«Dal ministro uno spot per il no»

Sorride Giorgio Cremaschi. Sorride quando gli si chiede un commento alle parole di Tommaso Padoa Schioppa («La maggioranza dei lavoratori voterà a favore del protocollo sul welfare»). «Quello del ministro – commenta il segretario generale della Fiom – è il migliore spot per il no. Dopotutto lui ha il dono dell’impopolarità».

Quindi lei è certo che vinceranno i no?
«Io so che nelle assemblee tenute nei grandi luoghi di lavoro, dove è stata spiegata la sostanza dell’intesa, la maggioranza ha bocciato il protocollo».

E altrove?
«C’è stata scarsa informazione. Non escludo che ci possa essere un voto favorevole. Ma il segnale vero, ripeto, arriverà dai grandi luoghi di lavoro».

Che segnale sarà?
«Il protocollo è un disastro. Non bastano modifiche di facciata realizzate ad hoc per coprire le discussioni politiche. Se il numero di no sarà significativo il governo dovrà tenerne conto».

Se non lo farà?
«Mi occupo di una cosa per volta, ora penso al referendum».

In ogni caso Padoa Schioppa non sembra eccessivamente preoccupato?
«Al ministro dovrebbero rispondere Cgil, Cisl e Uil. Dovrebbero dirgli di stare al suo posto. Non lo fanno, un’ulteriore dimostrazione della debolezza politica del sindacato».

Sindacato che, tra l’altro, ha aperto alla possibilità di modificare l’accordo in Parlamento.
«Se vogliamo dare un segnale di cambiamento bisogna votare no. Non è vero quello che dicono Cgil, Cisl e Uil. Se vince il sì non ci saranno modifiche anche perché Confìndustria, il cui peso è preponderante in questo governo, chiederà che non si cambi niente».

Sta dicendo che i sindacati lavorano per Confìndustria e per il governo?
«Cgil, Cisl e Uil hanno accettato con Prodi quello che non avrebbero accettato con Berlusconi. Anche per questo bisogna votare no, per difendere l’autonomia del sindacato. Non si può cambiare idea a seconda del governo. Io ero e resto contro la legge 30 perché è sbagliata, non perché l’ha fatta Berlusconi».