Se è vero – come tutti gli studiosi di fascismi sostengono – che Roma e Padova sono i laboratori della destra radicale, che osservando cosa accade in queste due città si capisce dove il vento tira, allora c’è proprio da preoccuparsi. Le aggressioni nei licei cominciano a non contarsi, nascono nuovi gruppi a destra della destra e sono riusciti ad avere anche una sostenuta rappresentatività nelle scuole.
In una sola giornata abbiamo visto sfilare contemporaneamente a Roma ben due manifestazioni di Forza Nuova e della Fiamma Tricolore, e questa volta non solo poche centinaia di teste rasate, erano di più, molti di più. Se a questo si aggiunge che Gianfranco Fini ha defenestrato Storace, ma ha contemporaneamente dimenticato la «svolta» di Fiuggi aprendo le porte al corteo del 2 dicembre contro la Finanziaria agli uomini di Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore), cioè di colui che pochi mesi fa ha fatto scandalo negando l’Olocausto («le camere a gas sono esistite? Francamente non ho mezzi per poterlo affermare»), ecco, forse il quadro si completa. Forse ce n’è abbastanza per sostenere che i fascisti stanno tornando.
Padova e Roma, è iniziata mesi fa: le scritte anti Israele al ghetto di Padova, le svastiche in quello di Roma, e poi ancora nuovamente la capitale i negozi della comunità ebraica sigillati. Di pochi giorni fa è l’aggressione a Radio Sherwood, uno dei presidi dei No Global. Sono arrivanti in quindici, tutti squadristi, tutti con il volto coperto, spranghe in mano. Hanno massacrato tre ragazzi e una era una donna. La Digos ora dice che questa è stata la risposta a un attentato che non ha avuto onori di cronaca e avvenuto all’alba di venerdì, davanti alla sede di Forza Nuova con la firma dei Centri sociali.
Dicono che a Padova si sta riformando un clima da anni ‘70. Tanto che il viceministro dell’Interno Minniti ha voluto presiedere il Comitato di sicurezza pubblica proprio dire: «Attenti, non sarà più tollerata violenza». Minniti non c’era andato a caso a Padova visto che è esattamente qui che due settimane fa alcuni autonomi hanno preso a sassate il padre di Matteo Vanzan, uno dei carabinieri morto a Nassiriya; e visto che sempre a Padova i cortei, le manifestazioni, le spranghe di Forza Nuova stanno riprendendo piede. Certo era prima del corteo di Roma, ma prima anche dell’assalto squadrista ai no global.
Opposti estremismi? Fini cavalca questa linea e dopo l’aggressione a Radio Sherwood dice: «Non so se c’è un caso Veneto, ma certo ci sono segnali allarmanti di violenza politica… ». E poi rivolta il problema: «Gli estremisti non non ce li ha portati la destra in Parlamento» riferendosi naturalmente a Caruso, parlamentare di Rifondazione.
E allora torniamo a loro. È il 13 novembre quando il leader di An Gianfranco Fini detta alle agenzie la nuova linea, quella che apre le braccia al leader della Fiamma Tricolore Luca Romagnoli: «Se vuole partecipare al corteo della Casa delle Libertà… penso che tutti quelli che vogliono partecipare siano i benvenuti a patto che sfilino in modo civile e democratico». Romagnoli risponde: «Porteremo in piazza tremila militanti». Tilgher, leader del Fronte sociale nazionale – processato per le stragi dell’Italicus e della stazione di Bologna e condannato per ricostituzione del partito fascista nel ‘95 -, commenta: «Un grande passo avanti rispetto a quando ci definì impresentabili».
Fini guarda lontano: loro cominciano ad essere in tanti. In due mesi, tra ottobre e novembre, il fronte di estrema destra si sta riorganizzando. Si sono riviste le croci celtiche in piazza, c’è un nuovo gruppo che si chiama Blocco studentesco che sta facendo molti proseliti nelle scuole. C’è stato il raduno naziskin di Marta, sul lago di Bolsena, vicino Viterbo, e sono arrivati da tutta Europa.
E poi ci sono naturalmente le aggressioni. Se i segnali sono segnali, la manifestazione di Forza Nuova organizzata due settimane fa a Roma è uno di questi. Per due motivi: il primo è che, appunto, erano in tanti; il secondo è che per sfilare hanno scelto un quartiere della capitale che da trent’anni non era più la loro fortezza e simbolo. Non i ricchi Parioli dove per altro ora vince la sinistra, ma Mazzini «territorio una volta (anni ‘70) storicamente fascista». Sono tornati lì e non a caso. Per riprendersi il «loro» quartiere.
Parliamo poi delle aggressioni. Due studenti picchiati al Mameli, due all’Aristofane perché erano omosessuali, e un omicidio, quello di Renato Biagetti avvenuto a fine agosto, davanti al Centro sociale Acrobax. Il segnale, in questi casi, è la prima pagina del sito Internet di Forza Nuova. Dice: «La battaglia nelle scuole è appena cominciata. La scuola è oggi conquista incontrastata dei professori del ‘68 che deformano intere generazioni, le educano ad essere vicini alle droghe, ai “pensieri deboli” e a prepararsi ad un modello di società individualista nella filosofia e comunista nell’organizzazione… ».
La nuova creatura è Blocco studentesco. Al liceo Mameli i militanti di Blocco studentesco sono riusciti a far annullare le elezioni. La lista di estrema destra era stata esclusa perché via delle sprangate contro i candidati della lista concorrente, ma grazie a Gramazio sono riusciti a invalidare il voto. Chi sono? La loro sede è nel cuore della Roma extracomunitaria, hanno scelto piazza Vittorio, cuore delle comunità straniere; il loro capo è Gianluca Iannone, ex Movimento politico di Maurizio Boccacci. Dicono: «Siamo l’ultima ambasciata d’Italia». Nel sito il programma: libro di testo unico per tutti e ginnastica. Un blog informa che se qualcuno vuole scrivere a Luigi Ciavardini (strage di Bologna) ha cambiato indirizzo: carcere di Poggioreale, Napoli. Ecco chi sarà in piazza con Fini – e Berlusconi – il 2 dicembre prossimo.