Da Torino a Melfi, gli operai Fiat bocciano l’ultimo accordo sindacale

DICIAMO NO Alla Fiat e nelle grandi fabbriche vincono i no, dimostrando il buon seguito avuto dalle indicazioni della Fiom. Un risultato, se si vuole contro tendenza, ma che confemia la grande partecipazione al referendum sull’accordo del 23 luglio. A Mirafiori, quasi il 59% dei lavoratori ha votato, ma, fanno notare alla Fiom, “si tratta di valori medi. Di fatto fra gli operai la percentuale supera il 70%, mentre fra gli impiegati non raggiunge il 40”. Nelle aree di fatica, le carrozzerie e le meccaniche, il no supera l’84%, ma anche fra i colletti bianchi raggiunge quasi il 65 %. Complessivamente, nella grande fabbrica, hanno votato 7.080 lavoratori su 12.044 che ne avevano diritto. I sì sono stati 1.690 (23.88%) e i no 5.388 (76,12%). “Siamo di fronte ad una straordinaria prova democratica”, dice il segretario provinciale della Fiom, Giorgio Airaudo, che ha voluto attendere i risultati di Mirafiori prima di rilasciare qualsiasi commento, “il voto si è svolto in modo sereno e con certificata con’ettezza”. Non c’è delusione fra i delegati che girano intorno alla sede della Quinta Lega, né davanti alla sede della Fiom, sembra che il risultato, abbia confermato le segrete previsioni fatte nelle scorse settimane durante le assemblee nelle fabbriche. “Un risultato – dice Mauro Grosso, da 30 a Mirafiori- rappresentativo di un grave malessere. I nostri no sono comunque necessari per far sì che possa essere apportata qualche modifica ad un accordo molto migliorabile”. Mentre per Vincenzo Tripodi, che dall’88 lavora agli enti centrali di Mirafiori, “il risultato avrebbe potuto essere ancora migliore per le ragioni del no, se solo fosse stato possibile un maggiore confronto di merito con i lavoratori. È significativo che fino a ieri, l’associazione quadri e capi della Fiat abbia continuato ad inviare mail che invitavano a votare sì. Abbiamo assistito ad un confronto impari e quindi siamo soddisfatti del nostro risultato”. E secondo Airaudo, a questo punto “Mirafiori non può essere né rimossa, né nascosta. 11 voto pone chiaramente la questione industriale in una fabbrica che è in ripresa e che nei prossimi mesi assumerà nuovi operai- e sottolinea- è molto importante tener conto che Mirafiori non dice vaffa ma chiama il sindacato all’ascolto. Per questo, dopo la conta e l’interpretazione del voto è fondamentale raccogliere la voce dei lavoratori”. Ma non è solo Mirafiori: il no prevale in altre grandi fabbriche Fiat da Melfi a Pomigliano all’Iveco, a testimoniare il malessere) diffuso dentro il colosso torinese. Anche sul fronte dei sì viene messa in evidenza la grande prova del referendum e la voglia di partecipazione degli operai, ma, sottolinea il segretario provinciale della Firn, Antonio Sansone, “ho l’impressione che l’accordo del 23 luglio avesse lo scopo di unire, mentre il voto ha dimostrato l’esistenza di grandi divisioni. Il fatto che nelle grandi aziende vinca il no al contrario delle piccole dove il sì stravince, dimostra che dove ci sono già maggiori diritti il contenuto dell’accordo, che dà maggiori livelli di tutela a chi storicamente ne ha avuti meno, non viene apprezzato”. Intanto nella sede della Cgil, in Via Pedrotti, di fronte ai risultati che continuano ad arrivare c’è grande soddisfazione, “più che per l’alta percentuale dei sì -dice l’ex segretario provinciale Vanna Lorenzoni- la soddisfazione viene per l’altissima partecipazione al voto. Certo il voto dei metalmeccanici è significativo e se ne dovrà tenere conto. Ma un conto è una categoria, un altro l’insieme degli attivi”.