Dal Venezuela, una sindaca al servizio della persona

Parla Rosa Léon, prima cittadina del municipio bolivariano di Victoria, venuta a Roma per invitare gli investitori

Domenica a Roma, al Casale del Podere Rosa, nell’ambito del dibattito sulla Costituzione bolivariana del Venezuela, tradotta in volume dalla Città del Sole, abbiamo incontrato Rosa Léon, una degli 8 sindaci venuti in Italia per promuovere gemellaggi e scambi culturali con i comuni italiani. Oggi, la delegazione sarà ricevuta dai rappresentanti del IV Municipio: il municipio di Montesacro, dove Simon Bolivar, liberatore del paese, ha soggiornato duecento anni fa. Lì, il prossimo 15 agosto, il presidente Chavez – a cui il sindaco Veltroni ha conferito ieri il «premio simpatia» – verrà in visita non ufficiale, e scoprirà il monumento dedicato dal municipio al libertador. Rosa Léon, 29 anni, è la più giovane sindaca eletta nel Venezuela di Chavéz anche con i voti dell’opposizione. «La costituzione bolivariana mette al centro i valori della persona, è stata voluta e votata dal popolo, discuterne in Europa potrebbe essere di utilità comune», dice. Giurista e giornalista di formazione, giovanissima deputata, Rosa Léon è un’attivista della prima ora.«Mi appassiona – dice ancora – il funzionamento dello stato, l’applicazione delle idee rivoluzionarie al concreto e la comunicazione». La comunicazione, con l’Italia, «paese in cui i movimenti hanno una grande sensibilità antiglobalizzazione – aggiunge – è molto importante». Anche per questo il Venezuela, per voce del suo ambasciatore Rodrigo Chaves, ha manifestato il desiderio di tenere in Italia il II Congresso in difesa dell’umanità, chiamando a raccolta gli intellettuali e tutti coloro che «hanno a cuore la libertà dell’uomo e della donna» . Per la sindaca, quello del Venezuela è «un processo inedito, frutto della partecipazione diretta dei cittadini, che mette al centro i bisogni della persona». Per questo, dice, «offriamo una piccola biblioteca alle famiglie, distribuiamo i libri gratis nelle campagne, riconvertiamo il ruolo dei militari in quello di insegnanti, ci occupiamo della salute delle donne. Abbiamo votato una legge che impone il 30% di presenza femminile nelle istituzioni». Ma in che modo ottenere soldi per il welfare in un paese che, su 26 milioni di abitanti, conta 15 milioni di poveri? Con il petrolio. In Venezuela, quarto esportatore del mondo e secondo esportatore di ferro, l’oro nero costituisce l’80% delle entrate ottenute dalle esportazioni. Ora, l’estrazione e la prima lavorazione del greggio è consentita solo a società al 51% statali. Vendendolo «prevalentemente a Cuba e alla Cina, si ottengono in cambio strutture sanitarie e educative». Nel municipio José Felix Ribas, Léon è sindaca di Victoria, nello stato di Aragua. Un territorio di 164.000 abitanti, prevalentemente industriale, che racchiude però tutte le caratteristiche del paese: molta agricoltura, turismo e fabbriche come Iveco. L’Iveco, che costruisce mezzi di trasporto pubblici e camion, fornisce «oltre 800 impieghi diretti, e un ampio indotto». Prima c’era anche la Fiat, ma ha chiuso nel ’99 «e gli operai sono ancora disoccupati». Negli anni `90, nel declino dell’egemonia di Europa e Giappone, 10 delle prime 20 grandi aziende venezuelane erano possedute dagli Stati uniti. Oggi, la situazione economica del paese, provata dal crollo del prezzo del petrolio nel 1988, rimane difficile. Per questo, la sindaca rivolge agli investitori italiani una proposta: «per tre anni potranno usare le nostre infrastrutture industriali a tasso zero. E se poi instaurano buoni rapporti col governo, troveremo la formula per una collaborazione vicendevole».