Dal primo report all´incontro Sismi-Cia: prove e bugie

Dietro le smentite del Governo: ecco tutto quello che non è ancora stato chiarito

Un affaire lungo 4 anni e il mistero di quei 15 minuti

“Il Federal Bureau of the Investigation, in una lettera inviata nel luglio scorso alle autorità italiane, ha scagionato il Sismi da ogni sospetto sulla fabbricazione del falso dossier. La lettera conclude un´inchiesta durata due anni». Al “New York Times”, fonti del Bureau aggiungono che, dell´inchiesta, l´Fbi continua a dare conto al Parlamento americano: «I senatori Pat Roberts, repubblicano, John D. Rockefeller IV, democratico, hanno ricevuto informazioni classificate sullo stato di avanzamento dell´indagine. I due senatori sono rispettivamente presidente e vice-presidente del comitato di controllo sull´Intelligence».
Il quotidiano diretto da Bill Keller, infine, conferma l´incontro tra Pollari e il vice della Rice, Stephen Hadley, ma si è trattato – chiarisce una fonte della Casa Bianca – di «un incontro di cortesia durato non più di 15 minuti». Frederick Jones, portavoce del National Security Council, aggiunge: «Nessuno dei partecipanti all´incontro ha ricordo che siano stati affrontati gli argomenti dell´Iraq e del Niger o che ci sia stato scambio di documenti». Come notano osservatori del partito democratico, «si tratta di una classica negazione che non nega». E´ un fatto che l´incontro c´è stato. E´ un fatto che Pollari guida una delegazione di funzionari del Sismi che lavorano all´intelligence delle armi di distruzione di massa, guidati dal colonnello Alberto Manenti. Nessuno ha ancora spiegato di che cosa abbiano discusso prima, durante e dopo il meeting «di cortesia» e perché la delegazione sia lì in un momento cruciale dell´escalation informativa sul riarmo nucleare di Bagdad. Il tempo dirà.
Quel che conta è altro, oggi. Le informazioni del New York Times smentiscono Palazzo Chigi. Appena mercoledì scorso, il governo ha negato, per la quarta volta in due anni, un «coinvolgimento, diretto o indiretto, nel confezionamento e nella veicolazione del falso dossier sull´uranio nigerino». In realtà, allo stato delle cose, l´intero racconto consegnato da Palazzo Chigi (e dal Sismi) al Parlamento e alla pubblica opinione zoppica e rischia di andare a ruzzoloni.
Per farla breve, bisogna eliminare dalla storia i dettagli e andare al sodo. Che cosa ha detto il governo?
«Con la forza poderosa della verità, che non teme né vaglio, né verifica», Palazzo Chigi dice di non aver mai saputo nulla del dossier e quindi di non aver mai potuto avere alcun ruolo nella faccenda. Di traverso, suggerisce con spensieratezza che è stato il servizio segreto francese (Dgse) a confezionare il “pacco” e a spedirlo a Washington con la deliberata intenzione di mettere gli Stati Uniti in trappola. Di queste circostanze, come si legge nelle veline pubblicate dalla stampa italiana, avrebbe dato atto l´Fbi all´autorità italiana a conclusione dell´indagine. Nessuno di questi argomenti ha finora trovato un sostegno.
Al contrario, ecco la sequenza di fatti che le evidenti contraffazioni del Sismi e le lambiccate note del governo non hanno finora intaccato.
I documenti falsi sono costruiti da due italiani, un ex-collaboratore e un vice-capocentro del Sismi. Il 15 ottobre del 2001, un «report» sullo shopping iracheno di uranio in Niger viene recapitato dall´intelligence italiana alla Cia. L´8 settembre 2002, Judith Miller (Nyt) svela che Bagdad si sta procurando tubi di alluminio per costruire centrifughe necessarie ad arricchire uranio. Il 9 settembre 2002, Pollari, con funzionari addetti all´intelligence sulle armi di distruzione di massa, incontra Hadley (ora sappiamo soltanto «per 15 minuti»). L´11 settembre 2002, Hadley chiede e ottiene dalla Cia il nullaosta a che il Presidente possa far riferimento all´uranio di Saddam in un discorso pubblico fissato a Cincinnati, Ohio. Il 12 settembre 2002, Panorama, diretto da Carlo Rossella, pubblica un ampio servizio in cui svela al mondo che Bagdad si è procurato 500 tonnellate di uranio grezzo in Nigeria, mentre in Europa, da ditte tedesche, sta acquistando tubi per centrifughe. Nell´ottobre e nel novembre 2002, in due audizioni al Comitato parlamentare di controllo, Pollari riferisce che «il Sismi ha prove documentali dell´acquisto di uranio naturale in una repubblica centro-africana» e che «risulta anche il tentativo di acquistare centrifughe per l´arricchimento di uranio da industrie tedesche e forse italiane». Il 28 gennaio 2003, George Bush pronuncia le 16 parole che valgono una guerra. Il 4 marzo 2003 (quindici giorni prima dell´intervento in Iraq), i francesi avvertono Washington che sono fasulli i documenti su cui gli Stati Uniti fondano le loro convinzioni sul riarmo iracheno. Un´analoga mossa non è documentata, né rivendicata, dal Sismi e dal governo Berlusconi.
Come è chiaro, e ancora di più oggi dopo il lavoro del New York Times, al centro di quest´affare non è il Sismi. Nicolò Pollari, come il direttore della Cia George Tenet, ha dato ai suoi “padroni” ciò che essi chiedevano: intelligence manipolata. Al centro di questo affare, ci sono dunque i passi di un governo che, dopo quattro anni dal primo report made in Rome (15 ottobre 2001), nega la sua parte in una commedia che ha provocato la morte di 20 mila iracheni, 2000 americani, 33 italiani.
Questo è il Nigergate. E´ un affare politico. Non è l´impresa di truffaldini vendifumo da «italian job», né una baruffa tra apparati (come sembrano sostenere Francesco Cossiga e ambienti del centro-sinistra), né l´iniziativa storta di un direttore del servizio segreto. Declinato così l´affare, si può osservare come – a petto del rilievo politico, che non sfugge ai media americani – nel cortile di casa, si debba fare i conti con l´informazione incompleta o eterodiretta offerta all´opinione pubblica nell´imbarazzo di un Parlamento ozioso e il plumbeo silenzio dell´opposizione.