Dal Molin, sospesi i lavori di bonifica

La Abc di Firenze, incaricata dagli Stati uniti per la bonifica dell’aeroporto Dal Molin, ha sospeso i lavori. La notizia è rimbalzata da Firenze (dove da giorni si stanno effettuando presidi davanti alla sede della ditta) a Vicenza. L’entusiasmo è stato contenuto perché in molti hanno pensato che dietro l’angolo potesse esserci un inganno. E in realtà quella dei cittadini che per quattro giorni hanno bloccato le due entrate, quella civile e quella militare, all’aeroporto è stata una vittoria parziale. Gianfranco Mela, titolare della Abc conferma che «la ditta ha deciso di sospendere i lavori all’aeroporto Dal Molin per questioni di sicurezza. Fin da mercoledì abbiamo richiamato i lavoratori coinvolti nella bonifica». Quanto durerà la sospensione? «Per quello che ci riguarda -spiega – non sappiamo se i lavori riprenderanno. Naturalmente c’è una differenza tra sospendere i lavori e recedere da un contratto». Anche perché il contratto la Abc l’ha stipulato con «il governo degli Stati uniti, e quindi – dice – le regole anche di recessione sono quelle vigenti negli Usa. Dobbiamo consultarci con i nostri legali». Quello che amareggia Mela è il fatto che «normalmente siamo elogiati per il nostro lavoro in tutto il mondo. Mi sarebbe parso più logico anche per i cittadini di Vicenza accogliere come positiva la bonifica del territorio, a prescindere dall’utilizzo che ne sarà fatto». Su questo punto evidentemente i cittadini di Vicenza la pensano diversamente. Anche perché l’utilizzo previsto per quel territorio non è certo utile alla cittadinanza. Una base di guerra non è qualcosa che i cittadini vogliono. Ed è per questo che dopo aver appreso la notizia della sospensione dei lavori e quindi non della rinuncia da parte della Abc, dal presidio è arrivata la conferma che «se i lavori riprenderanno noi saremo lì a bloccarli nuovamente». Al titolare dell’Abc, il presidio ha inviato una lettera aperta per spiegare le ragioni della contrarietà dei vicentini alla realizzazione della base Usa ma anche per spiegare il perché del blocco dei lavori di bonifica. Gli sviluppi di ieri, con la conferma, della sospensione dei lavori da parte dell’Abc rilanciano la palla al governo che dovrà decidere come comportarsi. Purtroppo questa è una storia che abbiamo già vissuto, due anni fa in vaL Susa. Allora c’era il governo Berlusconi e decise per la linea dura: le immagini dei manifestanti, giovani, donne, vecchi, picchiati dalle forze dell’ordine, colti nel sonno ai presidi, sono ancora ben vive nella mente di tutti. Ieri i blocchi si sono conclusi con una festa finale. In mattinata c’era stata la visita del deputato di Rifondazione Paolo Cacciari. «Ho trovato un clima disteso – dice -nonostante le provocazioni del sindaco Hullweck e del commissario Paolo Costa, che continua malauguratamente a ritenere la base di Vicenza il volano naturale di una pesante infrastrutturazione di tutta la provincia». Per il Prc «il governo deve sancire una moratoria sulla costruzione della base in attesa della consultazione popolare dei cittadini». Anche Cacciari rilancia l’idea che la conferenza sulle servitù militari si tenga in Veneto, un territorio che assomiglia sempre di più a un poligono militare Usa viste le sciagure del Cermis, della Valzoldana e dell’elicottero caduto giovedì». Il commissario Paolo Costa ha scritto al manifesto per «ribadire il fatto che ho dichiarato in un comunicato che l’utilizzo dell’aeroporto e della pista a soli scopi civili è una decisione che farò rispettare, anche perché coincidente con quanto deliberato dal consiglio comunale di Vicenza il 26 ottobre 2006 e, che, a scanso di ogni equivoco, il tutto sarà garantito dal fatto che la pista e le strutture aeroportuali non verranno cedute in uso aU’amministrazione militare americana». Il governo italiano ha concesso agli Usa oltre 500mila metri quadrati di terreno dell’area Dal Molin, sul quale sorgeranno gli edifici della Ederle 2. Quanto poi all’uso della pista, molti esperti (e anche alcuni militari Usa) hanno confermato che l’aeroporto civile non potrà più funzionare in presenza di una base militare così consistente.