricchezza nazionale è stato completamente esentato da ogni minimo contributo solidale. La patrimoniale, in sintesi, non è passata. La “parentela” borghese di Berlusconi, la sua ridanciana e allargata famiglia, non è stata toccata. Nella manovra “di classe” si è creduto bene che la richiesta di un “contributo al Paese” ( che tanto retoricamente viene evocata, anche dal Presidente della Repubblica, Napolitano) ai veri padroni del vapore potesse indebolire il governo. E a ragione, dato che mai come oggi questo governo è quello della classe dominante, della sua parte più egoista, reazionaria e antipopolare.

Se servivano conferme ( e certo non se servivano) sulla natura oscuramente antidemocratica e antioperaia del governo Berlusconi, questa manovra è lì a suggellarle. E l’esigenza di rovesciare il governo attraverso il conflitto, affidando il timone delle lotte ed un nuovo orizzonte sociale ai lavoratori, ai giovani, alle donne, al movimento contro le guerre e il riarmo, è ormai ineludibile e
imprescindibile.
D’altra parte, che ciò sia possibile, che il governo può essere abbattuto nelle piazze e nelle fabbriche è stato lo stesso sciopero del 6 settembre della CGIL a dirlo, con le sue cento città piene di lavoratori in lotta, con i suoi milioni di lavoratori che hanno incrociato le braccia.
A dirlo sono stati i tanti lavoratori organizzati sotto le bandiere dei sindacati di base, sono gli indignati che hanno manifestato e manifestano sotto il Senato e a Montecitorio e in tante piazze d’Italia; è il crescente disagio sociale, la disoccupazione, la precarizzazione, la disperazione di massa che sta divenendo coscienza sociale e politica.
Sono gli stessi sondaggi elettorali ( per una volta, almeno) a dire che il cambiamento è possibile, col fatto che le forze del centro sinistra registrano un 10% in più del centro destra, col fatto che il totem Berlusconi crolla nelle preferenze degli italiani.
Se non ora quando, la spallata finale? Se non ora quando il proseguimento di una lotta di massa – a partire dalla CGIL – che si ponga chiaramente l’obiettivo di farla finita con questo nuovo ventennio di destra?

Invece…invece da più parti risorge il vizio italianissimo del gattopardismo, del trasformismo, malattia senile del “resismo”, cioè della resa, della subordinazione, della interiorizzazione degli interessi del capitale e dei poteri forti.
E’ bastato che una testa d’uovo del PDL ( Pisanu) evocasse un governo di larghe intese, perché tanti e autorevoli dirigenti del centro sinistra ( con D’Alema in testa ) abbracciassero l’idea.
Occorre, invece, essere chiari: nulla di peggio vi sarebbe, ora, che un governo tecnico: frenerebbe il movimento di lotta crescente; darebbe nuovi alibi alle parti più moderate delle confederazioni sindacali e della CGIL per una nuova paralisi sindacale; darebbe fiato alle destre che ne hanno un gran bisogno, prima di essere erose e abbattute da un movimento di popolo; cancellerebbe, sull’altare della continuità politica e sull’altare della BCE, ogni possibile e anche minima alternativa; garantirebbe, in una nefasta mediazione continuista tra aree ultramoderate del PD e il PDL, quella politica antipopolare che è il cuore del governo Berlusconi.

Non è certo facile svolgerlo, ma se un compito hanno oggi i comunisti e le forze della sinistra ( oltre quello di tener ferme le posizioni antimperialiste, a cominciare dalla denuncia dell’orrenda strage per il petrolio che la Santa Alleanza della NATO sta conducendo in Libia ) è quello di evitare come la peste il costituirsi di un “governo tecnico”.
Perché non sarebbe un “governo tecnico” : sarebbe la fine di ogni, pur minima, politica alternativa a quella reazionaria di Berlusconi.
Pisanu, la vecchia talpa democristiana, ha ben scavato e rischia di fregare tutti: cambiare tutto per non cambiare niente. Tagliare le unghie all’opposizione e all’alternativa. Ridare vigore alla reazione e alla conservazione.
Non cadiamo nella trappola, riempiamo le piazze d’Italia, respingiamo la manovra economica, facciamo cadere Berlusconi sotto i colpi del movimento. Costruiamo l’alternativa! Disseminare questa parola d’ordine : oggi, è questo il primo compito dei comunisti.