Da Torino a Roma è battaglia. «Non toccate quelle classi»

La protesta è già esplosa a Bologna. Nelle scuole di Torino si susseguono riunioni. A Milano il 23 si svolgerà un’ assemblea cittadina di prof e genitori. In Veneto sono attesi per il 13 i leader dei sindacati confederali dei docenti. A Modena e a Roma Cgil Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione. Il governatore Bassolino tempesta di telefonate il ministro dell’ Istruzione Fioroni. Nelle grandi città del Nord, ma anche a Roma e a Napoli è iniziata la battaglia per il tempo pieno. Con l’ obiettivo di rivedere la manovra economica perché l’ economia va meglio e quindi le risorse ci sono. I tagli di posti nella scuola previsti dalla Finanziaria, ovvero 7 mila insegnanti subito e altri 4 mila a settembre e un imprevisto aumento di alunni potrebbero danneggiare seriamente l’ offerta didattica che i genitori dei bambini delle elementari apprezzano di più: 40 ore, due docenti con 4 ore in compresenza, laboratori, insomma un’ offerta ricca, di qualità, «made in Emilia». E che ora, secondo i sindacati, rischia di ridursi per poi scomparire. L’ aumento inatteso delle iscrizioni – che si sono chiuse a gennaio – e la maggiore richiesta di tempo pieno da parte delle famiglie hanno infatti mandato in tilt le previsioni del ministero dell’ Istruzione. E la prima risposta degli uffici, costretti dalla manovra a tagliare 11 mila posti, è stata quella di risparmiare proprio sul tempo pieno, l’ offerta di lusso della nostra scuola, bloccando tutte le nuove richieste. O di offrire, nella migliore delle ipotesi, un orario lungo abbastanza simile ad un parcheggio. «Non è possibile che sia un governo di centro sinistra a chiudere il tempo pieno – dice Enrico Panini, leader della Cgil scuola -. Dietro c’ è anche un’ idea di scuola e di società». «L’ offerta didattica non può essere messa in discussione», dichiara Francesco Scrima, capo dei prof della Cisl. Delusione. La stessa che avvertono in queste ore i sindacalisti dopo gli incontri con i dirigenti del ministero, dalla Sicilia al Veneto. La battaglia per il tempo pieno è in pieno svolgimento a Bologna. Nelle elementari della provincia a settembre ci saranno come minimo 926 bambini in più e 73 maestri in meno. Secondo i sindacati nelle elementari mancheranno 150 insegnanti e 600 in tutta la regione. Risultato: può essere garantita solo l’ offerta storica del tempo pieno. Vietato aggiungere nuove classi. Nelle scuole di Modena a settembre ci saranno oltre 1000 studenti in più. Ma i prof resteranno gli stessi. A Milano e provincia, secondo un calcolo della Cisl, a settembre potrebbero mancare oltre 100 classi di tempo pieno. Circa 12 mila bambini delle elementari – 473 classi – potrebbero restare esclusi dal tempo pieno a Roma. Cinquemila solo in prima. La Finanziaria riserva i tagli più pesanti al Sud: al primo posto la Campania, con 1426 posti in meno, di cui 725 nella sola scuola primaria, seguita da Sicilia e Calabria. Sono le regioni con la minor domanda di tempo pieno e col minor incremento demografico. «Posso garantire l’ offerta dello scorso anno – afferma il direttore generale Alberto Bottino – solo perché c’ è stato un calo di 5000 alunni. Ma come la mettiamo con le emergenze della nostra regione? Più tempo pieno vuol dire meno bambini nella strada. La scuola sottrae tempo alla strada, mi ricordano i sindacati e non posso dar loro torto».